Fra i giocatori più forti a carte, specialità scopa liscia, nella zona Gavirate, Cocquio, Besozzo, Gemonio e limitrofi negli anni ’50 e ’60 del secolo scorso è da annoverare senza dubbio la coppia formata dai sigg. Sella Giuseppe (mio padre) e Gallo Antonio entrambi di Cocquio Trevisago, quasi coetanei (mio padre del 1922, il suo socio del 1923). Entrambi ospiti fissi del Circolo Cooperativa di S. Andrea dove trascorrevano l’intero pomeriggio e la serata del sabato (alternando alle carte anche il gioco delle bocce) e buona parte della domenica; (nessuno dei due era ancora sposato…) affinando la tecnica del gioco, migliorandola continuamente e maturando una forte esperienza che avrebbe raggiunto picchi di buon livello rispetto alla media degli altri giocatori che si cimentavano sui tavoli della cooperativa. Già dal primo giro di carte capivano quale fosse il potenziale delle carte in loro possesso e la loro bravura consisteva nel limitare i danni se le carte non erano molto favorevoli oppure quando capivano che il gioco, grazie alle loro doti, poteva diventare favorevole, allora infierivano senza pietà contro gli avversari, tirando colpi da k.o. che mettevano al tappeto gli avversari. Per completare le tecniche di allenamento i due giocatori sopracitati cambiavano spesso partner con altrettanti giocatori di medio e buon livello al fine di capire il loro potenziale e quello degli avversari, quindi di regolarsi di conseguenza anche in condizioni di chiara inferiorità oppure, sempre a scopo di allenamento, iniziando una partita concedendo agli avversari un discreto numero di punti di vantaggio. La scopa liscia non è come la scopa d’assi dove la presenza degli assi può decidere la sorte della partita a scapito della bravura dei giocatori…la scopa liscia mette le due coppie sullo stesso piano, senza favoritismi di sorta e allora si vede la bravura dei giocatori che si confrontano ad armi pari. La prima regola della coppia era la conquista delle carte (che dovevano assommare ad almeno 21 e degli ori (il seme di quadri che doveva essere almeno sei carte). La conquista dei restanti punti, il 7 di quadri (il sette bello) e la primiera (i quattro sette) dipendevano dalle tecniche di gioco che si delineavano con il susseguirsi delle giocate e con i giocatori che aspettavano le ultime giocate per venire allo scoperto con esiti che potevano rivelarsi catastrofici per gli uni e favorevoli per gli altri. L’amalgama dei due team si rivelava alla fine di ogni “mano” quando i giocatori che avevano perso si accusavano a vicenda degli errori commessi, mentre una coppia in gamba sapeva di aver fatto il possibile per portare a casa il maggior numero di punti. I due vinsero numerose gare e trofei organizzati dai gruppi cartofili e dai circoli delle cooperative, enti questi oggi quasi del tutto scomparsi ed è un peccato che non ci siano più …vedere 128 coppie giocare separati da una tenda e con le carte consegnate al centro del tavolo da un terzo, non è uno spettacolo che si poteva vedere tutti i giorni e le recriminazioni “ma perché’ te mia giuga’ ul ses? te balaa’ ul quater inscì ghem dai anca la scopa ,…bravo! se po mia giugaa inscì “.
Un accanimento contro il socio, giustificato dall’ importanza dell’evento, che ho visto solo in certe sfide a briscola chiamata nel Saronnese (ancora all’inizio degli anni ’80) o a memorabili partite a terzilio o ciapa no, negli anni ’70, giocate nei bar lungo i paesi sul confine italo-svizzero da contrabbandieri che sembravano usciti dai libri di Piero Chiara. Il periodo d’oro dei due nostri eroi fu fra la fine degli anni ’50 e la fine degli anni ’60 (gli anni del boom economico) anche se i premi si limitavano ad una coppa e relativo diploma e al massimo un buono per l’acquisto di merce presso la drogheria del paese; il top era quando lo sponsor era una ditta di vini e allora i vincitori avevano vino gratis per sei mesi (da usarsi con molta cautela). I premi in denaro erano rari, solo nei grandi trofei, ma qui la concorrenza era spietata. Immagini queste, oggi del tutto svanite… testimoni di un mondo che non esiste più. Tutto scomparso: le cooperative, le gare, la bravura dei giocatori, i premi; poi gli anni passano, la lucidità, essenziale per le gare, assieme alla memoria, non è più quella degli anni migliori…. rimangono le coppe esposte in sala e sempre lucide, come un attestato, una prova tangibile del valore dimostrato e che fa sempre piacere rimirare con un minimo di orgoglio.
Sella Giorgio – Cocquio Trevisago