Emerge l’immagine di un abitato che con il passare dei secoli s’è sempre più allargato, prima nella parte centrale e a lungo la riva nord e infine a sud, in un’isola che forse era un poco più larga dell’attuale e in un lago -quello di Varese- forse più basso. Quel centro di vita che è stato nei lontani millenni l’attuale isolino Virginia, costituirà materia di studi anche negli anni a venire, tanta è la ricchezza che continua a venire alla luce. Ne sono testimonianza le ricerche attuali, cofinanziate da Comune di Varese e Regione Lombardia, con la direzione scientifica di Daniela Locatelli, in rappresentanza della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per le province di Como, Lecco, Monza, Brianza, Pavia, Sondrio e Varese e di Barbara Cermesoni, conservatore museale dei Musei Civici di Varese. Le indagini condotte sul campo vedono attiva la ditta Studio Ar.Te. di Milano e la Società Cooperativa di Ricerche Archebiologiche ARCO di Como che si occupa del materiale paleobotanico. “Dopo una breve pausa -spiega la Cermesoni- riprenderanno alla fine di febbraio le indagini lungo la sponda sud-orientale dell’isola, in prosecuzione di quelle già condotte tra i pontili allo scopo di individuare l’estensione del paleosuolo sommerso per poi procedere alla delimitazione dell’area e alla sua protezione dal passaggio dei natanti mediante il campo boe”. Sono concluse, quindi le indagini, effettuate da tre archeologi subacquei per comprendere l’estensione della palafitta risalente al Neolitico Antico (4800 a.C.) i cui resti sommersi necessitano di essere messi in sicurezza. “Alla fine del mese di gennaio sono stati, quindi, prelevati, nella zona tra i due pontili -continua- sei campioni di palo che verranno analizzati da Mauro Rottoli, paleobotanico della Società Cooperativa di Ricerche Archeobiologiche ARCO di Como, allo scopo di determinarne le specie legnose. Contestualmente, sugli stessi campioni, verranno effettuate datazioni radiocarboniche per cominciare a stabilire una cronologia delle strutture presenti di fronte alla sponda dell’isola”. E poi al via queste nuove indagini nella zona dove l’abate Antonio Stoppani nel 1863 individuò per primo l’esistenza di questa grande stazione palafitticola e ne parlò nella sua opera “Il Bel Paese”, dando il via ad una campagna di indagini che continua a essere sempre più viva.
Federica Lucchini
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Isolino Virginia – Una storia lunga 7000 anni