C’è un momento particolare che inquadra il rapporto intenso che Piera Besozzi, sacrestana della chiesa di san Carlo per ben cinquant’anni – dal 1960 al 2010 – ha avuto con quel luogo che lei conosce e ama fin da bambina: quando chiusa all’interno dell’edificio, mentre spolverava e puliva con la sua innata attenzione, parlava con il “suo” san Carlo. Devono essere stati bei “colloqui”, mentre tutto odorava di pulito. Lei ne parla con grande ritrosia, è solo un cenno, ma basta per far comprendere come quell’impegno portato avanti con grande passione per così tanti decenni occupa una parte importante nella sua vita e identifica la sua natura di ape laboriosa. E quando ha assunto l’impegno, è stato totale. Ha imparato a suonare la campana, la mattina un quarto d’ora prima della messa; quella campanella – come ha annota nel quaderno scritto a mano con una grafia ordinata – datata anno 1672 e donata dai fratelli Carlo ed Enrico Besozzi con in rilievo lo stemma della famiglia nobiliare.
“E’ leggera – spiega – e quando ho imparato dovevo stare attenta che la corda arrivasse ad un punto stabilito, altrimenti si raddrizzava. Una volta mi è successo e ho dovuto chiamare il sacrestano della chiesa di san Giovanni perché mi aiutasse a liberarla”. Conosce quel luogo sacro nei minimi particolari e ha dedicato tutti i sabati pomeriggio per renderlo accogliente, mettendo da parte ad una ad una, ogni quindici giorni, le sedie per pulire meglio il pavimento in cotto e preparando le composizioni di fiori con grande cura. Non dimenticava l’attenzione verso quel bassorilievo appeso alla parete, trovato negli anni Settanta nel bacino di san Carlo ad Armino e subito valorizzato dal parroco don Tiziano Arioli: un documento molto antico per la storia della chiesa in Gavirate. Rappresenta sant’Ambrogio e san Rocco. Il racconto di Piera, nonostante la sua modestia, prende sempre più corpo e raccoglie tanti aspetti che danno la dimensione di cosa significasse avere cura di una chiesa amata: ricorda anche il freddo d’inverno, quando non c’era il riscaldamento e come fosse stata bene accolta la soluzione voluta dal parroco don Pietro Fantoni di utilizzare bombole a gas, ma nemmeno queste diedero il risultato sperato e si dovette attendere don Tiziano che risolvesse il problema. Sorride quando ricorda quella notte durante la quale si chiuse dentro la chiesa e vi rimase fino alla mezzanotte, con la mamma molto preoccupata, perché non aveva finito di ultimare le composizioni floreali.
Fin da quando era bambina, la mamma Elena le raccontava tante storie di quell’angolo di Gavirate che ha visto nascere la figlia, tra la chiesa e quello che era stato il palazzo dei Besozzi. Durante la prima guerra mondiale il piccolo edificio religioso, diroccato, con l’abside rivolta ad oriente era utilizzato come cucina dai soldati, mentre attorno e lungo l’attuale via Volta c’erano gli accampamenti. Il nonno Peder Ribolzi, intanto, sacrestano a Gavirate, dava anche lui “l’anima” alla sua chiesa: contadino, quando raccoglieva il fieno in un terreno lungo il fiume, correva per suonare il mezzogiorno e quando moriva una persona importante doveva a piedi raggiungere le parrocchie del vicinato per avvisare i sacerdoti che avrebbero dovuto partecipare alla cerimonia, mentre la nonna era a casa preoccupata perché non arrivava mai. .
Ora per rendere più autentica la figura di Piera è bello scorrere alcune annotazioni dal diario dedicato alla sua chiesa. Note che denotano la loro freschezza:
4 novembre 2001: dopo quattordici anni, finalmente si è fatta la processione con la statua di S. Carlo. E’ stata una meravigliosa giornata di sole. Una folla immensa. Mai vista tanta gente.
La statua è stata riverniciata dall’artista Lina Delpero.
14 agosto 2006: finito di restaurare le facciata centrale esterna.
1° gennaio 2007: con grande dispiacere della popolazione di Armino e anche di Gavirate, dopo 73 anni, è stata sospesa la S. Messa delle ore 8 di domenica e delle solennità. Ora ci celebra al lunedì alle ore 18.
16 settembre 2012: dopo tanti anni oggi portano la nostra cara Madonna Addolorata qui ad Armino. E’ arrivata verso le ore 19 con il camion del Bertoni. E’ stata una grande emozione. Verso le ore 20 incomincia ad arrivare la gente. Alle ore 21 la piazza è piena. Poi parte la processione con la Schola Cantorum e la banda: piazza S. Carlo, via Besozzi, Priore, Trento, Pozzuolo.
Federica Lucchini