LA CIVILTA’ OCCIDENTALE E’ CHIAMATA A DARE PROVA DI GRANDE COMPATTEZZA CULTURALE, SULLE ORME DEI GRANDI PERSONAGGI DELLA STORIA CHE NE HANNO DELINEATO E DEFINITO I VALORI E I CONTENUTI.
a cura di felice magnani
Mai come in questi anni l’Occidente si è trovato a fare i conti con una decadenza che ne ha fortemente destabilizzato le basi. Oggi il mondo occidentale sta vivendo un momento di forte instabilità morale, sociale, culturale ed economica. L’Europa in particolare, epicentro di una grande rivoluzione culturale e religiosa, fatica moltissimo a riconoscere l’origine di un’ identità che ne ha caratterizzato la storia, vittima molto spesso di antiche forme di nazionalismo che non le hanno permesso e che continuano a non permetterle di sviluppare in modo pieno e soddisfacente quello spirito da cui era stata fortemente plasmata. Dell’esperienza di san Benedetto resta poco, permane forse quella costituzionale intraprendenza che ne aveva fatto l’avamposto di una più equa distribuzione di volontà e di riconoscimento identitario, dove nulla era lasciato al caso e dove il monaco, a qualunque risveglio appartenesse, entrava a pieno titolo nella costruzione umana della storia con il proprio profilo umano, con il proprio impegno, la propria capacità, la propria cultura, la volontà di essere dentro la storia e di rimanervi, sapendo con molta chiarezza quali dovessero essere i propri diritti e i propri doveri. Una storia nuova dunque, capace di non produrre isolamento e devastazione, ma unione, pensiero, ideazione, convergenza, una storia di cui gli esseri umani fossero eredi testamentari capaci di incollare ciascuno il proprio pezzo, senza timori, senza paure, ma con la certezza di poter finalmente essere protagonisti della propria vita, della propria fede e del proprio lavoro. E’ soprattutto nel lavoro che lo spirito di san Benedetto ha esercitato la sua influenza, è nell’individuazione di volontà predisposte ad agire e a pensare che l’Europa imparava una fondamentale lezione di storia, lezione che metteva con le spalle al muro un mondo orientato verso la piena realizzazione della propria identità umana, religiosa, politica e morale. I monasteri benedettini come punte avanzate di nuove volontà, unite da una solidale convergenza d’impegno e dalla capacità di saper scindere la vocazione individuale da quella collettiva, nei confronti della quale l’abate e il monaco riservavano la parte più ampia della loro vocazione e del loro quotidiano impegno sociale, politico, culturale e religioso. Ora et labora, un’Europa con i piedi per terra, animata da monasteri autosufficienti, capaci di dissodare le intelligenze, di far rifiorire le paludi, di creare le condizioni di un’esistenza non provvisoria e priva di contenuti ideativi, ma significativamente pronta a mettersi alla prova, a unire le volontà, a dissodare ogni tipo di terreno, soprattutto quelli lasciati per troppo tempo alla mercé di una inconcludente e disarmante desertificazione fisica e mentale, incapace in molti casi di far sentire al mondo la bellezza di una umanità finalmente viva e attiva, desiderosa di mettersi alla prova, di gettare sul campo le proprie vocazioni, la propria forza e la propria intelligenza, un’Europa capace di allargare il campo dell’intraprendenza e quello della disponibilità, finalmente dotata di una Costituzione frutto di una collaborazione comune, capace di raccogliere attorno a sé le vocazioni più belle e più giuste, permettendo a ciascuno di far fiorire la propria capacità di pensare, di creare, di partecipare, di entrare a pieno titolo nella società umana. Un’Europa delle regole create per dare maggior slancio e vigore alla capacità organizzativa e creativa di un grande continente pronto per mettere in campo le proprie risorse, la propria vocazione imprenditoriale, quella volontà rigenerativa lasciata per troppo tempo relegata nella solitudine più profonda, un’Europa in grado di diventare l’ago della bilancia di una grande trasformazione della cultura mondiale. Il tempo è passato, ma di quell’austera vocazione e di quella intraprendente predisposizione ideativa e produttiva, di quello spirito religiosamente composto in una straordinaria capacità di creare, comporre e unificare, sono rimasti spezzoni che si rincorrono, che tentano di ricongiungersi, lasciando spesso scoperto un profondo isolazionismo di parte, che ne sminuisce la forza e la compattezza, aprendo spesso le porte a varie forme di individualismo e di revanscismo politico ed economico, pronto ad approfittare di piccole e grandi distrazioni, per rimettere continuamente in discussione un equilibrio già abbastanza precario. Rilanciare su scala europea la forza rigenerativa della disciplina monastica significa ridare fiato, idealità e coraggio a un’Europa che vuole continuare a essere, in una chiave sempre più unitaria, più forte e coraggiosa, soprattutto nella più completa realizzazione di una democrazia stabile e costituzionalmente unita, che sappia fornire risposte adeguate a un mondo che tende inesorabilmente ad accamparsi su posizioni individualiste e oltranziste, perdendo di vista le sue tradizioni, in particolare quelle che ci hanno permesso di conoscere l’importanza della nostra storia, della sua tradizione educativa e religiosa, da cui spesso derivano la conoscenza e la lungimiranza intellettuale. Compito di una grande civiltà è senza dubbio quello di non perdere mai di vista quei valori che sono stati storicamente costitutivi di un mondo, quello occidentale, su cui hanno preso forma quelle regole che ne hanno sottolineato e alimentato la genialità e la creatività, senza perdere mai di vista quegli errori che ne hanno limitato spesso l’evoluzione, la capacità di intraprendere strade più adatte per rafforzarne l’intraprendenza e la duttilità. Oggi la civiltà occidentale rischia spesso di lasciarsi coinvolgere da pericolosi quanto inutili revanscismi, proprio mentre il mondo chiede incessantemente di costruire e di armonizzare, di far prevalere i valori della pace e dell’unione sulle divisioni e sulle spaccature. Mai come in questo momento il tema della democrazia assume una valenza universalistica, mai come ora i valori devono trovare le giuste spinte collaborative, per rimettere in moto un clima che si è fortemente rivestito di eccessi di individualismo e di relativismo.