47 ANNI DOPO L’ITALIA VINCE LA
COPPA DAVIS E FA SOGNARE
Il tennis, protagonista assoluto dello sport italiano, presenta una nazionale capace di vedersela con le più competitive al mondo. Jannik Sinner si conferma come uno dei più forti numeri uno del tennis internazionale di felice magnani
Simone Bolelli, Lorenzo Sonego, Matteo Arnaldi, Lorenzo Musetti, Jannik Sinner, Filippo Volandri, una manciata di giovinezza distribuita con sapienza nel difficile mondo del tennis, dove un numero uno di nome Djokovic domina la scena da diversi anni, lasciando spesso i pretendenti in preda a una forte dose di isterismo. Anche nello sport però, il tempo scorre velocemente e la giovinezza rivendica la propria parte, una parte difficile, complessa, dove tutto va calcolato al millesimo e dove il palcoscenico non ammette delusioni o tradimenti, dove in molti casi non basta sfoderare un individualismo stellare, perché ogni passaggio è sudore e sofferenza, capacità di ascendere con lo sguardo che si apre a visioni sempre più larghe e sempre più acute, che lasciano intuire quanto sia fondamentale coltivare quasi ogni attimo quei valori, che sono parte integrante dello sport, qualsiasi tipo di sport. Ma cos’ha di così straordinario la nazionale di Coppa Davis che altri non hanno? Una bravura tutta naturale per prima cosa, ma poi ecco che viene fuori l’aspetto umano, quello che nella maggior parte dei casi fa la differenza, quello che ti fa capire che per diventare campioni bisogna dimostrarlo prima di tutto negli affari della vita, quella vita che lascia intuire dove stanno di casa l’umiltà, il rispetto, il sorriso che cancella immediatamente una sconfitta, l’amore per il prossimo, anche quando quel prossimo non ti appartiene per principio e poi per quello sguardo che ti fa capire che il mondo è molto più grande di quello che scorre velocemente sul terreno di gioco di uno stadio abitato dalla passione sportiva del pubblico. La nazionale di tennis non è solo un bellissimo concentrato di sottigliezze stilistiche, una perfetta rappresentazione teatrale fondata sulla vocazione naturale delle persone, ma è soprattutto la forza di una giovinezza che si sa imporre con l’impegno di giovani che sanno guardare anche là dove la vita impone di manifestare apertamente chi sei, cosa fai, di cosa parli, perché è umanamente bello poter alzare lo sguardo sui bisogni degli altri, di quelli che annaspano tra la voglia di sorridere e la durezza del dolore, senza per forza dover chiedere scusa. Quella che ha vinto la Coppa Davis è una nazionale piena di futuro, molto unita, capace di capire fino in fondo di che pasta è fatta la stima che si conquista sul campo. Come ogni team che si rispetti anche quello italiano ha il suo leader, quello a cui madre natura ha consegnato temporaneamente le chiavi di un successo che diventa modello per gli altri, si chiama Jannik Sinner , un ragazzo ventiduenne dai capelli rossi, dal fisico nervoso e asciutto, un giovane che sa sorridere sempre, lasciando nell’interlocutore, anche in quello che sta dall’altra parte della barricata, il calore di un sentimento leale. In Sinner e nei suoi compagni serpeggia il positivissimo virus della gentilezza e dell’umiltà, la voglia di non perdere mai di vista la fede in quel buon senso umano che fa la differenza anche nei momenti più difficili. Un grazie di cuore a questi giovani italiani che sanno dimostrare la forza di un paese, che non perdono mai di vista quei valori che fanno la differenza, che danno un tono e un senso alla vita, soprattutto quando quasi in ogni parte del mondo la guerra e la violenza tarpano le ali del buon senso e della tolleranza.