“Portava gioia”. In questa espressione è condensata la ricchezza umana di Alexandru Liviu Peia, il diciannovenne che ha perso la vita sabato scorso in un incidente sulla sp 1 a Caravate, a breve distanza dalla zona industriale di Gemonio, dopo aver terminato la mattinata di scuola presso l’Isis Stein di Gavirate. La dice dal profondo del cuore un suo amico, Paolo, con cui aveva frequentato i primi tre anni di Liceo, prima che iniziasse l’indirizzo dei servizi socio sanitari dell’Istituto. Nonostante il diverso percorso, hanno continuato ad avere esperienze comuni. “Un’altra parola che mi viene alla mente pensando ad Alex è “armonia”. Sì -riprende- perché aveva un occhio attento ai compagni: capiva quando era ora di stare in silenzio, quando necessitava la battutina per incoraggiare, quando c’era bisogno di un abbraccio. Era un ragazzo estremamente umile e in questo lo invidiavo”. Nel ricordo dell’amico, non mancano le partite di calcetto che lui organizzava nel campo dell’oratorio a Caravate, con i compagni di classe. Tante ore assieme e con la sicurezza di avere lui in porta. Tante ore assieme per parlare anche di Dio. Lui cristiano ortodosso che in questi momenti di intimità spirituale affermava: “Io credo, ma certe domande me le pongo”. Tante ore assieme anche per pranzare e conoscere l’ospitalità della sua famiglia, in quella casa dove molti segni sono legati alla terra d’origine, la Romania. “Non si tirava mai indietro, Alex -continua- Quando aveva ottenuto la patente, guidando l’auto di famiglia, una Ford Focus, andava a prendere i compagni, quando necessitava”. Poi, sorride: “Già, l’anguilla, come veniva definito da una professoressa, per la sua abilità nell’evitare le interrogazioni!”. “Un vuoto -afferma una docente- E’ quello che lascia Alex. Incolmabile. Nella sua famiglia ma anchein noi, nei suoi compagni e nei suoi docenti. Era arrivato in terza da noi, servizi socio sanitari, ma si è fatto conoscere subito: non aveva filtri, si è fatto vedere nei suoi tratti spigolosi e nella sua capacità di farsi voler bene. Aveva un senso spiccato della giustizia, che a volte manifestava con molta determinazione, ma quando si parlava con lui sfoderava il suo sorriso e le discussioni finivano lì. Un ragazzo in gamba, molto intelligente, che non sopportava di essere trattato come un bambino: voleva che le cose gli fossero dette, motivandole. I suoi voti erano molto positivi e si arrabbiava quando prendeva un voto che non corrispondeva alle sue aspettative. Ma bastava spiegargliene le motivazioni e lui capiva sempre. Accettava ed era capace di chiedere scusa quando si accorgeva di non aver risposto al docente in maniera adeguata. Il suo carattere determinato l’aveva reso in classe una presenza forte e in breve si era guadagnato il rispetto e l’affetto dei compagni”. “Dopo la proiezione del film “The cicle”, inserito nella programmazione sulla prevenzione al cyberbullismo -interviene un’altra docente- durante il dibattito che ne era succeduto era intervenuto con determinazione e acume sull’uso sbagliato della rete, animando il gruppo e spiegando come gli sarebbe piaciuto il finale”. “Era un ragazzo cresciuto con regole e valori forti -termina una professoressa- e questo traspariva sempre. Ci sarà bisogno da parte di noi docenti di tanta forza e stabilità: di questo adesso avranno bisogno i suoi compagni. E di affetto e tenerezza: troveremo un modo perché Alex rimanga con noi e ci aiuti a superare questo momento. Ciao, Alex. Sarai sempre con noi”.
Federica Lucchini