Riesce davvero lo sport a condurre fuori qualcosa di buono da una società in crisi? Per capire forse bisognerebbe provare, magari cominciando con l’andare meno in macchina, vivendo di più all’aria aperta, ritrovando il gusto di osservare, respirare, contemplare, vivere il silenzio, lasciando che il mondo si riveli realmente per quello che è, simbolo di una bellezza che ha origini remote e che parla all’uomo con la voce dei sentimenti e delle emozioni. L’educazione non nasce per caso, vive un suo tempo d’incubazione, in cui qualcuno ci aiuta a crescere, a capire, a vivere con coscienza quella straordinaria realtà nella quale realizziamo la parte migliore di noi stessi. Forse non basta vivere, forse bisogna imparare a vivere bene, cercando di dare un senso compiuto alle cose che si pensano e che si fanno. Nell’era del progresso tecnologico e di presunte libertà conclamate, si riaccendono il senso del mistero, il valore della vita, il senso da dare alle cose che si pensano e che si fanno, si sente insomma la necessità di mettere a punto o di rianimare valori che aiutino gli esseri umani a sentirsi davvero sempre più umani, figli di quel pianeta stupendo in cui hanno ricevuto in dono il miracolo di poter vivere e realizzare anche solo in parte l’approccio esistenziale con la vita. Lo sport è solo una piccola parte di una preziosissima felicità terrena, ma è importante perché funge da base di decollo, si tratta di una scuola di vita che diventa indispensabile per costruirci sopra un percorso fatto di regole e di senso di responsabilità, di autostima e di fiducia. Lo sport si può anche inventare, ma la sua parte più bella è quella che viene insegnata da maestri seri e capaci, quella che passa attraverso le esperienze di chi lo ha vissuto, facendolo diventare un gioioso compagno di viaggio. Lo sport non è solo costruzione fisica, è prima di tutto condizione morale, culturale e sociale. Entrare nello spirito dello sport significa imparare a viverlo come realtà presente, consegnandogli una voce, perché possa parlare ogniqualvolta la vita si oppone con le sue graffianti asperità. E’ attraverso lo sport che recuperiamo fiducia in noi stessi, che ridiamo anima e respiro all’esistenza, è con lo sport che la quotidianità si tinge di freschezza, di umori positivi, di voglia di vivere, di partecipare, di lasciare che il corpo e la mente liberino il loro innato desiderio di felicità. La forza educativa dello sport è immensa, ma bisogna avere la forza di crederci, di condividerla, di accompagnarla senza la presunzione di dover diventare i primi della classe. Lo sport educa quando restituisce fiducia, stima, senso del dovere, quando dimostra che alla base di una vita moralmente coesa c’è una profonda convinzione nelle proprie capacità, nella forza che ciascuno porta con sé. Allenare il fisico significa restituirlo meno provato all’identità personale, significa anche prepararlo ai grandi appuntamenti con l’entusiasmo di chi si appresta a vincere una gara, sicuro di esserne all’altezza. Lo sport, se praticato con gioia, fuori dalla pressione delle strategie agonistiche, è un grande collaboratore di giustizia, è un abilissimo maestro di sobrietà e di perseveranza, è il perfetto antidoto alle sopraffazioni di una annichilente comodità tecnologica. Chi pratica attività sportiva perché ci crede, vive con più serenità e armonia la propria condizione, crea straordinarie connessioni con il mondo che ci circonda, fornisce strumenti d’incalcolabile importanza, rilancia la voglia di apprendere e di limare tutte quelle asperità che tentano di affossare la spinta fisica e mentale delle persona. Lo sport aiuta a essere migliori, a stabilire relazioni, promuove la solidarietà e la sportività, dà un senso compiuto alla vita di relazione, combatte l’invecchiamento fisico, cerebrale e morale, crea conforto e alimenta il desiderio di partecipare alle bellezze della vita, svuotando quei carichi di negatività che spesso la consumano, quasi senza che l’essere umano se ne accorga. Educare allo sport significa insegnare ai giovani a camminare, a pedalare, a correre nella natura con uno spirito libero, ma rispettoso, a frequentare le palestre, a ristabilire una bella compatibilità con se stessi e con i propri problemi. Con lo sport si nasce e si invecchia con meno problemi. Ecco perché la famiglia e la scuola dovrebbero essere palestre primarie di vita sportiva, di attività, di indicazioni, di esperienze e soprattutto di cultura del saper vivere. La cultura dello sport nasce infatti in famiglia, ma prende corpo e si forma nella scuola, allertandosi nella comunità sociale, dove aspirazioni e predisposizioni incontrano la volontà formativa di educatori cui spetta il delicatissimo compito di orientare le energie giovanili e di farle crescere. Oggi più che mai c’è bisogno di sport e dello sport, di quello forse meno agonistico e più ludico, più collaborativo e più socialmente utile, quello che non prevede solo vittorie o sconfitte, ma un sobrio ed equilibrato ordine esistenziale. C’è bisogno di tornare a respirare l’umanità di un sistema che ha perso per strada le sue coordinate e che cerca in tutti i modi di rifarsi un look che sia affidabile e credibile. Meno computer e più attività all’aria aperta, meno smartphone e più pedalate in bicicletta, meno dipendenza e più libertà e soprattutto più rispetto nei confronti di una società che ha terribilmente bisogno di essere sollecitata e guidata, amata e aiutata a essere sempre più attenta e rispettose delle regole che ne caratterizzano la personalità.
