Un paleosuolo giacente sott’acqua. L’isolino Virginia con la sua storia millenaria torna ad essere protagonista in una stagione, l’autunno, durante la quale le acque del lago risultano più limpide: due archeologi subacquei hanno effettuato in questi giorni un sopralluogo sulla sponda est dell’isolino Virginia finalizzato a delimitare esattamente l’estensione del giacimento archeologico, scoperto durante la campagna di scavo biennale 2005/2006 dall’allora conservatore dei Musei Civici di Varese, Daria Banchieri. L’intervento effettivo comincerà lunedì 16 ottobre, sotto l’egida della Soprintendenza Archeologica alle Belle Arti e Paesaggio per le province di Como, Varese, Lecco, Brianza, Monza Pavia e Sondrio. Compreso nell’area tra i due pontili che permettono l’attracco sul piccolo lembo di terra, è finalizzato alla posa delle boe per la protezione dell’area sommersa in modo che i natanti non creino danni ad un frutto dell’azione umana risalente al Neolitica Antico cioé al 4800 a. C. Effettuato dai due archeosub Francesco Tiboni e Laura Sanna, vedrà la presenza dell’Ispettore della Soprintendenza Daniela Locatelli e dell’attuale conservatore dei Musei Barbara Cermesoni. Si tratta dunque di proteggere una pavimentazione lignea coperta dai cittoli, costruita da quegli eccezionali carpentieri che furono gli abitatori dell’isolino. Della loro capacità se ne erano resi conto gli archeologi che sotto la direzione della Bancheri avevano individuato strutture lignee perfettamente conservate, di cui erano stati in grado di stabilire la datazione in base ad analisi dendrocronologiche e paleobotaniche. Queste ultime avevano permesso di ricostruire anche l’ambiente e il clima in cui viveva l’uomo neolotico. La conoscenza di questo prestigioso abitato ha fatto sì che l’isolino continuasse a rivelarsi un eccezionale centro di ricerca archeologica, in cui le strutture neolitiche risultano essere le più antiche dell’Italia Settentrionale. L’isolino non ha mai deluso le campagne di scavo. Un esempio: nel 2005, a causa dell’eccezionale siccità riservò una sorpresa lungo dodici metri di riva nord con l’affioramento di strutture lignee, soprattutto di quercia, conservate in modo eccezionale. La vita su questo piccolo lembo di terra, riconosciuto sito Unesco, patrimonio dell’Umanità, per millenni è trascorsa all’insegna della sinergia con la natura e degli scambi commerciali. Proteggere quel paleosuolo significa onorare la vita che c’è stata attorno, di chi l’ha costruito e di chi vi ha camminato nelle vicende quotidiane.
Federica Lucchini