Menta e Rosmarino

Per date gusto, sapore e profumo alla vita del paese

  • Comuni
    • Azzio
    • Besozzo
    • Caravate
    • Cazzago Brabbia
    • Cittiglio
    • Cocquio Trevisago
    • Cuvio
    • Gavirate
    • Gemonio
    • Laveno Mombello
    • Orino
    • Altri Comuni
  • Il Giornale
  • Libri
  • Arte
  • Chiesa
    • Don Hervè
Sei qui: Home / Giornale / La metafora del ponte di Felice Magnani

La metafora del ponte di Felice Magnani

 24 Agosto 2018 |  Pippo | |

Quando crolla un ponte è come se qualcuno attentasse all’unità, a quell’unione che determina varie forme di equilibrio e di armonia. Il ponte unisce, rafforza, mette in relazione, favorisce la comunicazione, l’amicizia, la collaborazione, è l’immagine di mondi che si cercano e s’incontrano passando sopra a vuoti profondi, è l’immagine sospesa di volontà che si uniscono, che affidano il loro futuro alla bellezza di un incontro. Quando un ponte crolla sembra che non sia stato sufficientemente voluto e attrezzato, che non sia stato amato per come avrebbe meritato, è come se le speranze venissero improvvisamente a mancare e tutto ritornasse come prima, quando il sogno era solo aspirazione incompiuta. Il ponte è come l’arcobaleno, passa sopra le diversità e le difficoltà, proietta la sua energia verso il cielo, come se volesse indicare una via meno legata a quei vincoli terreni che pianificano e impediscono al cuore e alla mente di vedere lontano. Ci si è mai chiesti come mai ai bambini piacciono i ponti? Perché sollevano l’animo, muovono forze interiori, sviluppano l’idea che esista anche un modo diverso di ascendere, di far lievitare quella voglia di conoscere e di sapere che stimola la natura umana, soprattutto quando non trova vie d’uscita e si affida al ponte per planare verso nuove identità. Ci sono ponti fissi e ponti mobili, ponti millenari e ponti instabili, che si aprono e si chiudono, ponti che lasciano intravvedere civiltà mai viste prima.

Nella storia di un ponte c’è la genialità creativa dell’uomo, la sua voglia di proiettarsi verso nuove forme d’incontro, la sua professionalità, l’arte di modellare la vita e di renderla più adatta a uno stile, a una forma, a una volontà. Costruire un ponte significa unire, rompere la monotonia di passaggi obbligati, cercare nuove vie di accesso, qualcosa che metta in relazione il bisogno e la necessità con un’idea meno convenzionale di comunicazione.

I ponti, una volta disegnati e progettati, devono essere realizzati e diventare luoghi sicuri, simboli di una creatività capace di sorprendere e di convincere, di rispondere in modo adeguato all’idea di superamento di ostacoli e barriere. Quando un ponte cade ci domandiamo tutti perché, è come se una parte di noi venisse amputata, è come se il genio si riducesse improvvisamente a una montagna di rifiuti, richiamando l’uomo a un profondo esame di coscienza, per capire se abbia fatto tutto quello che era necessario. E’ anche nello scontro di civiltà che si misura la capacità dell’uomo di essere all’altezza, di esprimere l’abilità e l’attenzione necessarie per definire un progetto sicuro. Il ponte Morandi di Genova non è solo la disgrazia occasionale, quella che sorprende e di fronte alla quale non sai cosa dire, forse è qualcosa di più, forse si tratta di una superficialità diffusa che si è trasformata in tragedia, qualcosa che si poteva evitare, se il rispetto della vita fosse davvero al primo posto nella storia dell’umanità.

Cerca nel sito

  • Home
  • Contatti
  • Redazione
  • Privicy
  • Accedi

© Copyright 2013 - 2025 · Menta e rosmarino

Our Spring Sale Has Started

You can see how this popup was set up in our step-by-step guide: https://wppopupmaker.com/guides/auto-opening-announcement-popups/