Su “Menta e Rosmarino” è già stato condiviso un mio articolo che parla dell’allevamento dei bachi da seta nella nostra provincia. Dovete sapere che la buona riuscita di tale impresa era indispensabile per l’economia famigliare. Di fatti buona parte del ricavato delle vendite alle filande era destinato per tradizione alla meticolosa preparazione della allora preziosissima “schirpa”.
La schirpa
Ovvero la dote….ah bè anche dicendolo in italiano ormai in pochi sanno o capiscono cosa si cela in questa parola.Qualcuno però si potrebbe ricordare quando per la schirpa magari destinata alla sorella si facevano una lista di…rinunce! Alle scarpe nuove per esempio…o ad ogni tipo di esigenza anche importante…perché la schirpa era…l’onore! la schirpa era la bella facciata della miseria nascosta, quella a cui non si poteva rinunciare altrimenti “chissà sa dis la gent!”. Mamma mia che incredibile specchio di una mentalità davvero ormai scomparsa!
Ecco, immaginiamo la regiura, meravigliosa figura collante della famiglia,che insieme alle altre donne di casa dedica parecchie ore della giornata alle perfette rifiniture a ricamo o uncinetto di lenzuola, federe, tovaglie, biancheria intima e per la casa, tutto di ottima qualità senza badare a spese. Questi lavori di personalizzazione duravano mesi e tutto….in attesa di consegnare la schirpa prima delle nozze alla tusa de cà, confezionata con cura e riposta poi in un baule che si metteva spesso ai piedi del letto. Che meraviglia! Con quella schirpa la tusa pareva una principessa anche agli occhi della gente! Ma perché rischiare di sgualcire ‘na roba inscì bela ! peccato davvero usare ciò che è stato frutto di lavoro e di sacrifici. Passavano gli anni, molti. Di uso comune rimanevano biancheria di poco valore, magari usata dalle generazioni precedenti con qualche strappo e buco rammendato ma ….guai a tucà la schirpa!
…E qualcuno, rovistando nei solai,ora,oltre a fascine che si sgretolano,pigotte rotte e qualche oggetto in rame potrebbe trovare ancora “ul bauu de la schirpa” intatto, mai usato,costato una fortuna e paradossalmente ingiallito dal tempo. Butemal via!! –
La me tusa l’è vegnü granda g’ho pagüra ca trova ul murus
senza ammò avegh fai la schirpa da dagh prima che al vegna so spus
G’ho da mövas andà in butega a cumprà di tesù un pu pregià
E la sira cun pazienza cunt la gügia devi ricamà
Cunta i ghei ch’em metü via in tanti ann da laurà se la tusa la va via la sa regörda de mama e ul so pà
-cara dona mè miè me dispias g’ho mia tanti danè
cuntentevas de dü lenzö la tuaia e quatar tuaiö
forsi se fò ul laurà de giustà quel tecc ch’el se scepà
e se cumpri mia i scarp növ
e se vendum anca püssè öv
cunta i ghei ch’em metü via in tanti ann da laurà
se la tusa la và via i visin g’hann nagot de sparlà
tusa bela tusa cara ciapa la schirpa e metala via
varda i lenzö che bei ricam
ma duprèla mia sedanò te fet dagn
Diana Ceriani