Le scuderie e le stalle settecentesche di Villa Puricelli a Lomnago dal 2000 vivono una nuova vita a disposizione della comunità. Meritano di essere conosciute per la ricchezza di oggetti particolari e unici che conservano, grazie alla passione del loro proprietario, Liborio Rinaldi, sindaco del paese dal 2004 al 2009. Ha iniziato lui, che ha nel sangue il culto della conservazione degli oggetti antichi, ereditato dagli antenati, con l’aprire i bauli dei nonni: quelli paterni di origine svizzera bergamasca (il museo è chiamato Appenzeller Museum in onore del paese nativo della nonna) quelli materni provenienti da Enna. E si sono rivelati le scatole delle meraviglie che ha voluto condividere “tenendone viva l’anima e la memoria”, sottolinea. Poi hanno pensato gli amici, le persone che hanno capito a fondo il suo messaggio di grande rispetto per il passato: hanno contribuito ad arricchirlo con le loro donazioni, consapevoli che i loro lasciti sarebbero stati apprezzati, curati, valorizzati. Rinaldi conosce nei dettagli la storia dei 50mila pezzi di diversa natura che compongono il suo museo. Da quando, libero dal lavoro, ha potuto interamente dedicarsi a queste stanze, dal nome poetico e curioso, ogni giorno è presente, a tenerle in ordine, ad approfondire la storia di ogni oggetto. Anche perché, se c’è un nuovo arrivo, c’è il rito dell’osservazione, della descrizione che poi riporta sul mensile online “La voce dell’Appenzeller Museum”, a cui contribuiscono, oltre Rinaldi che cura l’editoriale, Walter Schemmari, astrofilo di Verbania, con una rubrica di astronomia, Ottavio Brigandì, dantista, e Anna Maria Folchini Stabile che si dedica alla pagina dell’artista del mese. Fino all’anno scorso scriveva anche il gaviratese Luciano Folpini, che si dedicava all’approfondimento del mese. Molti sono i lettori (superano le 1500 unità) ed è vivo lo scambio con loro. Nel museo se c’è un nuovo arrivo, magari di grosse dimensioni, significa molte volte rivoluzionare lo spazio, come nel caso della donazione del presepe risalente agli anni Cinquanta realizzato da un calzolaio gaviratese, Enrico Miglierina, che vinse il primo premio al concorso presepi della Provincia. Sono 350 i personaggi costruiti con il cuoio e la gomma delle scarpe, mentre lo sfondo è costituito da una spettacolare pezza di cuoio russo. I visitatori come affidano i loro oggetti sapendo che saranno valorizzati, così partecipano alla vita del museo. “Non significa raccattare cose, ma dar loro un significato”, spiega Rinaldi. Si ferma davanti ad un piano meccanico a rullo -marca Ottina Pellandi- antesignano del juke-box dove ha trovato 20 centesimi che servivano per farlo funzionare. Lo tocca con delicatezza, come si usa fare con le preziosità, lo guarda con ammirazione valorizzando ogni sua particolarità. Al piano superiore c’è la biblioteca di 9 mila volumi, alcuni del secolo XVII, non manca la stanza del pensare con le macchine da scrivere, quella medica con la lampada scialitica e il tavolo operatorio. A mano a mano ci si avvicina allo spazio delle mostre che vengono organizzate da Rinaldi tutti i mesi di novembre: assieme alle proiezioni dei videoracconti dei suoi viaggi costituiscono il modo di aprirsi del museo all’esterno. Quest’anno il tema è “Camminando…” attorno al quale si stanno svolgendo mostre, incontri. Il prossimo sarà venerdì 27 settembre con Giovanni Bloisi che ha percorso migliaia di km. per non dimenticare, in Europa, Russia e Israele. Per chi volesse visitare il museo e le mostre l’orario di apertura è dalle 16,30 alle 19 dei giovedì, venerdì, sabato. Altri orari su prenotazione (3357578179).
Federica Lucchini