BREVE STORIA DI UN INCONTRO
di Felice Magnani
“Lavorare con un giornalista professionista della Gazzetta dello Sport è una grande fortuna, io quella fortuna l’ho avuta. Enrico Valente ha accompagnato un momento della mia vita di giornalista pubblicista quando ormai, entrambi in pensione, abbiamo deciso di mettere a punto una bella collaborazione per la costruzione di un libro sullo Sport, che portasse una positiva nota educativa a un mondo, in particolare quello giovanile, alle prese con mille problemi”.
Con Enrico Valente
Gl’incontri sono spesso casuali, avvengono così, quasi per caso, senza elementi pregressi che ne delineino profeticamente la storia, avvengono e basta, quasi per decreto di una volontà superiore, capace di far incontrare gli spiriti e le anime nel momento giusto, quello in cui la maturazione dell’uno coincide con quella dell’altro, così la fusione diventa più capace di mettere a frutto le esperienze vissute. Enrico Valente è il papà di Paolo, il futuro marito di mia figlia Rossella, lo incontro a Chiavari. Sto seriamente scrivendo un volume sullo sport, passando attraverso la voce di rappresentanti famosi e non, che lo avevano praticato o che lo stavano ancora vivendo in prima persona. Quale il motivo? Semplice, mettere a disposizione la mia esperienza di insegnante e di educatore al mondo dei giovani, scrivendo un libro che potesse entrare a pieno titolo nel novero delle opere educative del presente, come salutare momento di formazione per i giovani in particolare, ma anche per tutti coloro che avevano sempre amato lo sport e che continuavano a volergli bene e a praticarlo nella sua veste amatoriale. Ho scelto sport molto diversi tra loro, rappresentati da personaggi che ne sono stati simbolo per molto tempo, atleti che hanno accettato di mettersi a disposizione per potersi raccontare, per rispondere alle domande del cronista con tutta la disponibilità del caso. Durante questo meraviglioso percorso ho incontrato il mio futuro consuocero, uno che di sport se ne intendeva moltissimo, l’ho incontrato mentre stava meritatamente vivendo l’inizio della sua pensione, dopo aver girato in lungo e in largo il mondo per inviare al giornale i suoi pezzi, le sue interviste, i suoi incontri con personaggi che avevano un passato o che stavano vivendo al presente i loro momenti di celebrità. All’inizio era un po’ scettico, avrebbe voluto riposarsi, ma la mia insistenza e soprattutto la forza della mia idea lo avevano convinto che in due si sarebbe potuto vedere il mondo dello sport in una forma ancora più particolare. Credo di aver incontrato la persona giusta per il mio “viaggio”, il professionista dello sport dotato di un’ampia misura di visione e della capacità di saper intercettare i bisogni e le necessità degli esseri umani nei momenti in cui si ha sempre bisogno di tutto ciò che può farti vedere il mondo sotto una luce diversa, dispensatrice di ottimismo sulla voglia di essere e di fare, mettendosi a disposizione per fornire un contributo particolare alla realizzazione di quel bene comune che ci richiama quotidianamente alle nostre responsabilità. Lavorare con Enrico è stato molto costruttivo, lui un formidabile esperto di sport e di personaggi legati a questo mondo, io un docente con una solida esperienza educativa alle spalle, ci siamo trovati subito e molto bene. Cosa ho imparato da Enrico? Molte cose, ma in particolar modo quella pennellata di fresco di cui sentivo fortemente il bisogno, la necessità di avere accanto qualcuno che convertisse il mio naturale ottimismo in una forma meno entusiasticamente aggressiva di idealità e di pensiero. Strada facendo i nostri punti di vista, scientificamente diversi, trovavano campi comuni da seminare, momenti di solidarietà e di condivisione da esplorare. Enrico è stato un giornalista perfezionista, uno che ha gettato le basi di una carriera forte, intensa, capace inizialmente di spaziare ogni angolo della carta stampata, un giornalista che si è fatto apprezzare anche in Gazzetta dello Sport per la composta, sobria e acuta composizione del suo stile, il giornalista sportivo che ha intervistato atleti appartenenti a sport diversi, un professionista che ha saputo intrattenere rapporti di composta ed empatica comunicazione investigativa anche con quei personaggi, come quelli dell’automobilismo di formula 1, non sempre facili da intercettare e da consultare. Sulla natura del nostro libro ci siamo capiti al volo, ciascuno ha seguito le proprie conoscenze, le proprie simpatie, la propria vocazione, ma entrambi ci siamo resi conto che quello che stavamo scrivendo aveva un valore che sarebbe realmente servito ad ampliare e ad approfondire quell’idea di universalità del messaggio sportivo che stava accompagnando le nostre storie. Di atleti ne abbiamo intercettati parecchi, Enrico dal mare di Liguria, io dalle rive lombarde del lago Maggiore, ne abbiamo snidati di famosi, che erano stati lasciati un pò in ombra, nonostante avessero dato lustro alla gloria sportiva del nostro paese, con i loro risultati e i loro esempi sul campo. Abbiamo cercato di non dimenticare mai che lo sport rappresenta uno straordinario collante di unità e di compattezza nella vita di un paese e che gli atleti che lo hanno reso grande con la loro storia meritano di continuare a esistere, di essere ricordati, aiutati a continuare a trasmettere il senso di un’attività, quella dello sport, che ha mille valori che aiutano a vivere meglio la dimensione fisica, mentale, sociale, culturale e politica della vita. E’ in questa dimensione socialmente utile che abbiamo voluto lasciare un’impronta, un segno di positività che aiutasse a capire meglio quanto fosse fondamentale quello spirito che spesso passa in secondo piano rispetto al risultato. Dunque uno sport dal volto umano, capace di entrare empaticamente nel cuore delle giovani generazioni, alle quali abbiamo sempre pensato con immenso affetto e con grande senso di condivisione. Un libro il nostro, L’ORO IN BOCCA Oltre lo sport: campioni (e non) che hanno qualcosa da dire, che è stato segnalato al 47° premio Bancarella di Pontremoli, del 5 settembre 2010, una delle manifestazioni più illustri al riguardo, di quelle frequentate dal gotha del giornalismo sportivo italiano. Una bella soddisfazione, ma soprattutto il coronamento dell’impegno di due giornalisti che hanno creduto nella proiezione educativa dello Sport.
Alla presentazione del nostro libro a Villa Recalcati a Varese
Il sottoscritto, Noemi Cantele, il leggendario giornalista di TUTTO IL CALCIO MINUTO PER MINUTO Alfredo Provenzali, il presidente della Provincia di Varese Dario Galli, l’editore Gianluigi Corti ed Enrico Valente, giornalista sportivo della Gazzetta dello Sport