IL PUNTO DI VISTA DI ALCUNI PERSONAGGI DELLO SPORT
BRUNO FRANCESCHETTI
“Nella sua natura storica ed etica, lo sport si è sempre posto come elemento di equilibrio tra i vari paesi del mondo, ha sempre cercato di avvicinare, di unire, di creare positivi momenti di confronto, di sana fraternità, di migliorare i livelli sociali, culturali, economici e anche politici. Al tempo dei Greci le Olimpiadi erano un momento di concordia civile e di fermento culturale, così come lo sono anche oggi. Basterebbe entrare in un villaggio olimpico per capire che cosa significhi stare insieme con lo sport. Differenze di razza e di religione scompaiono, per dare spazio alla voglia degli esseri umani di conoscersi, di dialogare, di raccontarsi fuori da ogni pregiudizio, di mettere in campo le loro aspirazioni, le loro ansie, le loro gioie e i loro entusiasmi. Il villaggio olimpico è il prototipo della città globale, dove le regole sono regole per tutti e dove l’obiettivo è quello di dare il meglio di se stessi, per sé e per il paese che si rappresenta. Ecco, se nelle nostre città e nei nostri paesi si lasciasse allo sport lo spazio che si merita, forse riusciremmo a ridurre i livelli di aggressività e di diffidenza che si vengono naturalmente a creare. Lo sport serve proprio a questo, a dimostrare che la sfida è solo un modo per misurare l’efficienza dell’essere umano, la sua volontà di fare sempre meglio, di essere all’altezza della situazione, di creare un rapporto competitivo basato sulla lealtà, sull’onestà e sul rispetto. Proprio per tutte queste ragioni credo che bisognerebbe rafforzare l’attività motoria a tutti i livelli, soprattutto nella scuola, dove c’è un materiale umano in fase di crescita e quindi nella condizione ideale per poter sviluppare il corpo e la mente. Oggi poi nelle nostre scuole ci sono studenti provenienti da ogni parte del mondo, che amano naturalmente lo sport, perché noi tutti sappiamo che il gioco e il divertimento, soprattutto quando si è giovani, non hanno colore o appartenenza e aiutano tantissimo a stare insieme, a condividere. Ecco perché ritengo che la scuola abbia un ruolo fondamentale, perché è proprio lì che le differenze diventano una forza, la forza del gruppo, per affrontare con maggiore coraggio le sfide della vita”.
