3 gennaio 2016 ore 16.30 Oratorio di Gavirate, via Marconi 14 Gavirate (VA)
Presentazione del libro L’amicizia di Zanco
Intervengono gli autori Maurizio De Bortoli e Guido Mezzera
Modera il professor Giulio Cova
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Assaporare la bellezza della vita in ogni sua manifestazione con una gioia straripante nel cuore. “Io vorrei testimoniarvi il miracolo, perché il miracolo è già avvenuto: io non sono guarito, però la mia vita è cambiata. Questo è il miracolo: il cambiamento della tua vita, circostanza bella o brutta, malattia che ti fa star male poco o tanto (io spesso faccio finta perché ho i bambini piccoli, ma quando stai male si vede), ma ciò che domina è la letizia che hai dentro”. La lettura del libro “L’amicizia di Zanco” scritto da Maurizio De Bortoli e Guido Mezzera (ed. Itaca), che verrà presentato il 3 gennaio alle 16,30 in oratorio San Luigi, richiede tempo, una matita, per annotare, sottolineare e tornare a rileggere: “Sì, il miracolo è già accaduto. Si chiude l’ultima pagina zitti, con il germe di una speranza diversa, addosso”, scrive Marina Corradi nella prefazione.
Uno scritto su Marco Zaninelli – Zanco appunto – cinquantun anni, padre di famiglia, insegnante di musica e, insieme, molte altre cose: costruttore di eventi e di feste, assessore comunale a Gavirate, trascinatore di popolo, volontario, in altre parole con mille amici (e chi non l’apprezzava?) – non può non destare il desiderio immediato di leggerlo. Il cancro, che nell’arco di quasi due anni l’ha condotto alla morte, è stato un nemico che ha affrontato a testa alta, senza mai piangere su se stesso, offrendo a tutti un esempio di forza e di amore per la vita preparandosi all’Incontro. C’è una frase del parroco don Piero Visconti, durante le esequie, che dà la chiave di volta per capire il motivo dell’attenzione a queste pagine: “Grazie, Marco: ci hai condotti nel cuore di Dio”. E’ quindi quella gioia piena dei credenti il “fil rouge” che traspare in tutta la lettura: a partire da lui giovane instancabile ed entusiasta durante la preparazione della festa dell’Addolorata a Gavirate in cui “esprimeva la sua incontenibile passione per la vita e per la comunità, il suo desiderio infinito di bellezza e di armonia, che voleva condividere con tutti” e in cui “con affetto infinito, toglieva la statua della Madonna dalla sua nicchia sull’altare della chiesa e la deponeva sulla piattaforma che andava portata a spalle. Lo avrebbe fatto ancora nel 2012, quando era già ben cosciente della sua malattia”, annotano gli autori. C’è uno scritto che ha lasciato in onore della banda di Gavirate, di cui ha fatto parte, che dà la dimensione di come sapesse elevare ogni aspetto della vita, cogliendone l’autenticità: “La musica che unisce, che educa, conforta, accompagna il cammino della nostra comunità”. Innumerevoli le immagini controcorrente di quello che i suoi alunni hanno definito “uno spettacoloso esempio di vita”: lui, già malato, che entra alla Scala con la bombola dell’ossigeno e gli zoccoli per via dei piedi gonfi accompagnato dall’amica Cristina, colpita da Sla in carrozzella. “Per il mondo contemporaneo, saremmo stati considerati scarti per la società, viste le nostre condizioni fisiche – ricorda Cristina – e, invece, davanti a Dio, testimoni della Sua presenza”. Quello che colpisce, procedendo nella lettura, è la normalità di una esistenza che trasfigura ogni momento nel solco dell’assoluta confidenza con Dio. Ogni aspettonel libro della vita di Marco, va scritto con la maiuscola, dalla Famiglia, all’Amicizia, al Lavoro, alla Comunità. Quando torna dal Meeting di Rimini nel 2013 lo definisce “Una cura più efficace della chemioterapia”.
Federica Lucchini