Un volo sanitario tutelato per continuare a vivere. E’ questa la richiesta di Deborah Iori, 44 anni, affetta da una rara patologia genetica metabolica certificata, rivolta ai dirigenti dell’Ats Insubria. Da oltre sei anni è costretta a recarsi a Dallas negli Stati Uniti, presso la clinica Environmental Health Center, unico centro medico al mondo in grado di garantirle cure salvavita giornaliere e una discreta qualità di vita. Entro il 21 gennaio, data concordata dopo le ultime dimissioni di giugno dell’anno scorso, deve raggiungere l’ospedale statunitense. Non esistono voli commerciali idonei alle sue condizioni di salute. L’attuale domanda succede alla prima che non ha avuto risposta, nonostante i numerosi solleciti. Immediata è stata da parte sua “una accurata ricerca telefonica presso le più prestigiose compagnie aeree per voli intercontinentali -scrive Deborah- e mi è stato risposto che i requisiti richiesti dalla documentazione medica non possono essere adempiuti dalle stesse compagnie”. I requisiti nel certificato redatto dal Policlinico di Milano sono chiari: “Necessita di un volo di Stato in quanto attualmente causa Covid 19 non ci sono voli di linea sicuri per le delicate condizioni di salute. La paziente non può sostenere lunghe soste tra i vari scali, soprattutto se si dovessero prolungare per più di 15 /18 ore: infatti a causa di gravi problemi allergici e metabolici necessita di un’alimentazione speciale preparata preventivamente e non di consumo di pasti standard tipici di hotel e ristoranti”. E soprattutto, Deborah, che non ha la possibilità di deambulare autonomamente per lunghi tratti a causa della debolezza muscolare, deve essere sottoposta ad ossigenoterapia al massimo entro 24 ore. Inoltre i farmaci molto costosi (circa 11mila dollari) devono rimanere refrigerati, altrimenti perdono completamente la loro efficacia e devono essere somministrati sia oralmente sia in via sottocutanea ad orari precisi per evitare peggioramenti. Una situazione, dunque, estremamente complessa. “Queste esigenze non possono essere soddisfatte da un volo di linea -spiega nella lettera di accompagnamento alla richiesta- Infatti i voli di linea prevedono almeno due scali. Inoltre i severi controlli doganali non consentono né il trasporto di derivati di sangue, in quanto materiale biologico, né il trasporto di terapie specifiche, per le quali il viaggio, in alcuni Paesi dove ci sarebbe il transito, non è permesso”. Da aggiungere la qualità ingente di merce medica da trasportare per continuare le terapie salvavita, la cui movimentazione rappresenta una grande difficoltà per la loro tutela che non può essere assicurata. Ma soprattutto la mancanza di garanzia dell’assistenza medica che possa far fronte ad eventuali suoi problemi metabolici. “E’ evidente -termina- che l’unica possibilità di continuare le terapie salvavita, prima che sia troppo tardi, è rappresentata dalla programmazione di un viaggio (come ad esempio quello effettuato lo scorso marzo 2020 dall’Aeronautica Militare Italiana – Stormo 31) tramite volo di Stato sanitario, autorizzato dalla sede consolare di Roma. Da ultimo, vorrei ringraziare la Prefettura di Varese che alla mia richiesta e a quella dei medici, si è subito attivata”.
Federica Lucchini