LA VERITA’? NON E’ PROPRIETA’ DI NESSUNO, MA TUTTI HANNO IL DOVERE DI CERCARLA. IN CHE MODO? UNENDO LE FORZE, COLLABORANDO, METTENDO DA PARTE LA CATTIVERIA E INSENSATE FORME DI AGGRESSIVITA’PERSONALE
di Felice Magnani
Viviamo un tempo difficile, dove il male occupa costantemente la prima linea e dove diventa molto complicato farsi ascoltare, perché il pericolo di essere colpiti alle spalle è all’ordine del giorno. E’ il tempo degli assolutismi di parte, di forme obsolete di superidealismo politico, di cattiverie preconfezionate, dominate dal desiderio di annientare il prossimo, di voler dimostrare che l’altro ha sempre torto, che non fa mai niente di buono, mentre tutti sanno che la verità ha sempre due facce, una positiva e una negativa e che spetta al buon senso saper tracciare dei limiti oltre i quali la ragionevolezza rischia di scadere in guerra aperta, in una sorta di disfattismo fatalista che non produce niente di buono, perché avvelena gli animi, creando odi e rancori, impedendo alle persone di diventare partecipi di quella parte di storia che dovrebbe generare nuova solidarietà e benessere in una realtà che ha una fortissima necessità di crescere e di far crescere in tutti i cittadini quei fondamentali valori morali e civili che i padri fondatori del testo costituzionale hanno fortemente voluto e scritto, per rimettere in piedi un paese distrutto da guerre, soprusi e da manomissioni di ogni tipo. Confrontarsi si può, si deve, è un dovere infatti incontrarsi sul terreno di una costruttiva cultura della democrazia, dove la verità dell’uno prende forma e si compatta insieme a quella dell’altro, formalizzando quei sani principi ispiratori della verità che, uniti , danno il senso di cosa significhi realizzare una cultura democratica, fondata sulla comprensione delle idee e sul rispetto reciproco. La verità ha un proprietario unico? La verità è di chi la cerca, nasce infatti dalla volontà di realizzare una forte coesione sociale, alla formazione della quale tutti i cittadini, siano essi di una parte politica o di un’altra, dovrebbero concorrere. Molti problemi del nostro paese nascono da una fragilità di fondo, che emerge con insistenza ogni volta che la repubblica è chiamata ad affrontare temi e problemi che coinvolgono la politica, una politica che nonostante l’inesorabile trascorrere del tempo non ha ancora superato il complesso di Edipo, dimostrando quanto si debba ancora lavorare e lavorare sodo per far prevalere la volontà di un paese rispetto a quella di un partito o di un movimento. Cercare la verità significa impegnarsi per superare varie forme di demagogia, significa predisporre l’animo a una aperta e leale disponibilità colloquiale, superando remore di natura culturale, ideologica, dottrinale, storica e sociale, uscendo così da una tradizione stratificata e classista di velleità e di alleanze che non sono mai riuscite a restituire alla storia la possibilità di ripulirsi, di ricostruirsi, di riabilitarsi, di rilanciarsi, mettendo da parte quell’obliterato sistema di superiorità e di antagonismo che continua a deprimere e ad affossare quella voglia di libertà che anima l’energia evolutiva di una natura umana che guarda avanti con la certezza che oltre gli steccati e i muri, le cattiverie e gli odi personali e di classe, esista anche un modo più vero e più umano. Si tratta forse di dare un volto a quella verità nella quale ritrovarsi, per realizzare un mondo più comprensivo, che ha bisogno di aria nuova, più capace di costruire risposte in linea con quei grandi cambiamenti che si verificano con una certa frequenza in Italia, in Europa e nel Mondo. Chiunque tenti di mettere in campo una lettura ampia, obiettiva, approfondita e veritiera della storia, si trova spesso bloccato da un eccesso di intraprendenza manipolativa da parte di quelle forze che si attivano sulla base di pregiudizi assolutamente privi di una visione realmente democratica, animati soltanto dalla bieca volontà di produrre fango e cattiveria allo stato puro da gettare in faccia al nemico. La forza fluidificante e rasserenante della libertà viene molto spesso sopraffatta da un insano tentativo di irridere l’avversario, impedendogli di conseguire la ricerca di una verità che possa finalmente restituire obiettività al giudizio su una storia per troppo tempo manipolata, diventata preda di ideologismi che impediscono alla libertà, quella vera, quella contenuta nel sacro testo della Costituzione italiana, di proseguire la sua corsa sulla strada di una corretta democrazia.