IGOR CASSINA
“I giovani, nella maggior parte dei casi, non se la sentono di abbracciare la professione sportiva, perché preferiscono una vita più semplice, più comoda, meno condizionata dalla disciplina e dalle regole. Tutto questo succede perché non sono stati allenati alla cultura sportiva, a comprenderne l’importanza e la bellezza fin dai tempi della scuola, una scuola che lascia poco spazio all’esercizio motorio e alla conoscenza vera degli sport. I ragazzi, molto spesso, non sono più capaci di emozionarsi, neppure di fronte ad imprese straordinarie compiute da atleti di diverse discipline. Manca proprio la spinta mentale e culturale a vivere con gioia ed entusiasmo la gestualità sportiva, con le sue sfide e le sue storie, perché lo sport è storia di vita: dietro a ogni impresa, infatti, grande o piccola che sia, c’è sempre un’umanità fatta di mille cose. Poterla raccontare è fondamentale, perché arricchisce il cuore e la mente di chi l’ascolta o di chi legge. La medaglia d’oro di Atene, ad esempio, è un punto d’arrivo, ma soprattutto un punto di partenza per affrontare il mondo a trecentosessanta gradi. Nella vita bisogna imparare a mettersi in gioco, è lì che si vede il carattere della persona. La ginnastica artistica è una disciplina stupenda, genera emozioni a non finire, sia per la bellezza estetica del gesto atletico, sia per le dinamiche che contraddistinguono la parte tecnica e quella umana. Nelle grandi manifestazioni sportive è sempre seguita con molta curiosità e interesse, perché la gente è affascinata dalla nostra capacità di saper interagire con gli attrezzi, di dimostrare le belle cose che sappiamo fare, ma non trova corrispondenza adeguata nei luoghi dove dovrebbe attecchire, nella famiglia e nella scuola. Dietro l’impegno sportivo c’è la gioia di praticare qualcosa che ti fa star bene, che stimola la fantasia, la voglia di emergere, di dimostrare quanto vali, quindi non è una fatica, ma un piacere”.
PIPPO INZAGHI
“Consiglio i ragazzi di praticare sport, perché insegna a vivere. Bisogna che imparino a fare le cose con amore, con spirito di sacrificio e molto impegno, perché è solo così che si possono raggiungere grandi traguardi. Non devono pensare di avere tutto subito, ma devono impegnarsi sempre con grande serietà e determinazione. Vorrei invitarli ad amare la scuola, per non fare delle brutte figure nella vita. Non basta infatti avere delle ottime qualità tecniche, bisogna sapersi relazionare con la gente, con un mondo sempre più grande ed esigente”.
ANTONIO ROSSI
“Lo sport mi ha dato tanto in termini di successo, gratificazione, riconoscimento e mi ha dato anche una certa notorietà, ma questo è solo la punta dell’iceberg, è solo quello che si può vedere. In realtà la cosa più importante che mi ha segnato, quella che veramente ha segnato e cambiato la mia vita, è stato il rispetto. Rispetto per tutto, per me stesso, per il mio corpo, la mia salute e la mia dignità. Rispetto per il lavoro del mio staff, senza il quale non avrei mai raggiunto i risultati ottenuti, rispetto per i miei compagni con i quali condivido sudore, risate, delusioni e dai quali cerco di imparare tutto il possibile”
ALESSANDRA SENSINI
“Per mio padre era normale che dovessi finire la scuola e nello stesso tempo dovessi praticare attività sportiva durante il tempo libero. In famiglia si doveva essere impegnati sempre in qualcosa. L’attività fisica mi ha formato il carattere, mi ha trasmesso un’educazione, fondata soprattutto sul rispetto delle regole. La scuola si doveva frequentare, punto e basta. Ho avuto dei professori che appoggiavano la mia passione, altri meno, però mi sono sempre ritagliata spazi adeguati per potermi dedicare alla mia attività sportiva”.
GIULIANO RAZZOLI
“Lo sport rafforza quei valori che diventano fondamentali nella vita di tutti i giorni, come l’onestà, il sacrificio, la lealtà, il coraggio, l’autostima, la fiducia in se stessi e negli altri. Distoglie da varie forme di dipendenza, in un momento come questo in cui il mondo giovanile subisce la pressione di una crisi radicale e profonda. Credo che lo sport possa rilanciare la fiducia, la voglia di lottare e di superare varie forme di difficoltà. La società è molto cambiata. Se un tempo i ragazzi trovavano spazi adeguati aperture sociali, oggi incontrano grosse difficoltà e in molti casi preferiscono starsene a casa, essere coccolati, col rischio che questo tipo di dipendenza annulli la voglia di fare”.
ELIA LUINI
“Da ragazzi lo sport è l’unico modo per capire cosa sia il sacrificio, cosa significhi fare fatica per ottenere qualcosa. Oggi è tutto un po’ comodo, certo non voglio dire che la comodità non faccia piacere, però credo che occorra capire anche quello che c’è dietro, cioè l’impegno per conquistarla. Lo sport può essere un importante antidoto per molti dei disagi che assillano le persone, come la depressione, l’insoddisfazione, i malumori, è una scelta che viene fatta con amore e che non sottostà a obblighi particolari, si tratta di una libera scelta che dà moltissimo. E’ molto importante che le persone, soprattutto i giovani, imparino a organizzare la loro giornata, in modo tale da riservare uno spazio all’attività sportiva”.