Percepire che dentro il capitolo lavorativo della sua vita c’è una comunità cresciuta grazie a quella passione che ogni giorno lei elargiva ai suoi bambini, è una sensazione che riempie di gratitudine il cuore di Lorella Barbetta, insegnante della scuola materna di Bardello per ben 43 anni. Sta provando quelle emozioni difficilmente esprimibili tale è la pienezza ricevuta, ora che ha raggiunto l’età pensionabile e per la festa finale ha visto sfilare genitori che lei ha educato. Loro credevano fosse necessario presentarsi -gli anni sono passati- ma lei li ha riconosciuti dagli occhi. Già perché lei, oltre le competenze indiscusse, ha usato il radar del cuore, quello che varcata la soglia al mattino, subito coglie un velo di tristezza negli occhi di un alunno per una lite dei genitori e mette in atto quelle strategie dettate dall’affetto perché quel luogo diventi sinonimo della bellezza dello stare insieme crescendo. Vivere tutti questi anni con quella gioia quotidiana che si portava a casa con l’intento di risolvere problemi che potevano essere meglio considerati nel silenzio è una grazia, è un sentirsi ricchi. Quel “ce la faccio!”, ripetuto come un mantra, di fronte ad un bimbo non abituato a togliersi le scarpe e quel sorriso bellissimo che sgorga quando tutto è risolto, sono iniezioni di serenità. L’accompagnare il bimbo per arrivare anche ad un piccolo traguardo è un atto ripetuto con la pazienza di chi sa che alla fine con le sue energie positive, non tanto apprese sui libri, ma guardando negli occhi, raggiungerà l’obiettivo. Molto bella l’immagine dei disegni di ognuno dei bambini appesi a fili tesi in modo che venisse creato un museo dei loro capolavori, insistendo su questo ultimo termine, per valorizzare anche chi temeva di non riuscire, mentre gli applausi facevano da coreografia. “Io sono cresciuta, grazie a questa scuola -afferma la maestra Lorella- mi appartiene come la mia famiglia. Anzi, entra spesso nella mia famiglia, in quanto i problemi li portavo a casa”. Poi: “Dico una frase che può sembrare un assurdo, ma corrisponde alla realtà: devo ringraziare il Covid!”. Sì, perché è equivalso ad una maggiore indipendenza dei bambini da parte dei genitori i quali non potevano entrare nell’atrio con i figli e questi dovevano imparare a spogliarsi autonomamente con l’incoraggiamento delle insegnanti. In questo lungo arco temporale di insegnamento la docente individua come una cesura tra i bambini che decenni fa erano più autonomi, anche più sereni, a cui poter affidare piccoli incarichi e le ultime generazioni che sono più fragili, hanno sempre bisogno di rinforzi e incoraggiamenti. Ma non per questo le energie sono calate. Il suo è stato un percorso professionale, che è diventato di vita, lineare, coerente. Scoppia in una risata al ricordo del bambino che, mentre erano in visita nel convento di Bardello della Congregazione di Nostra Signora degli Apostoli, nel parco, dopo aver abbracciato tutti assieme un grande tronco di faggio, era in attesa dell’arrivo delle scimmie, considerato che accanto si innalzava un bosco di bambù. O quello che di fronte alla spiegazione delle palafitte esclama: “Ma tu non c’eri?”. Egidio Calvi, Luciano Puggioni, sindaci di Bardello, hanno invitato i bimbi di questa scuola “che funziona come un orologio svizzero”, afferma Lorella. Parlare della festa finale è scontato: il cuore del paese ha pulsato all’unisono con quello dell’insegnante.
Federica Lucchini