A SCUOLA DI…
di Felice Magnani
Insegnare a conoscere e ad amare la democrazia rientra in quelli che vengono definiti doveri costituzionali, pronunciazioni scritte da coloro che della democrazia italiana sono stati i padri fondatori, ideatori e costruttori di un sistema di cui il popolo è diventato il vero garante. Quando parliamo di popolo non indichiamo un raggruppamento generico, un’entità astratta che assimila e assorbe tutto, il popolo è la somma perfetta di un insieme di individualità che ne definiscono e ne caratterizzano la rappresentatività, è il punto di partenza e di arrivo, tutto quello che si compie è infatti il frutto di una sintesi unitaria di cui tutti gli individui sono responsabili. Immaginare che la democrazia sia un sistema statico, privo di anima e di movimento, è assurdo, perché ogni mossa non è mai fine a se stessa, ma principio cosciente di una volontà che punta decisamente a dimostrare quanto sia importante riunire le energie e metterle a disposizione di quello che viene comunemente definito il bene comune. Dunque in democrazia ognuno ha il suo carico di responsabilità, non esiste una gerarchia esente, non esistono vie d’accesso riservate, tutti hanno diritti e doveri, tutti concorrono in uno straordinario regime di natura interpersonale, a orientare positivamente il frutto di un’articolata rete protettiva e propositiva, che rappresenta la forza stessa del sistema democratico. In democrazia la gerarchia è un ordine naturale che tende a dare consequenziarietà all’azione, a stabilire delle relazioni che abbiano un senso compiuto, a rafforzare la reciprocità, la solidarietà, la capacità di essere uniti nella buona e nella cattiva sorte. Uno dei modelli più compiuti di democrazia è senza alcun dubbio il monastero di san Benedetto, luogo dove ogni dovere è tale perché risponde a una fine unitario e dove gli esseri umani contano per quello che sanno dare e per come lo sanno dare. Una democrazia dove tutti concorrono, dove la dignità appartiene a tutti e dove il sistema assume piena coscienza del proprio essere e della propria destinazione. In una democrazia con le idee chiare e con una chiarissima capacità distributiva delle responsabilità individuali e comunitarie, non esistono gli esclusi e soprattutto non esistono forme di qualunquismo o di randagismo, ognuno sa esattamente quello che deve fare e perché lo deve fare, la democrazia è una scuola di apprendimento costante, attraverso la quale si rafforzano i valori individuali e quelli societari. La democrazia richiede autostima, aggiornamento, sapienza, conoscenza, capacità di limare le incongruenze che la percorrono, è un sistema complesso che va insegnato con regolarità e con passione nella teoria e nella pratica, richiede soprattutto che non si lasci nulla al caso, che si finalizzi l’azione umana, che si dia un senso ai valori che la contraddistinguono, che l’umanità l’adotti perché cosciente della sua utilità e della sua duttilità, della sua capacità di innovare una comunità partendo dalle basi, da quegli atti che sembrano minimi o trascurabili, ma che rivestono invece una funzione morale e sociale grandissima. Basta solo immaginare che se evitassimo di sporcare le strade che percorriamo, se evitassimo di urlare nelle vie e nelle piazze, se la smettessimo di usare la modernità per destabilizzare gli altri, se facessimo ogni giorno con chiara coscienza di causa il nostro dovere senza enfatizzare o voler far apparire quello che in realtà non esiste, la vita sarebbe molto più bella e apprezzata, ricca di spunti positivi per tutti. Viviamo con gioia la democrazia, ma non dimentichiamoci che è un bene complesso da mettere in pratica e che, come tutti i beni complessi e fondamentali, ha bisogno di essere compreso, protetto, rafforzato e realizzato. La vera forza della democrazia sta nella capacità di saper tutelare e difendere uno dei suoi beni primari, la libertà. La libertà è infatti un bene che potrebbe apparire scontato, facilissimo da memorizzare e da applicare, mentre in realtà la sua realizzazione richiede carattere, maturità, studio, conoscenza, cultura, educazione. La libertà è fondamentale, soprattutto quando è assente perché qualcuno ha pensato bene di sopprimerla per fini e scopi di natura autoritaria. Democrazia e libertà sono un binomio imprescindibile, l’una fa la fortuna o la sfortuna dell’altra, per questo il cittadino non deve mai dimenticare il prezzo che ha dovuto pagare e che deve pagare per poter vivere e crescere in una nazione nella quale sia possibile esercitare tutti quei diritti e quei doveri che una Costituzione davvero democratica prevede.