RIFLESSIONI
“LA PACE CHE NON SIGNIFICA SOTTOMETTERSI ALLA PREPOTENZA…”
PAROLE PRONUNCIATE DAL CAPO DELLO STATO, SERGIO MATTARELLA, NEL SUO DISCORSO DI FINE ANNO 2024
di Felice Magnani
Viviamo in un paese che possiede una ricchezza storica inimmaginabile, ricchezza che significa molte cose uguali, diverse e complementari, che assume significati opposti a seconda di come la si legge e la si interpreta, una storia che può essere davvero una straordinaria “magistra vitae”, luce e guida quando il nostro cammino diventa accidentato e difficile, quando ci sono muri che nascono all’improvviso e che ci fanno capire quanto sia complicato rimanere saldamente in sella, ma che può anche essere fraintesa o utilizzata per soddisfare il proprio ego, quella insana mania di grandezza che stravolge tutto pur di veder realizzati sogni impossibili. Ci sono parole che fanno riflettere, che ci richiamano costantemente a fare i conti con la nostra personalità, il nostro modo di essere, la nostra preparazione culturale, impedendoci di diventare schiavi o succubi di ideologie o pensieri che potrebbero dissacrare o disarcionare anche ciò che è diventato umanamente parte fondamentale della nostra cultura personale e sociale e che abbiamo costruito grazie alla collaborazione di importanti agenzie educative come la famiglia, la scuola, la religione, la società civile, la cultura politica e quella più generale, nella quale abbiamo vissuto e viviamo la nostra esistenza. C’è un aspetto della nostra storia che spesso risente di ambivalenze e di accentuati settorialismi, secondo i quali se non sei schierato, se non appartieni o se non fai quello che ti viene imposto da chi esercita un potere, diventi un disarcionato e così “scappi e fuggi”, ma non sai più cosa fare e dove andare, perché tanto non troverai mai nessuno che ti insegnerà con dovizia di particolari il significato vero e profondo di cosa significhi rendere sempre più attiva e operativa la nostra vita. L’esempio più lampante è la divisione profonda che è stata coltivata nel tempo tra cultura laica e cultura religiosa, è come se ad un certo punto si fosse frantumata la possibilità di poter connettere due importantissimi campi di semina e di raccolta, come se una appartenesse alla terra e l’altra al cielo, senza spiegare che tra la terra e il cielo esiste pur sempre una connessione diretta e che la centralità della natura umana non dipende da un atto di nascita, ma dalla capacità di saper coniugare quella parte pragmaticamente terrestre a quella che, invece, essendo più di natura spirituale, si orienta verso l’alto. Fermo restando che la cultura umana sia la somma di tante verità o presunte tali unite insieme, leggo e condivido pienamente, proprio per questo, alcune parole che il nostro capo dello Stato ha pronunciato nel corso del suo interessantissimo discorso di fine anno, là dove afferma che: “La pace che non significa sottomettersi alla prepotenza…”.
In un momento fortemente esposto alla guerra e alla violenza, dove tutto diventa effimero e instabile e dove le uniche leggi diventano quelle delle armi, il Capo dello Stato affronta come sempre il grande tema della pace e lo fa con quella garbata determinazione che contraddistingue sempre il suo amore per la Costituzione Italiana e le sue leggi, aprendoci gli occhi su cosa significhi amare laicamente la pace. In questi tempi così violenti e difficili il pensiero della pace abbraccia un po’ tutti, ricchi e potenti, poveri e sottomessi, sembra che l’umanità in ogni dove e nelle sue segrete, ambisca fortemente alla pace, desideri un mondo senza guerre e senza violenze, dove gli esseri umani cerchino con l’amore, nella sua valenza umana e religiosa insieme allertando, attraverso un quotidiano confronto culturale, la forza di condividere e di collaborare per il ripristino di valori fondamentali. E’ in questa direzione che Sergio Mattarella orienta la sua naturale vocazione pacifista, depositata nelle pagine della Costituzione Repubblicana del nostro Stato Democratico. Il Presidente mette però in guardia su un pensiero ricorrente, che potrebbe indurre a considerazioni troppo sbilanciate, incapaci di posizionare il tema stesso della pace nella sua naturale dimensione umana e cioè nella logica di una pace che non significhi sottomettersi alla prepotenza, oppure cedere alla violazione dei diritti umani, diventando così schiava di chi vorrebbe cancellare il diritto all’esistenza dei popoli. Credo di poter immaginare che il Presidente ci voglia far capire che la pace non sia figlia di sudditanze, prepotenze o prevaricazioni da parte di chi vorrebbe dominare il mondo a danno degli altri, cancellando il diritto fondamentale alla libertà e alla democrazia di popoli che hanno liberamente scelto nelle urne elettorali il proprio destino. Diventa così facile comprendere quanto la pace non sia un bene in vendita o un bene svenduto sulle bancarelle di un qualsiasi mercato rionale, ma un bene negoziato o negoziabile che metta i contendenti sullo stesso piano, preservando i diritti di chi è stato privato, sia esso individuo o stato, delle sue libertà, del suo inalienabile diritto di veder preservati la propria libertà e il sacrosanto diritto alla propria esistenza. Il riferimento all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Putin è umanamente lampante. La pace, quando è vera pace, deve nascere da una comune volontà di rispetto reciproco, a nessuno infatti spetta il diritto di invadere e di sottomettere, ogni stato ha i suoi diritti e i suoi doveri, ogni stato deve portare rispetto, deve garantire la libertà degli altri, deve rispettare le leggi e la volontà popolare. La pace, come afferma Sergio Mattarella, è “ La pace che non significa sottomettersi alla prepotenza di chi aggredisce altri Paesi con le armi, ma la pace del rispetto dei diritti umani, la pace del diritto di ogni popolo alla libertà e alla dignità”.
Un video che grida No alla guerra