UN MONITO POTENTE DA PARTE DELLA MASSIMA AUTORITA’ DELLO STATO. SERGIO MATTARELLA INTERVIENE RICHIAMANDO TUTTI ALLE PROPRIE RESPONSABILITA’
di felice magnani
Viviamo un momento drammatico sotto tutti i punti di vista, chi ne fa maggiormente le spese è l’educazione. E’ il tempo della “dissacrazione”, in cui si perde per strada il rispetto del prossimo. Cadono tutti i confini e chi dovrebbe dare l’esempio, soprattutto ai giovani, si lascia andare a forme di odio e di prevaricazione che fanno rabbrividire. La televisione, la strada, le piazze, le scuole, i giornali sono diventati luoghi dove si consumano manifestazioni di “violenza” di ogni tipo, dove si verificano quotidianamente litigi verbali, dove ci si insulta senza badare al significato delle parole e alle ricadute morali, politiche e sociali che simili atteggiamenti possono avere su una popolazione giovane che osserva e cerca di capire cosa significhi vivere e rispettare la Costituzione italiana. Siamo quotidianamente esposti all’odio e alla cattiveria che trasudano in abbondanza dallo schermo televisivo, inondando di negatività chi sceglie di vivere un momento rilassante in famiglia, davanti alla televisione. Come ha detto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, incontrando al Quirinale un gruppo di studenti e rispondendo ad alcune loro domande: “Si assiste a un’ intollerabile serie di manifestazioni di violenza: insulti, volgarità di linguaggio, interventi privi di contenuto ma colmi di aggressività verbale, perfino effige bruciate o vilipese, più volte della stessa presidente del Consiglio, alla quale va espressa piena solidarietà”. Mai come in questo momento si rende necessario riabilitare ogni forma di rispetto, spiegando il grande valore della comunicazione verbale, l’importanza della lingua italiana e del suo impiego, il significato vero e profondo della persona, l’identità di chi abbiamo di fronte, il rispetto delle famiglie e delle istituzioni, è assolutamente necessario che la politica torni a essere strumento di elevazione morale e sociale, una politica che sappia far conoscere, far riflettere e approfondire, che induca a pensare sull’importanza di essere cittadini elettori all’interno di uno stato che voglia rappresentare al meglio l’identità italiana. Credo sia necessario che, chi parla al pubblico, adotti uno stile pacato, garbato, convincente, ma molto rispettoso di persone e istituzioni. Misurare il linguaggio e le parole è fondamentale per la creazione di un sistema educativo che sappia dare il giusto peso e il giusto valore ai problemi e alle difficoltà che vengono posti in essere. Tornare a educare è un compito fondamentale della famiglia, della scuola, delle istituzioni e dello stato, educare significa insegnare a gestire quel livello costituzionale di libertà e di rispetto, che serve per sviluppare forme ordinate di convivenza civile. E’ assolutamente necessario che l’ordine, inteso come compostezza espressiva e formale, torni a vivere nella prassi quotidiana, in tutti quegli ambiti in cui entra in gioco il pubblico confronto. Un incontro televisivo non può e non deve diventare un campo di battaglia, un terreno di conquista su cui innescare perversi meccanismi di contesa e di lotta, per questo, coloro che gestiscono la comunicazione, devono sentire come responsabilità primaria quella di evitare che una normale trasmissione si trasformi in terreno di scontro senza freni. Una politica che non si preoccupa di mantenere vivo il rispetto educativo e che delega la propria forza alla sopraffazione e all’insolenza verbale, ha perso in partenza la sua autorevolezza, scade nella lite da bar e induce molto spesso l’utente a spegnere lo strumento televisivo per salvaguardare la propria salute mentale . Alzare il tono della voce, adottare l’insolenza verbale, sovrapporre le voci e impedire al prossimo che ascolta di poter capire quello che si dice, denota varie forme di maleducazione. La comunicazione ha bisogno di ordine, non può essere lasciata all’ira di qualcuno che si dimentica che dall’altra parte dello schermo si osserva e si ascolta per cercare di comprendere, di farsi un’idea. Rimettere al centro l’educazione è fondamentale, se vogliamo che la società civile e lo stato vengano di nuovo amati e apprezzati per quello che hanno saputo dare alla storia del paese.