Dopo 42 anni e un mese di attività proficua e gratificante, ora che si sono aperte le porte della pensione, Liviana Fontana, storica bibliotecaria di Laveno Mombello e direttrice del Centro del sistema che comprende 49 biblioteche, afferma: “Sono stata fortunatissima. Ho potuto fare quello che corrisponde al mio essere più profondo”. Questi ultimi sono stati giorni in cui la stima e la riconoscenza nei suoi confronti sono stati corali: un bisogno scaturito dall’animo perché lei all’animo di ognuno ha saputo guardare con attenzione attraverso il linguaggio dei libri. “La libertà di poter andare in libreria e fare acquisti mirati per i lettori è stato un privilegio”, evidenzia. Poi la soddisfazione di osservare che i nuovi libri venivano “carpiti” in prestito immediatamente, appena esposti, da utenti “voraci” come lei. “Il rapporto con gli utenti è stato gratificante e ha dato un senso al mio lavoro. Il lettore si aspetta la condivisione, la passione comune”. Più di 2000 utenti, ognuno con percorsi diversi. “Io devo dare gli strumenti perché i loro bisogni culturali trovino una corrispondenza. Non esistono un no e la possibilità di dare una delusione. Il piacere della ricerca è uno degli aspetti che fanno parte del privilegio di essere bibliotecaria, “malata” di libri”. Aggiunge: “Per me è sempre una festa quando arrivano i pacchi di libri da catalogare. Amo il contatto con loro, toccare la copertina, sentire il loro odore. E’ un rapporto fisico”. E l’incontro con altri “malati” fa scaturire un’intesa profonda.
Liviana è stato un perno nell’organizzazione di eventi culturali con una particolare attenzione anche al mondo dell’infanzia e della scuola. Assieme al sindaco Ercole Ielmini è stata fautrice dell’intitolazione della biblioteca alla poetessa Antonia Pozzi, che ha avuto radici a Laveno. “L’occasione -ricorda- è stata data dalla proiezione del primo film su di lei: “Poesia che mi guardi” di Marina Spada”. La sua attività ha visto intersecarsi libri e rapporti, non solo con gli utenti, ma anche con scrittori che si sono susseguiti nel corso di questi decenni e hanno reso la biblioteca una realtà molto viva. Lei l’ho vista nascere: per pochi mesi nel 1977, quando lei ha cominciato a intraprendere l’attività, era ubicata in due locali fatiscenti sul lungolago De Angeli, condivisa con la sezione dei Mutilati e Invalidi. “Allo stesso tavolo sedevo io, accanto ad un anziano bersagliere con il cappello. Il patrimonio librario era di 5000 libri per 61 utenti più una bambina. Dopo pochi mesi ci siamo trasferiti in via Battisti in due grandi locali con scaffali nuovi e un salone al centro usato per gli incontri. Col passare degli anni lo spazio non è più bastato e nel 2001 la nuova sede attuale presso il municipio è venuta incontro alle esigenze degli utenti”. Di pari passo si è svolto il percorso che ha visto la biblioteca di Laveno avere un ruolo portante nel sistema bibliotecario dei laghi. “Ho la curiosità di provare che cosa si prova a non avere impegni”, confessa alludendo alla pensione. Un dato è certo: se ne va con un bagaglio umano straordinario.
Federica Lucchini