E ‘ un contagio che irradia gioia e apre il cuore all’altruismo. Lo vivono tutte le persone che sostengono l’associazione “Merisha for Kenia” odv con sede a Caldana. Ma perché si riesca a percepire quanto la scelta di partecipare a questo progetto arricchisca le nostre vite, conviene partire daccapo, da una spiaggia del Kenia nel 2012 quando Francesca Tria, segretaria amministrativa in Svizzera, allora trentasettenne, da classica turista, tra un safari e un altro, si godeva il mare. Sì, ma ai suoi occhi attenti non era sfuggito un diciassettenne appartato, che, piuttosto di tuffarsi, continuava a scrivere su una quantità innumerevole di fogli. Chiese all’animatore locale chi fosse e perché scrivesse. Seppe che era orfano, che aveva voglia di imparare, non avendo potuto effettuare gli studi. L’incontro con Francesca fu la sua fortuna: Deriek -questo è il suo nome- ora padre di due splendide bambine, è una guida turistica ed è un supporto molto valido per l’associazione. Ma soprattutto ha dato il via al percorso che Francesca ha voluto intraprendere, capovolgendo la sua vita. Troppi erano i bambini che non potevano andare a scuola e lei ha voluto percorrere il medesimo cammino con alcuni di loro. Per una “malata d’Africa”, come era lei, ora non si accontentava solo dei profumi, dei colori: voleva entrare nelle vite di quei bimbi che avevano un sorriso disarmante e migliorarle. L’associazione, fondata nel 2020, che prende il nome di una bimba keniota affetta da malformazione cerebrale, permette di studiare gratuitamente a 140 alunni, in cinque aule gestite dalla chiesa locale. Per loro, ogni giorno c’è a disposizione la prima colazione e il pranzo. Si tratta di una scuola riconosciuta dallo Stato. Francesca pensa alla loro educazione proponendo iniziative, come portare i bimbi in un centro di riciclo della plastica o in spiaggia a raccogliere spazzatura varia. “Pensavo di andare a donare –spiega Francesca- e invece sono io che ho ricevuto tanto”. Per fare vivere le forti emozioni che questa esperienza offre, basta osservare il filmato che riproduce l’arrivo di un pulmino alla scuola: c’è una tale felicità negli occhi degli alunni che ogni immagine sorprende. Francesca nei suoi tre viaggi annuali, giunge in moto, accompagnata da assistenti. E il suo arrivo equivale ad una esplosione di gioia. Il bagaglio, ridotto all’essenziale per lei, contiene tanti doni, scarpe, zainetti. “Non riesco a dimenticare quella bimba -spiega- che, dopo aver ricevuto un paio di scarpe le ha deposte in un angolo: avrebbe preferito un piccolo gioco. Così per la prima volta avrebbe vissuto questa esperienza”. Francesca ha dovuto lasciare il lavoro in Svizzera: il filo diretto con il Kenia non glielo permette, ma è felice così talmente la sua vita è stata trasformata. Sono tutti volontari chi lavora con lei. Il focus è sulle esigenze dei bambini. Non si può tacere l’esperienza dei tanti donatori: questa è una esperienza corale. La maggior parte dei bambini ha gli studi pagati annualmente. Per i rimanenti Francesca escogita tante soluzioni che non deludono mai. È contagioso il suo entusiasmo e la risposta non fatica ad arrivare. Così il filo diretto tra il Kenia e la Valcuvia continua ad essere rinsaldato all’insegna della generosità. Ci si scopre migliori quando si vedono quelle foto gioiose. Quanto a Francesca per attenuare il mal d’Africa ogni volta che ritorna in Italia deve sapere di avere già pronto il biglietto di ritorno dai suoi bambini.
Federica Lucchini