LE REGOLE VANNO RISPETTATE DA TUTTI, IN PARTICOLARE DA CHI PUO’ ARRECARE DANNO AL PROSSIMO.
La morte di Davide Rebellin, travolto da un camion in allenamento, deve farci riflettere.
di felice magnani
Chi ama uscire con ogni tipo di bici sulle nostre strade deve farsi il segno della croce, perché può succedere di tutto. Può succedere che un camion e rimorchio ti superi a velocità sostenuta creando uno spostamento d’aria che può essere fatale, c’è chi corre in macchina pensando di essere sulla pista di Monza, c’è chi svolta a destra all’improvviso costringendoti ad andare fuori strada, c’è chi ti sbatte a terra e scompare senza lasciare tracce, c’è chi fa il furbo passando dove non deve passare, chi per non si sa quale malefica impostazione mentale scende con un camion a tutta velocità da un senso unico, c’è chi ti insulta mentre stai pedalando e non sai il perché e poi c’è chi passa col rosso, ciclisti compresi, c’è chi invece di stare in fila tiene tutta la strada, costringendo gli altri ad assillanti frenate, chi si crede di essere il padrone del mondo, senza sapere che sulla strada occorre essere costituzionali, democratici, politici, onesti, leali, educati, rispettosi e questo vale assolutamente per tutti. La strada è un palcoscenico di storia italiana, dove capisci di che pasta siamo fatti e di come si dovrebbe essere realmente per evitare che una passeggiata si possa trasformare in tragedia. Non rispettare le regole sulla strada significa mettere a repentaglio la propria vita e quella degli altri. Oggi più che mai la gente viaggia con la testa nelle nuvole, schiaccia sull’acceleratore e sembra che voglia passarti sopra, ci sono momenti in cui ti senti tallonato, soprattutto quando cerchi di non superare i limiti di velocità. Oggi sulle strade manca l’educazione e l’educazione va insegnata, prima in famiglia, poi a scuola, quindi in tutti quei luoghi in cui si presume che la figura dell’educatore sia fondamentale per far crescere uomini e donne capaci di mettere in pratica le regole non solo quelle della strada, che sono fondamentali, ma soprattutto quelle che si legano alla vita, alla sua bellezza, alla sua importanza, alla sua capacità di regalare affetto e felicità. Chi ha il compito di controllare l’educazione sulla strada? In primo luogo la coscienza. La coscienza è un luogo straordinario, capace di regalare momenti bellissimi se la sai usare come deve essere usata, ma guai se dovesse trasformarsi in incoscienza, perché allora tutto cambierebbe, diventerebbe tutto più brutale, bestiale, triste, drammatico. Sulla strada si rischia la vita ed è sulla vita che occorre richiamare l’attenzione di tutti, giovani, adulti, anziani, atleti, corridori, cicloamatori, automobilisti, camionisti, è sulla strada che ti rendi conto se gli esseri umani sanno ancora essere umani, essere capaci di ragionare, di pensare, di essere come se dall’altra parte ci fosse un figlio, un amico, un parente, una persona che qualcuno sta aspettando per il pranzo o per la cena. E’ pedalando sulla strada che ti si apre un mondo che non conoscevi e che improvvisamente ti fa aprire gli occhi sulle cose brutte e sulle cose belle di questo mondo. Puoi trovare il pazzo che se ne frega della propria vita e di quella degli altri, ma puoi anche trovare gente rispettosa, che ti fa capire quanto il mondo non vada tutto da una sola parte. Puoi trovare persone che si rispettano al punto di ringraziare l’altro con un gesto affettuoso della mano, puoi trovare un automobilista che si ferma se vede che ti trovi in difficoltà, trovi camionisti che prima di sorpassarti aspettano il momento giusto, allargando verso il centro della strada per lasciarti tutto lo spazio possibile, puoi trovare chi conosce perfettamente il valore della coscienza e chi invece se ne fa un baffo della coscienza e continua imperterrito a violare le più elementari regole del codice della strada. Forse per prendere la patente non bastano le lezioni di guida, quelle che abbiamo appreso un po’ tutti con vicino qualcuno addetto ai lavori che ti insegna con pazienza certosina come si conduce correttamente un veicolo, forse ci sarebbe bisogno di brevi ma efficaci lezioncine di psicologia applicata alla vita comune, piccole analisi di filosofia spicciola, capaci di richiamare le persone sul grande valore della vita. La patente è fondamentale, ma al centro di tutto ci deve essere la persona, ci deve essere il valore di una vita che troppo spesso viene usata come un gioco o come un’ arma e di cui non si conosce fino in fondo il valore. Forse è arrivato il momento di approfondire il significato dei valori, l’importanza delle regole, la bellezza di quella legalità che dovrebbe diventare la vera patente di guida di tutti. Forse non basta rilasciare un foglio o un certificato medico, forse sarebbe oltremodo necessario aggiornare, approfondire, richiamare un’attenzione che con il passare del tempo rischia di perdersi per strada, di essere avvolta nella nebbia della dimenticanza. Ritrovare una coscienza stradale, rimettere in moto un meccanismo più chiaro del senso delle cose che facciamo, viaggiare sapendo che sulla strada occorre avere sempre gli occhi bene aperti, occorre soprattutto occorre avere ben chiaro in mente il valore della vita umana. Quindi andrebbe fatto un bell’esame di coscienza? Certamente sì e da parte di tutti, nessuno escluso. Ricordare i nostri eroi della bicicletta come Scarponi e Davide Rebellin è un dovere civico e morale, ma il modo migliore di ricordare insieme a loro anche tutti quelli che hanno perso la vita sulla strada è cambiare vita, rispettare quella degli altri, viaggiare sempre con uno sguardo pronto e con la certezza di fare esattamente tutto quello che la legge ci chiede di fare.