La dimensione del silenzio. Quella foriera della nascita del giorno, in quel tempo d’attesa che prelude all’agire quotidiano. Le ore del mattino, dalle 5 alle 7, per il parroco, don Silvio Bernasconi, sono dedicate allo studio e alla scrittura: “Non so dove vada la penna così intenta spesse volte ad affrontare personaggi esigenti o situazioni particolari. Ma va. Spesso, quando rileggo uno dei miei lavori, mi chiedo: “Ma chi lo ha scritto?”. E’ come se il contenuto quasi non mi appartenesse”. Ma il filo rosso di quell’attenzione che nel silenzio “raccoglie, coglie, accoglie”, come scrive Ornella Molon nella prefazione al libro di poesie “I colori dell’alba”, non si è mai interrotto in tutta la sua produzione letteraria. Ha fatto sua la lezione stilistica dell’Ermetismo: ogni parola centellinata, una punteggiatura essenziale, tanti spazi che conducono alla meditazione. Un sacerdote scrittore che anche quest’anno contina ad approfondire il rapporto con i suoi parrocchiani tramite le pagine scritte in quel tempo mattutino così fecondo e appagante. “Ciò che conta, nella mia vita, è cogliere il “particolare”, tutto il resto è periferia, è situazione o sguardo normale, oso dire, scontato. Il “particolare” è la realtà allo stato puro, è l’essenza del tutto”. Così scrive nell’introduzione a “Istantanee” con il sottotitolo “Quando il “particolare” incanta, rapisce, sussurra”. E’ un bell’incontro quello tra l’attesa dei lettori, ormai abituati a messaggi evangelici espressi in un solco letterario conosciuto, e la gioia accompagnata dall’accuratezza anche grafica del sacerdote. Un incontro all’insegna della profondità vissuta nella quotidianità: “Amico mio,/ non rimanere stupito/ e,/ non ridere;/ il mio girovagare non è gioco/ privo di senso,/ come,/ forse,/ tu puoi pensare -dice un ragno a un uomo che lo guarda- Collego un punto all’altro/ perché la vita non si interrompa/ e possa continuare a ricrearsi/”. Don Silvio ha avuto un percorso religioso confacente in pieno al suo animo fin dalla seconda metà degli anni Settanta come rappresentante a Milano delle diocesi lombarde nel campo della letteratura e del teatro. Da qui la grande opportunità di frequentare i corsi di teatro di Strehler, mentre proseguiva il suo impegno di sacerdote iniziato dapprima a Cernobbio, poi nella periferia di Como. Nel frattempo è iniziata la sua esperienza di scrittore, con la pubblicazione di un racconto, poi con brevi saggi, ritratti di personaggi. Proseguita col romanzo “Il prete giovane” (Albatros), scritto nel 2011 (dopo un anno di permanenza a Gemonio) già condotto con tatto ed eleganza nel narrare l’esperienza di un sacerdote che diventa uomo con tutte le fragilità, ma in grado di stringere la mano alla morte. A questo tema, accompagnato da quello della sua attesa, lo scrittore dedica cura: in un colloquio tra la vita e la morte entrambe riconoscono l’errore: la prima di non prepararsi, la seconda di compiacersi di avere un volto che evoca terrore. “Io credo, invece, in una continuità che conduce l’uomo ad una dimensione della trasparenza: siamo abituati ad essere poco cristalli: non vogliamo che in noi passi la luce”, afferma. Il percorso di poeta-scrittore è continuato in tutti questi anni, tenendo come sfondo anche il mondo in cui è cresciuto, tra casolari, boschi, tenenedo sempre fede a quel modo di evangelizzare che crea interiormente libertà e serenità profonda.
Federica Lucchini
Video novembre 2019