Carissimi tutti,
questa sera vi propongo brevissimi e semplici spunti di riflessione sulle Letture bibliche che avete ascoltato oggi durante la celebrazione della S. Messa.
1) «VADO A PREPARARVI UN POSTO!». C’è un POSTO, una DIMORA, una CASA! Dove saremo tutti insieme, nel cuore di Dio! Che fortuna che abbiamo! Non siamo randagi, non siamo viandanti senza meta, non siamo sbattuti dal vento di qui e di là senza punti di riferimento! Parafrasando Shakespeare possiamo dire che «il mondo senza una meta sicura sarebbe come un favola raccontata da un idiota in un accesso di follia!». E invece noi abbiamo una meta! E ciò che rende ancora più grande questa cosa è che questa meta è stabile, definitiva, eterna, oltre la morte! Non siamo più in balia della morte! Quando ci alziamo al mattino, la speranza e la certezza dominano nel nostro cuore! Non l’insicurezza, lo sgomento, la paura, l’oblio!
2) «IO SONO LA VIA!». A cosa servirebbe sapere di avere una META, senza conoscere la STRADA per giungervi! Non servirebbe a nulla! E qui né la nostra seconda fortuna (o grazia!). C’è una strada, una VIA! Ed è una via vivente, una persona! Basta seguirla! È GESÙ! «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv 8,12).
3) «CHI VEDE ME, VEDE IL PADRE!». Ed ecco la terza grazia inestimabile: in Gesù il mistero di Dio si rende visibile, incontrabile, presente! «Dio, nessuno l’ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed nel seno del Padre, è Lui che lo ha rivelato» (Gv 1,18). Dio è per noi una compagnia quotidiana, permanente, continua, riconoscibile, verificabile!
4) «SI APRIRONO TUTTE LE PORTE E CADDERO LE CATENE DI TUTTI!». Ma allora, se Dio è permanentemente con noi ed è una presenza costante e coscientemente percepita, nulla ci può fermare! Si aprono tutte le porte! Cadono tutte le catene! Ecco la quarta grazia!
5) «SONO LIETO NELLE SOFFERENZE CHE SOPPORTO PER VOI E DO COMPIMENTO A CIÒ CHE, DEI PATIMENTI DI CRISTO, MANCA NELLA MIA CARNE, A FAVORE DEL SUO CORPO CHE È LA CHIESA». Allora anche le sofferenze non spaventano più! Diventano, se accettate ed offerte, una collaborazione voluta, accolta, associata, desiderata da Gesù stesso come “compimento” del mistero della Redenzione del mondo intero! Scriveva il grande Beato Don Carlo Gnocchi – Alpino con gli Alpini – nel suo più famoso libro “Pedagogia del dolore innocente”, scritto nel 1956 durante la sua missione con i “mutilatini”: «Nell’economia della redenzione cristiana, il dolore dell’uomo è complemento volutamente necessario del dolore e della morte redentrice di Cristo: “Compio del mio corpo quello che manca alla passione di Cristo” (Col 1,24) e perché la redenzione di Cristo sia totale, ogni Cristiano deve apportare ad essa il contributo della propria sofferenza personale».
Buona notte a tutti!
Vostro,
don Fabio.