Non basta lavorare, forse bisognerebbe farlo con passione, ma perché ciò avvenga è necessario che qualcuno ci aiuti ad amare quello che facciamo, anche se non è sempre quello che ci aspettiamo o che abbiamo programmato.
Il lavoro ha una sua precisa funzione individuale, ma ne anche una sociale, fondamentali entrambe per costruire una personalità armonica, curiosa, aperta e una società in cui si realizzi appieno la vocazione individuale.
Lavorare bene, lavorare con passione, lavorare con determinazione e volontà, lavorare per il gusto di farlo, di sentirsi utili, realizzati, in relazione con il mondo che ci ruota attorno e che attende risposte adeguate, lavorare per potenziare il livello etico, morale, culturale, per sentirsi dentro la storia, pronti a darle una mano appena ne abbia bisogno.
Il lavoro ha bisogno di scoprirsi, di conoscersi, di farsi apprezzare e amare da parte di chi lo coltiva, per questo chiede aiuto a chi lo sa far decantare in tutta la sua strumentale e spirituale bellezza.
Quante volte ci è capitato di imbatterci nel lavoro tiranno, subdolo, quello che inganna e froda la buona fede delle persone, tentando di appropriarsi dell’anima e dello spirito, di una vocazione che cerca una via d’uscita. Quante volte abbiamo lottato con tutte le nostre forze per essere all’altezza, ma dall’altra parte non c’era nessuno, il mondo aveva voltato le spalle, se n’era andato per non dover dire grazie, per evitare di dover rilasciare un sorriso a scopo risarcimento.
Chi lavora con impegno e passione è una persona che gode di un ampio spettro di sviluppo relazionale, è uno che sa trasformare il dovere, restituendogli la convinzione che ogni cosa fatta e pensata nel carisma della missione sia buona, costruttiva, perché dà la possibilità di sentirsi parte viva e attiva di un universo che non finisce di stupire.
Preparare i giovani al lavoro è fondamentale per educare alla capacità di comprendere e applicare ciò che l’intelligenza consente di incamerare e di trasformare, per fare in modo che l’energia individuale entri in sintonia con quella comunitaria.
Il lavoro è la fonte del benessere di una società, è il terreno da cui è ancora possibile estrarre la linfa della riconversione, della voglia di ricominciare quando la vita sembra voltare le spalle.
Bisogna svuotare i pesi dalle sovrastrutture, liberare le energie e le volontà, incoraggiare nuove scelte, una vita che non sia vittima di una servile subalternità morale, sociale e culturale.
Preparare i giovani al lavoro significa modificare l’orientamento scolastico, togliere quella patina classista che è rimasta nel tempo, ricomporre una dicotomia, che rimetta insieme conoscenza e applicazione pratica, passato, presente e futuro, la voglia di fare in virtù di una libertà generosa che decongestiona, permettendoci di vedere un mondo più intrigante di quello a cui ci hanno abituato.
La scuola non può rimanere passiva, deve evolvere, pensare, ricercare, valutare, deve entrare nel cuore della vita, quella che si palesa giorno dopo giorno in tutta la sua imprevedibile e fervida baldanza, creando possibilità e orientamenti nuovi, sinergie e sintonie tra il mondo dello studio e quello del lavoro.
Lavorare con passione significa rivestire il proprio mandato di significati importanti, di regole condivise, di cammini paritari, dove l’esperienza del docente diventa linfa per la crescita del discente e dove, senza sfide inopportune, si gioca un sistema educativo che preveda rispetto e fermezza, onestà e lealtà e dove ciascuno tenga fede al ruolo che gli è stato affidato.
Famiglia e scuola sono due punti di partenza fondamentali, sui quali si costruisce il valore della libertà e quello della vita comune.
E’ nella forza stimolativa e assicurativa di un padre e di una madre che i giovani imparano a rapportarsi, a dare il giusto peso e la giusta misura alle cose che fanno, agli impegni da onorare e da rispettare, alle responsabilità da assumersi per rendere piacevolmente rispettosa e democratica la convivenza familiare.
E’ nell’autorevolezza della scuola che l’impegno familiare si compone in sequenze storicamente definite, è nel rapporto con gli altri che le risorse individuali si trasformano fino a diventare convergenze, reciprocità, collaborazioni, senso di responsabilità.
Insegnare a lavorare con passione, senza ipocrisie o dubbie interpretazioni, è il fine di una docenza che si libera di varie subalternità e paure, per entrare a pieno titolo nel cuore dei rapporti interpersonali, quelli dai quali emergono le coordinate e le subordinate che disegnano il cammino di un sistema educativo nuovo e condiviso.
Lavorare con passione si può e si deve, ma per fare questo bisogna credere nello spirito del lavoro, nel suo essere amabile convergenza di doni e ricchezze che, insieme, aiutano a definire meglio l’immagine della persona e quello della società.
Famiglia e scuola hanno moltissimo da dare e da ricevere, hanno compiti a volte ingrati, ma capaci di sorreggere le parti mancanti, sviluppando forme straordinarie di civile convivenza, in cui ciascuno si senta parte di un tutto e collabori, incamminandosi verso la terra promessa.