“Perché le persone che hanno sofferto così tanto parlano solo d’amore?”. Ieri nell’auditorium, la domanda rivolta agli alunni da Lilly Pesaro, testimone della vita vissuta dagli ebrei nascosti per sopravvivere durante il dominio nazifascista in Italia, ha concluso un intervento che è stato un inno all’amore. Nessuna parola d’odio in questo incontro organizzato dalla sezione Anpi “Alessandro Realini” di GaviratE-Besozzo. Il suo, di fronte ad una platea attenta, formata da alunni dell’Istituto Comprensivo, è stato un percorso che ha toccato figure luminose, nonostante la tragedia che incombeva, come la famiglia Valle, che a Genova ha ospitato lei, bambina di cinque anni, e dieci cugini, a rischio della vita; di Leopoldo che, nascosto assieme a lei sotto il letto, quando fecero irruzione i tedeschi, le stringeva le mani e ancora oggi le dice: “Sai quanta forza mi davano?”. Di quel milite tedesco che la lasciò andare, dopo averla presa in braccio nell’unica passeggiata che è riuscita a fare con mamma e papà e, forse, finse di non capire quando lei spaventatissima disse: “Lo giuro: non mi chiamo Pesaro, ma Demonte!”, citando il cognome della madre, come gli era stato detto di fare, in quanto quello del padre era di origine ebraica. Di quella infermiera coraggiosa che per permetterle di vedere la madre, piantonata dai militi tedeschi in ospedale, la condusse nel letto vicino e le permise di parlare con lei in gabinetto, unico luogo senza custodia. Di Jacob Sturm, che gli raccontò la fine del padre a Birkenau, fucilato il 19 gennaio 1945, poco prima della liberazione del campo di sterminio. E di suo figlio che l’ha accompagnata in quel luogo in cui “entrando nel silenzio, di fronte a quella distesa immensa, ho sentito per la prima volta mio padre e gli ho detto: “Papà, ti presento mio figlio!”. L’etimologia della parola “commuovere” -muovere dentro- citata dal dirigente David Arioli all’inizio dell’incontro, ha trovato il suo epilogo nel silenzio e nell’attenzione di tutti e nel pianto silenzioso di un’alunna, che, avvicinatasi a Lilly, ha detto: “Ma come era possibile andare avanti con il dolore?”. “Era possibile. Grazie all’amore”. E’ stata la risposta.
Federica Lucchini