E’ ARRIVATO IL MOMENTO DI GUARDARSI DENTRO E DI COMINCIARE A PENSARE
LA VIOLENZA SULLE DONNE CI PONE UN INTERROGATIVO: SIAMO SICURI DI CONOSCERE L’ANIMO UMANO, DI SAPERLO VIVERE E INTERPRETARE CON IL GIUSTO RISPETTO?
di felice magnani
Che la società in cui viviamo stia attraversando un momento molto difficile sul piano dei rapporti umani è universalmente riconosciuto. I grandi mutamenti che hanno caratterizzato la storia di questi anni ci hanno costretto a pensare e a ripensare a nuovi modelli di vita, che fossero capaci di tenere testa ai cambiamenti che hanno in parte destabilizzato il complesso sistema delle relazioni umane, tentando di mantenere vivi quei valori sui quali era stata costruita l’identità popolare fin dall’immediato dopoguerra. Finita l’epoca della donna in casa e dell’uomo fuori al lavoro, finita l’epoca dell’uomo padrone e della donna suddita, abbandonata via via l’idea che la famiglia avesse una inderogabile maschera maschilista, la nuova società s’imponeva di formulare una riprogrammazione dei ruoli sulla base di un modello costituzionale meno assolutista e più paritario, sempre meno convinto che uno dei genitori avesse ricevuto un mandato padronale divino da esercitare senza limiti di tempo. La famiglia nucleare usciva così da una rivoluzione fondata su una nuova visione dell’unità famigliare, non imposta, ma costruita sulla volontà di due genitori capaci insieme di dare forza e compattezza all’amore che li aveva condotti al matrimonio. Si andava così delineando una nuova storia, dove i diritti e i doveri assumevano una nuova chiarezza evocativa, che si completava nell’educazione dei figli. Marito e moglie, prendevano atto dei loro impegni e delle loro libertà, configuravano un modello più vero e democratico, capace di dare ulteriore compattezza alla famiglia stessa. La donna non era più il soggetto fragile, l’anello debole, relegato in un ambito circoscritto, diventava soggetto attivo, protagonista della sua storia e di quella sociale, capace di competere per cultura, intelligenza e preparazione con la parte maschile nei vari campi della vita. La donna definiva così la sua vera personalità, assumendosi nella maggior parte dei casi la duplice responsabilità di lavoratrice e di conduttrice e guida dell’andamento famigliare. Dunque una vita pensata e costruita insieme, una vita nella quale i risultati fossero il frutto di una sistemica collaborazione, capace di riconoscere la personalità di entrambi i genitori. Se le cose potevano dirsi nettamente migliorate sul piano del riconoscimento giuridico dei ruoli, diventava nettamente più complicato seguire l’iter famigliare, scolastico e sociale dei figli, spesso messi in crisi dal lavoro di entrambi i genitori, costretti a rimanere a lungo fuori dal circuito domestico. Il passaggio da una società di stampo prettamente contadino a una di tipo industriale, con forti caratterizzazioni di tipo consumistico, la graduale assunzione di nuove responsabilità, il radicale cambiamento delle modalità e degli stili di vita, una sostanziale diversità nei rapporti tra famiglia e scuola, le profonde trasformazioni nel sistema delle relazioni sociali, una graduale carenza di autorevolezza e di autorità in tutti i campi della vita sociale, hanno comportato una progressiva licenziosità di comportamenti che hanno a loro volta determinato una diminuzione dei livelli di autorevolezza dell’educazione nei vari campi della vita sociale. Tutto il mondo affettivo si è trovato spesso a dover fare i conti con problemi sempre più complicati da gestire e che, in molti casi, hanno creato difficoltà di adattamento. Scuola, famiglia e società civile si sono trovate spesso nella condizione di rincorrere, di trovare rimedi, di adottare soluzioni transitorie, di ridiscutere impostazioni e soluzioni che venivano via via messe in discussione da un sistema educativo generale in rapida trasformazione. Non sempre i cambiamenti hanno il sapore di una performante scoperta di identità, in molti casi determinano destabilizzazioni e incomprensioni che non sono facilmente componibili. In questi anni i rapporti tra mondo