LAVENO MOMBELLO – Cent’anni d’arte in una mostra, un secolo di pittura nel Varesotto testimoniato da trentatré artisti che in tempi diversi hanno operato o operano nel nostro territorio, lasciando tracce cospicue del loro passaggio. Un modo per ricordare e guardare avanti, per riflettere sulla ricchezza culturale della nostra terra spesso lasciata ai margini dalla miopia di politici e amministratori, ma anche per far conoscere alle giovani generazioni un patrimonio notevole e variegato.
Ci hanno pensato i molti sodali dell’associazione culturale Menta e Rosmarino di Cocquio Trevisago, con in testa l’indomito Alberto Palazzi e, detto fatto, hanno organizzato, con il supporto di Angela Reggiori che ha coordinato l’intera operazione, una grande mostra in tre differenti sedi, trovando un accordo con i comuni di Laveno, Cocquio e Gemonio e il sostegno della Comunità montana, della Soms di Caldana, degli amici del MIDeC di Cerro e della Wgart.
Così domenica 10 giugno alle 18, “Il palpito del colore – Un secolo di pittura a Varese” prenderà il via a Villa Frascoli Fumagalli di Laveno, dove saranno esposte le opere dei contemporanei, e successivamente, alle 20, nelle altre sedi del Museo Salvini di Cocquio (maestri storici), del Museo Bodini (maestri del secondo dopoguerra) e della Galleria AIMarte di Gemonio.
La mostra, curata dal critico d’arte Chiara Gatti, dedicata a Niccolò Tomaso Gioni, chirurgo ortopedico e pittore prematuramente scomparso, conta su un ricco catalogo edito da Menta e Rosmarino, con i contributi di Maria Grazia Ferraris, Consuelo Farese, Mario Chiodetti, Federica Lucchini e Romano Oldrini e comprenderà un evento, in programma il 23 giugno alle 18 al Teatro Soms di Caldana, organizzato da Wgart e dedicato a “Uno sguardo sulla Street Art a Varese”.
Difficile la scelta degli autori, soprattutto dei contemporanei a rischio di polemiche esclusioni, ma alla fine la curatrice ha deciso per trentatré protagonisti, tredici maestri storici: Oreste Albertini, Domenico De Bernardi, Francesco De Rocchi, Luciano Ferriani, Alfio Paolo Graziani, Aldo Mazza, Giuseppe Montanari, Siro Penagini, Antonio Piatti, Luigi Russolo, Innocente Salvini, Leo Spaventa Filippi, Arturo Tosi; nove del secondo dopoguerra: Enrico Baj, Piero Cicoli, Lucio Fontana, Renato Guttuso, Ottavio Missoni, Gottardo Ortelli, Giancarlo Ossola, Albino Reggiori, Franco Rognoni; undici contemporanei: Aldo Ambrosini, Domenico D’Oora, Vittore Frattini, Luca Lischetti, Alberto Magnani, Silvio Monti, Antonio Pedretti, Raffaele Penna, Antonio Pizzolante, Giancarlo Pozzi, Giorgio Vicentini.
Oltre alla curiosità di vedere esposte opere finora custodite dai collezionisti, ci sarà anche il piacere di scoprire, attraverso la lettura dei testi in catalogo, quali sono stati i fermenti artistici che hanno animato la nostra terra, a Varese o a Gallarate, e le stagioni delle grandi mostre di villa Mirabello, animate da personaggi che si chiamavano Roberto Longhi, Piero Chiara, Vittorio Sereni, Dante Isella, Giovanni Testori. Ma anche operatori culturali oggi purtroppo dimenticati, come Franco Maffina, che con grande intuito lanciò diversi giovani artisti negli anni ’70, dando vita poi con la compagna Rossana Maggia la Fondazione Russolo Pratella per la musica contemporanea.
E poi ricordare figure come quella di Ginetto Piatti, memoria storica dell’arte varesina, recentemente scomparso, cha con i suoi libri ci permette di conoscere nelle pieghe più nascoste pittori e pittura di un intero secolo.
Il catalogo riporta anche uno sguardo su quelle che furono le gallerie di riferimento della Varese fermentante di passione per l’arte, dalla Prevosti alla Bilancia, dalla Galleria Internazionale alla Blu Art, fino alla Bottega d’arte e alla Galleria della Piazza, e su quelle odierne, con particolare riguardo alla ormai storica Galleria Ghiggini e allo Studio Arteidea, specializzato nella pittura e scultura tra Otto e Novecento.
Ma anche la provincia ha dato e dà parecchi stimoli culturali, e gli organizzatori hanno voluto ricordare l’opera di Silvio Zanella a Gallarate, le mostre allestite al Chiostro di Voltorre: su tutte “Cara morte” del 1978, ai tempi di Oldrini sindaco di Gavirate, con artisti del calibro di Mimmo Paladino e Mario Merz, e il lavoro oscuro di tanti altri appassionati e galleristi, dal fotografo Luigi Sangalli (con la sua “Sangalleria” di Arcumeggia) a Luigi Barion con la Bilancia e Gabriella Badi e la galleria Bernardino Luini a Luino.
In mostra anche le opere i artisti non varesini ma che vi soggiornarono a lungo, come Lucio Fontana a Comabbio, Enrico Baj a Vergiate e Renato Guttuso a Velate, raccontati in parte nell’intervista che Consuelo Farese ha fatto al critico Silvano Colombo, a quei tempi direttore dei Musei Civici di Varese.
«Anche se l’arte sembra aver intrapreso strade nuove e un certo conformismo intellettuale vada affermando che la tecnica pittorica abbia ormai fatto il suo tempo», si legge nell’introduzione al catalogo, «siamo comunque convinti circa l’opportunità di varare questa mostra in quanto la storia dell’arte varesina dell’ultimo secolo ha vissuto in prevalenza di pittura».
Mario Chiodetti
Opere che saranno esposte
Il palpito del colore – Un secolo di pittura a Varese – Comunicato stampa