Ogni vallata è composta da piccole realtà di paese caratteristiche ed uniche. Paesi che respirano personalità come grandi persone forgiate e scolpite da secoli di vita stanziale. Anche i rapporti con altre realtà limitrofe sono personali e molto simili a quelle “umane”, proprio perché noi uomini, nella realtà in cui viviamo, ci abbiamo sempre messo i nostri pregi e difetti. Chissà come mai, però, i nostri pregi ce li auto decantiamo saltando via piè pari i difetti, esaltati invece dai “vicini di terra” per tradizione spesso rivali e gelosi. Anche gli appellativi dati agli abitanti dei vari paesi nascosti nelle verdi vallate, si impregnano di personalità, e come la personalità hanno molte facce. Dipende dalla “convenienza”. A tal proposito vi propongo, in modo leggero e assolutamente pacifico e senza “moschino al naso”,un divertente aneddoto che riguarda proprio i due paesi valcuviani “rivali” per eccellenza: Brinzio e Cabiaglio. Fate finta che io non sia cabiagliese, altrimenti il gioco non vale, poi fatemi sapere secondo voi quale è la storia più credibile. Una cosa è certa: gli abitanti di Castello Cabiaglio sono chiamati in dialetto locale “asnitt de Cabiej” e questo va bene a tutti ed è accettato come distintivo dalle popolazioni del paese ed anche da quelle dei paesi vicini. Parrebbe però in due modi diversi. Di certo gli asini, a causa della conformazione montana con stradine strette del non per niente denominato “Catello Cabiaglio”, sono stati indispensabili e molto numerosi in loco. Robusti, versatili, grandi lavoratori, venivano utilizzati per girare le strette viuzze ed a loro l’amministrazione comunale di un tempo ha persino messo a disposizione un ricovero per ripararsi in caso di intemperie improvvise, denominato tutt’oggi “cappella di asan”. Animali meravigliosi gli asini, capaci di arrancare sui bricchi, ed anche molto intelligenti! Come intelligenti erano e sono gli abitanti “umani” del luogo. Almeno così si definiscono vantando l’appellativo di “asnit de Cabiej”.
Sembra che a Brinzio girino voci annose un po’ diverse sulle origini dell’appellativo in questione. Si dice infatti che girasse, tempo fa per i paesi valcuviani, un uomo imbroglione, affermante che di lì a poco ci sarebbe stata la fine del mondo e l’unica maniera per evitarlo era rinunciare ai beni di valore consegnandoli direttamente a lui. Nessuno dei paesi ove si presentò gli diede retta e ci cascò, tranne Cabiaglio che si fece abbindolare meritandosi l’appellativo “asnit da Cabiej”.
Non credo che i cabialiesi saranno d’accordo…. Se la rivalità prosegue non è colpa mia. Io espongo solo ciò che so in modo imparziale.
Insomma, gli asini ci sono, i paesi anche, ma le due facce degli asini di Cabiaglio sono davvero “divergenti nel profondo” ma altrettanto divertenti se visti alla Don Camillo e Peppone, quando l’uomo era accettato con pregi e difetti e c’era quel rapporto di rivalità sano e vivo che ora fa sorridere ed amare profondamente la storia locale.
(Pensè de Cabiej)
Stradin strecc e ca vecc..
rizzava e sentè piscinitt
In d’un paes inscì
ga vöran gli asnitt
Rampegan in sü i brich
A vütan a laurà,
in inteligent
Ga fem ‘na bela ca
E l’è nassüda a Cabiej
Faia anca de cement
La capela di Asan
Par riparas se al piöv o gh’è vent.
Sem cuntent e urguglius da ves ciamà “asnitt de cabiej”
I nostar besti in propri bei!
(Pensè de Brinsc)
In propri di asnitt chi de Cabiej
Basta cüntagh sü che gh’è la fin dul mund
E a ga cascan dentar fin in fund
Nünch de Brinsc però no
Ga credum mia
Dumà Cabiej al se fa imbruià via
In propri Asnitt, gh’è nagott de fa
Nünch stem chi, e lur, lassemai là.