La pedagogia ha sempre svolto un’importante azione educativa, il problema vero è che l’educazione viene spesso cancellata perché ritenuta pericolosa e invadente, tanto è vero che se ne parla pochissimo e i risultati sono davanti agli occhi di tutti. La pedagogia insegna che la forza è una virtù e che, come tale, va coltivata con grande saggezza, perché possa diventare strumento di redenzione morale, sociale, economica e culturale, richiama l’uomo all’assunzione di stili e comportamenti di vita rispettosi delle creature, pone al centro il tema della ricerca interiore come momento di riflessione e di verifica, stimola la critica e l’autocritica, determina l’evoluzione di dinamiche introspettive, il tema dell’interazione e dei rapporti interpersonali, propone la ricerca e la sperimentazione come momenti di approfondimento educativo, studia strategie compatibili, cause ed effetti, crea le condizioni di un ripensamento di sistemi dati per scontati. Una democrazia matura dovrebbe avere dentro di sé una forte vocazione pedagogica, cioè la volontà di sottoporsi a giudizio, di verificare costantemente i propri metodi, i propri sistemi, le proprie certezze e i propri risultati. L’educazione è un processo dinamico e come tale soggetto a strategie e soluzioni che richiedono lo spazio del confronto, del dialogo e della discussione costruttiva. La politica è, per sua natura, un grandissimo strumento educativo, forse il più nobile e il più grande, perché riassume in sé i bisogni e le necessità dell’essere umano, ma sembra che sia diventato più facile far finta che non esista, per dare il via libera all’egoismo umano, intollerante di ogni forma di controllo. I grandi politici sono stati dei grandi educatori, hanno insegnato ad amare l’impegno, la fatica, la patria, la scuola, la famiglia, la fede, l’onestà. Gran parte della storia e della politica risorgimentale e quindi dell’unità nazionale è fondata sui grandi temi e valori dell’educazione. Poeti, scrittori, patrioti, politici e religiosi si sono sentiti responsabili di un profondo rinnovamento morale del nostro paese, adottando la funzione educativa come unica e vera risorsa del cambiamento. Bisognava educare il popolo, fornirgli gli strumenti necessari perché si rendesse conto da che parte stava il futuro del paese. Il confronto politico aveva una forte base pedagogica e su quella ha fondato la sua unità e, al tempo stesso, la sua diversità. Credo che oggi manchi la vocazione a rieducarsi, a ritrovare le motivazioni che animano la parte nobile dell’umanità. Il mondo si è appiattito, tutto viaggia sull’onda dell’interesse di parte e il benessere individuale prevale su quello collettivo. Confrontarsi non vuol dire armare macchine da guerra per dimostrare chi è il più forte, ma semplicemente collaborare per costruire insieme il futuro della società. In un sistema democratico vero, fondato sul rispetto delle regole e sulla solidarietà sociale e spirituale, non ci possono essere uomini e donne che distruggono ciò che è stato costruito con fatica. La violenza ha una sua radice storica e ideologica, ma in molti casi è il frutto di stili e comportamenti che non tengono conto dell’etica umana e che in molti casi vengono coltivati per essere usati come armi da combattimento. Compito della pedagogia è quello di risolvere alla radice ciò che genera odio e rancore, perché gli esseri umano imparino a convivere in modo civile, rispettandosi a vicenda. In questo cammino di avvicinamento alla democrazia vera, i politici hanno un ruolo fondamentale, proprio come quello dell’arbitro che dirige la partita di calcio. Proporsi come innovatori, come custodi e sollecitatori del bene comune, rilanciare tutti i grandi temi della natura umana, mettendo in primo piano la vita, quindi la famiglia, la scuola, il lavoro, il patrimonio affettivo, restituire alla società civile uno stile, un codice di comportamento, riabilitare la forza dell’esempio, l’importanza della cultura, rimettere in prima fila l’amore per le cose che contano, restituendo al denaro, al successo e alla ricchezza l’attenzione che meritano, senza enfatizzare, senza lasciarsi irretire o peggio ancora consumare dall’ansia del progresso e delle sue leggi, sono i temi a cui la pedagogia si collega per sollecitare una visione più umana della realtà.
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