da Facebook
Da alcuni lettori apprendiamo alcuni nomi dei personaggi nella foto
“Il secondo da sinistra è un Ciglia chiamato “lo Svizzero”, la prima da destra (forse) la mamma della Maria Assunta Bignardi, la terza da destra è sicuramente la mamma del Pietro Sonagere, cognome Paglia, nome non lo so, quella in costume la Maria Malgarini, padrona di casa, e l’anziana a sinistra potrebbe essere la mamma della Maria Laura”.
Buon giorno! Questa la “prima parte” della presentazione di un mestiere ormai tramontato ma molto in uso nei tempi passati in Lombardia. Questo è uno scritto nato per la didattica, dedicato ai bambini. Di fatti alla fine ho inserito il test…o di una filastrocca in bosino molto semplice, per far sì che il nostro passato recente ritorni con semplicità ed entri nel bagaglio culturale dei giovani facendo loro da sprone per re introdurre gli antichi mestieri. Le novità spesso si attingono dalla storia, interpretata ed adattata in chiave moderna.
LA FOTO FA PARTE DELL’ARCHIVIO STORICO DELLA FAMIGLIA CELLINA ED E’ STATA SCATTATA IN UN ALLEVAMENTO DI BIGATT A CALDANA (VALCUVIA, VARESE). RINGRAZIO L’AMICO FOTOGRAFO MAURIZIO CELLINA PER LA COLLABORAZIONE.
Avete mai visto le foglie di gelso in autunno, quando sono di un giallo intenso e cadono formando un tappeto che fortunatamente quata su i radis di quest’albero così importante per l’economia famigliare di un tempo? Le cascine lombarde,prevalentemente nella provincia di Varese e Como, avevano sempre un posto ben riscaldato da un caminetto da cui ricavare una “bigatera”. L’allevamento dei bigat (bachi da seta) era un sostentamento importante, forse impegnativo, ma gestibile dalle donne che non dovevano muoversi di casa per poter contribuire all’economia famigliare.Nel mese di Aprile si acquistava la “sumenza”(larve dei bachi da seta) di cui venivano coperte delle tavole di legno adeguatamente posizionate in modo da sfruttare tutto lo spazio disponibile (più bachi si allevavano più seta si produceva) si manteneva una temperatura costante (accendendo il camino) e si attendeva l’uscita dei bachi dalle larve. Appena usciti la necessità di mangiare era immediata. Così si sminuzzavano le foglie di murun (gelso)’unico loro alimento e se ne dava in gran quantità
– Tanti anni fa, nella nostra provincia,si allevavano i bachi da seta che in bosino si chiamavano bigatt – A loro veniva riservato un locale con dei ripiani in legno che in bosino si chiamavano bigatere. – Venivano acquistati molto piccoli nel mese di Aprile. Di notte faceva ancora freddo, quindi il loro locale doveva avere un camino per essere riscaldato. – Mangiavano solo le foglie tritate dell’albero di gelso.In bosino questi alberi si chiamavano murun perché facevano delle more dolcissime. – Crescevano molto velocemente, così tanto che dovevano cambiare quattro volte la pelle. – Prima di cambiare la pelle facevano quattro dormite. In bosino “quatar sugnett” . – Dopo l’ultima dormita veniva preparato loro un boschetto di fascine per far sì che filassero il bozzolo, in bosino galett.. – Alla fine i bozzoli venivano portati in filanda per trasformarsi in seta. – Di filande ce ne erano tante nella nostra provincia e la nostra seta era molto apprezzata. – Ora i bachi non si allevano più, le filande sono tutte chiuse e le piante di gelso, piante molto delicate, non si vedono quasi più nelle nostre campagne. – Ma ricordiamoci che molti dei nostri nonni hanno mantenuto la famiglia grazie alla produzione della nostra pregiata seta.
ECCO A VOI LA FILASTROCCA DI BIGATT.Prima segunda terza quarta cusa l’è cheschì?
