Federica Lucchini novembre 2021
Con lui il legno non si sente offeso; anzi, si predispone a essere lavorato. Nella bottega di scultura di Sergio Terni a Caldana mai si sentirà la vocina di Pinocchio gridare: “Ohi! Tu m’hai fatto male!” a Mastro Geppetto. Il maestro tratta il legno come se fosse una parte di sé; con delicatezza, con affetto entra nella sua essenza e la risposta è sempre commisurata a questa cura. E’ uno spazio che accoglie questo primo laboratorio in Provincia, realizzato con la collaborazione della Soms Caldana, che permette agli appassionati che lo desiderano di apprendere le tecniche di base dell’intaglio e della scultura attraverso l’utilizzo di sgorbie e scalpelli, esprimendo così la loro creatività. E’ felice Sergio. Quella sua passione che ha potuto esprimere nel “bosco incantato” alle falde del Campo dei Fiori, quell’ambiente in mezzo ai boschi dove 11 sue sculture richiamano molti visitatori, vuole condividerla, tale per lui la scultura è una ragione di vita. Ha alle spalle una esperienza lunga 15 anni, iniziata con lo scultore locale Luigi Pogliani di Brenta e continuata con due tipi di scuola diversa: quella valdostana con il maestro Giuseppe Binel di Donnas e quella prestigiosa del maestro della Val Gardena, scultore di 5^ generazione, Mattias Kostner di Ortisei. Particolare è il momento in cui racconta questi approcci lavorativi differenti: il primo basato sul tondo, il secondo sul piano a cui vengono eliminati gli angoli, creando le curvature. “Sono giunto a Ortisei, consapevole del privilegio che stavo vivendo (nessun esterno ha lavorato col maestro) -ricorda- ho estratto le mie sgorbie e i miei scalpelli e, con stupore, il maestro mi ha detto di metterli via, non sarebbero serviti. I loro attrezzi hanno forme differenti. Così ho appreso una tecnica sconosciuta, raffinata, legata al culto per l’anatomia. E ho fuso nella mia scultura i due filoni appresi”. Gli si illuminano gli occhi quando parla del noce che cresce nelle nostre terre: “E’ il massimo con le sue venature, la sua colorazione robusta. Anche il tiglio con la sua morbidezza”, spiega. Quando si chiude nel laboratorio si trova nel suo mondo dove continua ad approfondire la sua cultura in materia. “Più scolpisco e più rimango affascinato dalle tante emozioni che offre l’arte della scultura su legno. Iniziare un’opera è sempre qualcosa di magico. Non conosco il tronco che ho di fronte. Spesso trascorro giorni a studiarlo. Devo trovare il coraggio di sferrare la prima sgorbiata. Ma a volte è proprio il tronco che silenziosamente mi suggerisce l’opera da realizzare”. Così sono nate le tante opere che custodisce: “Ognuna ha una storia da raccontare. La amo per la fatica, per le problematiche che mi ha presentato, per le grandi emozioni che mi sa offrire ogni volta che la rivedo”. Gli obiettivi del primo corso in provincia sono legati all’utilizzo delle essenze lignee, alla diversa metodologia di lavorazione, alla realizzazione attraverso le tecniche tradizionali dell’intaglio, a bassorilievo e a tuto tond0.