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“Lo lascio come è, anzi potrei farci una scultura!”.

 27 Marzo 2016 |  Pippo | |

– Può sembrare una beffa, ma lui non si preoccupa: anzi, guarda il suo cedro dell’Himalaja, con occhi nuovi, quasi fosse una nuova creatura a cui volere ancora più bene. Marco Giorgetti, 37 anni, presidente dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali di Varese, ha la calma, la sicurezza della persona competente e la serenità di chi ha intrapreso un percorso confacente al suo animo. “Lo lascio come è, anzi potrei farci una scultura!”. Nel suo giardino di Cazzago Brabbia trovano posto diverse aghifoglie dalle forme curiose, segno del tempo e della cura che ha avuto la sua famiglia. Lui ha tradotto dall’inglese un libro di Francis W.M.R. Schwarze, il maggior esperto al mondo di funghi che degradano il legno e maggiore esperto del loro controllo biologico. Il testo, intitolato “Diagnosi e prognosi dello sviluppo del decadimento del legno negli alberi in città” è divenuto un caposaldo, essendo il primo che tratta questo argomento e che dimostra la scorrettezza di molte tesi sostenute finora. “Lo vuoi tradurre in italiano?”, gli aveva chiesto in auto quando era giunto a Varese, invitato dallo stesso Giorgetti come relatore di un evento formativo L’impresa poteva apparire “titanica”, considerato che il traduttore è un co-autore, ma una domanda simile la si può porre solo ad una persona con cui le affinità sono “vibranti”. Un colpo d’occhio e un’intesa! E così è stato. Da una parte Schwarze, un’autorità nel campo, diventato famoso per avere ottenuto in laboratorio un materiale per costruire violini, superiore come qualità del suono a quello di Stradivari e di Guarneri Del Gesù, inoculando il legno di acero e di abete con dei funghi. Dall’altra un giovane agronomo che ha nel DNA il culto della ricerca applicata in campo. In casa – suo padre Amerigo ne è la dimostrazione con le tante pubblicazioni sul nostro lago – si respira aria di studio, nel silenzio e nella lettura. E allora via, al mattino presto, affrontando un linguaggio settoriale di un libro enciclopedico, fondamentale per i professionisti che si occupano della valutazione della stabilità delle piante. Un viaggio dentro il mondo dei funghi che degradano il legno e fanno morire la pianta, l’incontro con l’armillaria, fungo cariogeno che attacca l’apparato radicale e l’incontro con piante che creano barriere e impediscono lo sviluppo invasivo di questi funghi. La scoperta di nuove tecniche microscopiche per vedere determinati fenomeni legati alla degradazione della struttura del legno e alla composizione delle pareti delle cellule vegetali. Fondamentale la consultazione di esperti, quali la sorella Sofia, docente al Dipartimento di Biochimica all’Università di Pavia per l’identificazione di funghi tramite tecniche di biologia molecolare, di Mami Azuma, del museo storico naturale di Milano, di Marco Cartabia, del gruppo micologico di Varese.
Ma dove sta la “simpatica” beffa accennata all’inizio? Sta nel fatto che, rispetto alla prima edizione del 2008, questa ha un capitolo che illustra come il futuro sia legato all’uso dei funghi antagonisti di quelli patogeni per salvare un albero. “E’ stato dimostrato che il fungo benefico riesce ad eradicare il patogeno”, afferma.
“Una esperienza bellissima, la mia – conclude – che ha visto la collaborazione dello studio grafico di Giambattista Aricocchi di Caravate e la supervisione finale di Paolo Cottini”.
Questa traduzione gli ha permesso di sentirsi ancora più vicino al il suo cedro dell’Himalaja.
Federica Lucchini

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