Ci sono ricchezze che non sono state valorizzate abbastanza e che sono state lasciate spesso in disparte, date per scontate, come se fossero frutto di una concatenazione meccanica di circostanze misteriose, quasi inevitabili, di cui l’uomo e la donna si sono sentiti eredi e continuatori, investiti di responsabilità che, col passare degli anni, hanno assunto connotati molto particolari, legati ai comportamenti, alla complessità dei sentimenti, alla necessità di relazioni, insomma ci si è resi conto che la famiglia non era solo un destino inevitabile della stirpe umana, ma qualcosa di molto più complesso e importante, qualcosa che aveva a che fare con i grandi misteri della vita e della morte, della storia personale e di quella dell’umanità. Ci si è resi conto, quasi per incanto, che due persone uscite dall’officina fantastica della vita, l’avrebbero continuata, in virtù di atti e circostanze che, col passare del tempo, si sarebbero affinati, potenziati e manifestati al punto di assumere persino un’investitura divina, diventando sacramento. C’è stato un momento in cui l’unione di un uomo e di una donna non era più un fatto del tutto casuale, dettato da istinti o attrazioni non ben delineate, ma veniva sancita da un patto sacramentale, un legame che aveva il sapore di un vincolo, suggellato da un atto e da parole che ne avrebbero sanzionato la legittimità e l’ufficialità. La famiglia ha iniziato così un cammino terreno riconoscendo una propria identità cristiana, in cui l’unione non era più soltanto l’affermazione laica o l’avvicendamento meccanico, ma la consapevolezza riconosciuta di quanto quell’unione potesse incidere sulla continuità della vita e sulla costruzione di una comunità allenata alla sua convinzione morale, etica, culturale e sociale, al suo essere immagine, storia e verità. Improvvisamente la famiglia è diventata il collante, l’immagine straordinaria di un Dio ingegnoso al punto di concedere alla natura umana di moltiplicarsi, di sublimarsi, di darsi delle regole e di concorrere a formare l’ardita bellezza dell’universo. Piano piano è uscito allo scoperto il carattere sacro della famiglia, la sua capacità di rappresentare nel modo più vero e più pieno la forza moltiplicativa della complessità umana, di cui è diventata sorgente, punto di partenza e di arrivo. Ci si è resi conto che la famiglia era molto di più di quanto non potesse apparire, era il cantiere in cui prendevano forma l’amore, la collaborazione, le diversità, la complementarietà, la reciprocità, il rispetto, la lealtà, la solidarietà, il piacere finalizzato alla bellezza, l’idea che tutto potesse essere più chiaro e più semplice se alla base ci fosse la naturale e straordinaria forza di un amore umano diventato divino in virtù della sua forza di immedesimazione e di proiezione, della capacità di comprendere e di capire. Si è compreso che tutto quello che sarebbe avvenuto dopo era già stato prima, era già lì pronto per fornire tutte le indicazioni possibili sul modo di concepire e di realizzare la forza creativa del mondo. Ci si è persino accorti che la famiglia non era più legalizzazione scomposta e parziale, ma rappresentazione umana della storia cristiana, in cui qualcuno aveva voluto riporre con fiducia la storia stessa del mondo. Certo la storia della famiglia è sempre stata misteriosamente bellissima e umanamente complicata, ha richiesto un costante avvicinamento a un’idea sempre un po’ diversa e quindi sempre più capace di cogliere la ricchezza vera della propria essenza. Con la famiglia la storia ha cominciato a essere storia, a pensare e ad agire secondo metodi, strategie e sistemi, ha iniziato a capire che da una piccola realtà poteva scaturirne una molto più grande, capace di tenere insieme il tutto, senza peraltro sminuire o scalfire la bellezza delle sue parti, ci si è accorti che la famiglia era già di per sé un universale e che in quell’universale si potevano costruire forze molto più grandi, più capaci di cambiare in meglio l’immagine del mondo. Dev’essere stata una straordinaria scoperta quella di rendersi conto di quanto una semplice unione potesse generare in termini di apertura umana alla vita. Certo ha richiesto dedizione, abnegazione, rispetto, lealtà, in qualche caso ha rafforzato e potenziato la capacità di darsi delle regole, di rispettarle, ha sviluppato l’idea e l’arte della propria missione educativa, si è configurata, ha cercato e trovato la forza necessaria per opporsi alle inadeguatezze di un mondo per sua natura egoista e naturalmente portato a fare e ad agire secondo varie forme di egoismo. La famiglia è rimasta un monito incredibile, nonostante il mondo abbia cercato in vari modi di farla apparire più o meno vera o capace di rappresentarne la complessità, la forza e la bellezza. Certo la gestione del nucleo familiare non è cosa da poco, ha sempre impegnato la storia umana, la sua capacità di comprendere e di capire, la sa disponibilità di saper trattare l’evoluzione cultura e sociale della specie, nelle sue varie complessità, dare legalità e giustificazione umana significa soprattutto riconoscerne il valore, rendersi conto che senza le famiglie l’umanità sarebbe preda di un delocalizzante disordine morale e sociale. Chi volesse cambiare un sistema senza partire dalla famiglia rischierebbe di perdersi a metà, di non capire che ogni realtà, per quanto universale, ha bisogno di chi la sorregga, di chi le riconosca la necessità, l’energia, la forza contrattuale. Oggi più che mai in nome della famiglia si consumano varie forme di egoismo, c’è una ricerca consumistica della specificità, in qualcosa che supporti l’impossibile, ciò che sembra e che non è. Mai come in questo momento la famiglia sente il brivido della crisi sulla propria pelle, si sente attratta dalla temporaneità e dalla ricerca di varie forme di libertà, riesce difficile costatarne la forza e la duttilità, la sua capacità umana e cristiana di essere approdo, porto, nido, ancora, luogo di riappropriazione e di rinnovamento. C’è stata troppa trascuratezza, troppa promiscuità, troppa ingenuità, si è voluto trasformare la famiglia in una sorta di avventura turistica, lontano da forme evolute di riconfigurazione sociale, la si è abbandonata a libertà inespresse, demagogiche, utilitaristiche, incapaci di dare un senso, di chiarire, di far capire che tutto parte da un amore molto più grande, più vero, più autentico, che trova nella famiglia umana la sua legittimazione. In questo momento abbiamo più che mai bisogno di famiglia, di unione, di stabilità, di tranquillità, di gente che sappia capire e rafforzare il grandissimo contributo sociale della famiglia, mettendola in campo, ritagliandole quella dimensione morale che le compete da sempre. Uno stato che vuole ritrovare se stesso, che vuole riprendersi la propria autorità morale deve dare alla famiglia tutto ciò che le spetta per essere argine e spinta sociale per un futuro più ricco di umanità, di rispetto e di attenzione nei confronti dell’autorità democratica.