In i quatar sugnett prima de fa i galettE sgagnan sgagnan sgagnan i bigatt föi da murun trità
Pö vann in dul buschett e filan i galettPrima segunda terza quarta in du la bilatera
Cunt pizzà ammò ur camin in propri piscinittE sgagnan sgagnan……Prima segunda terza quarta i bigatt inscì
Prima de durmì in drè cambià la pellE sgagnan sgagnan…..Prima segunda terza e quarta de durmì hann finì
In filanda i galett par fa i camisettE sgagnan sgagnan……
LA FOTO FA PARTE DELL’ARCHIVIO STORICO DELLA FAMIGLIA CELLINA ED E’ STATA SCATTATA IN UN ALLEVAMENTO DI BIGATT A CALDANA (VALCUVIA, VARESE). RINGRAZIO L’AMICO FOTOGRAFO MAURIZIO CELLINA PER LA COLLABORAZIONE.
Avete mai visto le foglie di gelso in autunno, quando sono di un giallo intenso e cadono formando un tappeto che fortunatamente quata su i radis di quest’albero così importante per l’economia famigliare di un tempo? Le cascine lombarde,prevalentemente nella provincia di Varese e Como, avevano sempre un posto ben riscaldato da un caminetto da cui ricavare una “bigatera”. L’allevamento dei bigat (bachi da seta) era un sostentamento importante, forse impegnativo, ma gestibile dalle donne che non dovevano muoversi di casa per poter contribuire all’economia famigliare.Nel mese di Aprile si acquistava la “sumenza”(larve dei bachi da seta) di cui venivano coperte delle tavole di legno adeguatamente posizionate in modo da sfruttare tutto lo spazio disponibile (più bachi si allevavano più seta si produceva) si manteneva una temperatura costante (accendendo il camino) e si attendeva l’uscita dei bachi dalle larve. Appena usciti la necessità di mangiare era immediata. Così si sminuzzavano le foglie di murun (gelso)’unico loro alimento e se ne dava in gran quantità
– Tanti anni fa, nella nostra provincia,si allevavano i bachi da seta che in bosino si chiamavano bigatt – A loro veniva riservato un locale con dei ripiani in legno che in bosino si chiamavano bigatere. – Venivano acquistati molto piccoli nel mese di Aprile. Di notte faceva ancora freddo, quindi il loro locale doveva avere un camino per essere riscaldato. – Mangiavano solo le foglie tritate dell’albero di gelso.In bosino questi alberi si chiamavano murun perché facevano delle more dolcissime. – Crescevano molto velocemente, così tanto che dovevano cambiare quattro volte la pelle. – Prima di cambiare la pelle facevano quattro dormite. In bosino “quatar sugnett” . – Dopo l’ultima dormita veniva preparato loro un boschetto di fascine per far sì che filassero il bozzolo, in bosino galett.. – Alla fine i bozzoli venivano portati in filanda per trasformarsi in seta. – Di filande ce ne erano tante nella nostra provincia e la nostra seta era molto apprezzata. – Ora i bachi non si allevano più, le filande sono tutte chiuse e le piante di gelso, piante molto delicate, non si vedono quasi più nelle nostre campagne. – Ma ricordiamoci che molti dei nostri nonni hanno mantenuto la famiglia grazie alla produzione della nostra pregiata seta.
ECCO A VOI LA FILASTROCCA DI BIGATT.Prima segunda terza quarta cusa l’è cheschì?
In i quatar sugnett prima de fa i galettE sgagnan sgagnan sgagnan i bigatt föi da murun trità
Pö vann in dul buschett e filan i galettPrima segunda terza quarta in du la bilatera
Cunt pizzà ammò ur camin in propri piscinittE sgagnan sgagnan……Prima segunda terza quarta i bigatt inscì
Prima de durmì in drè cambià la pellE sgagnan sgagnan…..Prima segunda terza e quarta de durmì hann finì
In filanda i galett par fa i camisettE sgagnan sgagnan……
Diana Ceriani – I Stagiun da Vares
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