“La visita alla scuola di Barbiana tocca ancora oggi il cuore dei visitatori e soprattutto dei ragazzi. Dopo le mille domande che ci rivolgono, se ne ripartono positivi, consapevoli di essersi arricchiti”. Ieri Agostino Burberi, il primo ragazzo che incontrò don Milani a Barbiana e fu suo allievo, ha aperto l’incontro “Don Milani, profeta con i piedi per terra”, organizzato dall’associazione “I care” nel cineteatro “S. Amanzio”, per ricordare la figura a cui si ispira. “Figura preziosa -come ha sottolineato nell’introduzione il vicario episcopale, monsignor Franco Agnesi- Dopo lo scioglimento dei pregiudizi e della mitizzazione nei suoi riguardi, questa strada che si sta percorrendo per conoscerlo in profondità lo fa emergere come uomo della parola che dà la parola ai giovani in un incontro reale con Gesù per creare una comunità che guardi al futuro”.
Se c’è una parole che può sintetizzare il momento di ieri che prevedeva altri interventi è “interesse”: un pubblico silenzioso e motivato che ha compreso l’importanza e la ricchezza della proposta. “Santità, questa è la lettera a favore di un povero come lei”, aveva gridato una religiosa, vicina alla Fondazione “Don Lorenzo Milani”, quando Papa Francesco tempo fa era giunto ad Assisi. A fatica si era fatta largo tra la folla, ma era riuscita a consegnargli direttamente la lettere di richiesta della Fondazione perché venisse tolto il divieto di ristampa delle opere del priore -ha continuato Burberi- “Il riconoscimento che allora avevi chiesto al tuo vescovo ora lo ricevi dal vescovo di Roma”, ha detto il Pontefice l’anno scorso sulla tomba di don Milani. Oggi Barbiana è un luogo di approfondimento, di preghiera, di attenzione agli altri. La sua singolarità e ricchezza nella povertà (nulla è stato alterato dal 1967, anno della morte del sacerdote) sono così ben percepite, che l’anno scorso abbiamo dovuto dire un no ad una cinquantina di classi: tantissime sono le richieste di scuole che vogliono approfondire la sua figura. Barbiana tocca il cuore dei ragazzi. Noi come guide sottolineiamo i valori che da lui abbiamo appreso quale quello di sostituire l’io con il noi nell’aiutarsi, nel procedere di pari passo. Quello che per noi è stato il priore, il maestro, il babbo (stavamo con lui 12 ore al giorno) non andava avanti nello spiegare, se non avevamo capito tutti un determinato argomento. Ricordiamo il suo insistere perché non fossimo superficiali, perché non rinunciassimo al nostro pensiero, il suo dirci di non scappare mai, il suo sottolineare l’importanza della nostra azione. Ci ha fatto soprattutto comprendere -ha terminato- che Dio è nelle creature che ci stanno intorno e che oggi si fa di tutto per non vedere”. L’incontro è stato terminato con il testo teatrale “Lettera a una professoressa”, adattato e diretto da Nicola Tosi con l’accompagnamento musicale di Valentin Mufila.
Federica Lucchini