adulto e mondo giovanile hanno subito forti variazioni, spesso i giovani si sono sentiti abbandonati a se stessi, hanno dovuto lottare contro le incongruenze di un mondo adulto alle prese con le proprie crisi, in molti casi incapace di vivere compiutamente la propria identità, travolta spesso da varie forme di eccessi. La violenza nasce molto spesso dall’incapacità di saper dare delle risposte esaustive a un mondo che ha perso per strada quei valori che ne hanno contraddistinto la forza e la compattezza nel corso degli anni. Quando un vecchio mondo se ne va e un altro arriva senza aver sperimentato fino in fondo le proprie potenzialità, quando i valori vengono spazzati via senza essere stati compiutamente sostituiti da altri di comprovata stabilità, quando il benessere illude l’umanità di aver trovato finalmente il bengodi, per poi capire che a farne le spese sono sempre i più deboli, quando ci si lascia prendere dalla convinzione che tutto sia di nuovo sotto l’ombrello della normalità, quando si è profondamente convinti di aver fatto tutto il bene possibile per aver fatto la felicità degli altri, quando tutto sembra perfettamente composto, è allora che improvvisamente prendiamo atto che non basta concedere, non basta dire sempre di sì, non basta fare qualcosa per sentirsi a posto con la coscienza, bisogna tornare indietro e cercare di capire se realmente abbiamo fatto tutto quello che avremmo dovuto per rendere più bella e più giusta la vita dei nostri figli. E’ tempo dunque di massima fermezza, è tempo di spingere a fondo, di non lasciare nulla di intentato, è tempo di guardare in faccia la realtà senza lasciarsi travolgere, con la volontà di essere estremamente attenti a che tipo di mondo sia realmente quello che ci passa accanto e che crediamo di aver compiutamente compreso. A fronte di una violenza spregiudicata e folle che colpisce le donne, occorre fermarsi un momento a pensare se è stato fatto tutto quello che era possibile fare per far crescere un mondo preparato al rispetto dei ruoli, capace di dare un senso alla propria vita e a quella degli altri. Mai come oggi il tema della vita sale alla ribalta e propone approfondite riflessioni, mai come oggi diventa indispensabile insegnare soprattutto alle giovani generazioni che la vita delle persone è il bene più prezioso e come tale deve essere stimato e apprezzato, mai come oggi il tema dell’amore diventa fondamentale per capire come si possa costruire una società sempre più umana, mai come oggi la società civile ha il compito di utilizzare al meglio tutto il suo livello di civiltà per ripristinare un ordine interiore nel quale l’uomo e la donna trovino anche solo una parte di quello spirito attraverso il quale cerchiamo di dare risposte adeguate all’impegno umano che ci attende ogni giorno. In questo momento riesce veramente difficile immaginare che cosa possa scatenare quella cattiveria umana che arma le mani per uccidere, ferire o violentare, è molto complicato spiegare che cosa possa muovere l’intelletto umano a compiere misfatti di così efferata crudeltà, certo potrebbe esserci una concomitanza di fattori che lasciati liberi, senza freno alcuno, tutti insieme, possono diventare la negazione del dono più prezioso che abbiamo ricevuto dai nostri genitori e dai genitori delle persone che amiamo o che abbiamo amato. Il consumismo di questi anni è stato alla base del crollo di una società che ha perso di vista quei valori fondamentale sui quali la società del dopoguerra aveva costruito la voglia di rinascere. L’uomo ha via via perso per strada il valore della vita, l’importanza di ciò che si è e di ciò che si ha, si è lasciato stravolgere dai soldi, dalla ricchezza, dal potere, dall’idea di poter sottomettere il prossimo, di rubare la felicità degli altri. Che cosa si può fare? Una cosa fondamentale si può fare, rispettare il nostro prossimo, collaborare per la costruzione di una società più vera e più giusta, dove ognuno abbia ben chiaro il proprio ruolo nella realizzazione di quel bene che diventa fondamentale nella costruzione di una società nella quale ciascuno si senta amato e stimato.