Alla ricerca di quelli che hanno veramente bisogno di te, del tuo occhio attento che capisce quando l’animo si ripiega in sé stesso, colpito nella sua fragilità: è questa la ferma convinzione, il credo che muove quella forza della natura che risponde al nome di Carmine Pirrella, 52 anni, allenatore e anima dell’Atletica Gavirate. Uno tsunami di entusiasmo che trova radici profonde nella sua “napoletaneità”, percependo nei più profondi palpiti il calore dell’amicizia. Sorrisi, fiducia e anche rimproveri, ma soprattutto quella frase detta a chi è in difficoltà: “Ricordati che sei una cosa bella”. Lo sfondo abituale per lui è rappresentato dalla terra rossa dei campi di atletica di Gavirate che calca ufficialmente da quando aveva 20 anni, come fondatore di quella realtà che ha visto passare 300 tra ragazze e ragazzi, lasciando in loro radici profonde. Ma in realtà anche da prima, quando era ragazzino e aveva capito che la corsa gli offriva l’opportunità di credere in sé stesso. Già, perché da piccolo, questo non avveniva, nonostante la famiglia lo inondasse d’affetto: quel Carmine ciccione, che a scuola era “un ciuco” (sono parole sue) era deriso per la sua condizione fisica. Ecco perché ora quando vede qualcuno che gli ricorda la sua passata condizione dice con trasporto: “Mi sento tanto lui! So che ha bisogno di me e gli devo dare la possibilità di credere in sé stesso”. La comunità dell’atletica deve far nascere la nuova persona. In quel momento di grande empatia la sua capacità di convinzione è profonda: scruta l’anima e legge negli occhi. Gesticola, muta espressione, stimola, convince che ogni passo è importante, “anche se non diventerai mai un campione, primo in classifica -dice all’allievo- sarai soddisfatto di te. Tirerai fuori il leone che è in te”. Ha trovato persone che hanno creduto il lui: da don Roberto Verga, quando era coadiutore a Gavirate, a Vittorio Boerchi, che lo ha trascinato in Pro Loco. “Ringrazio il Signore -afferma- di avermi dato questa opportunità”. Lo sport diventa il mezzo per vivere la gioia di vedere i suoi ragazzi felici. Non capita a tutti gli allenatori di assistere ad una dichiarazione di matrimonio durante gli allenamenti: a lui sì, tra due suoi atleti, Piergiovanni e Alice. E lui felice, testimone di un momento importante che va al di là dello sport, ha fatto la parte del cerimoniere con tutto il suo calore. Quando terminati gli allenamenti è ora di rientrare c’è un rito, nato spontaneamente a cui nessuno si sottrae: in fila tutti vengono ad abbracciarlo, dai più piccoli ai più grandi. Ma per far comprendere che è un abbraccio con il cuore, molti appoggiano la testa sulla sua spalla. E’ il ragazzo che è arrivato sesto ai mondiali? Quello che fa parte della Nazionale? Quello che un tempo si sentiva isolato o quello che deve ancora aprirsi? Non c’è alcuna differenza. Qui si vive il calore. Il motto voluto da Carmine: il sogno… la realtà. E così è diventato.
Federica Lucchini