In attesa che il comune di Varese inauguri la stagione di apertura del Museo Civico “Andrea Ponti” sull’Isolino Virginia e contemporaneamente cominci la navigazione pubblica verso questo lembo di terra esteso 9200 metri, è in progetto per il prossimo autunno la continuazione degli interventi di tutela e di valorizzazione della sua storia. “Quello, infatti, che è sorto più di 7000 anni fa sull’Isolino è il più antico insediamento palafitticolo della zona alpina -afferma Barbara Cermesoni, conservatore archeologico del Comune di Varese, da cui dipende il piccolo museo- Per questo nel 2011 è stato proclamato patrimonio mondiale dellumanità, inserito nella lista UNESCO “Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino”. Intrapresi dal comune di Varese, sostenuti dalla Regione, saranno diretti dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio nella persona della dottoressa Daniela Locatelli, in collaborazione con i Musei Civici di Varese nella persona della dottoressa Cermesoni. Consisteranno nella realizzazione di indagini archeologiche subacquee lungo la sponda orientale (tra i due pontili) e nell’installazione di un sistema di boe a tutela del paleosuolo sommerso che rischia di essere alterato dal passaggio dei natanti. “Queste indagini scientifiche sono volte a un incremento e a un progressivo affinamento dei dati storici da consegnare alla comunità scientifica”, spiega l’arch. Luca Rinaldi, già Soprintendente della Lombardia occidentale. Al termine del progetto saranno realizzati una mostra e un convegno, finalizzati alla presentazione dei risultati, non solo per gli studiosi, ma anche per il pubblico con iniziative che permettano una conoscenza divulgativa. Il progetto, iniziato nell’ottobre 2018, dopo essere stato effettuato un intervento sul patrimonio arboreo per la sua messa in sicurezza e per la riqualificazione dell’isola, consiste negli studi e nella ricerca sulle attività di scavo effettuate dal XIX secolo e nella riqualificazione dello scavo centrale che avrebbe dovuto essere effettuato durante il “lockdown”. Nel frattempo il Centro Gulliver, la cooperativa di servizi che gestisce l’isola, su progetto “Varese 4U-Archeo2, sostenuto dalla Regione, ha realizzato una nuova area didattica nella quale le scolaresche potranno effettuare laboratori e attività didattiche. E sempre ai medesimi attori si deve il riallestimento del museo, attualmente in corso, realizzato con la consulenza scientifica della Sprintendenza e del Comune nelle figure di Locatelli e Cermesoni. Considerato che all’interno della struttura ci sono le scale non accessibili a tutti, al pianoterreno i visitatori potranno ammirare i reperti più significativi, avere le informazioni di base del sito e della sua storia, grazie anche ad un filmato. Salendo sarà possibile leggere i pannelli e ammirare una sezione didattica illustrativa dell’interno di una palafitta. Le ricostruzioni sono opera di Cristiano Brandolini, archeologo sperimentale e ricostruttori di oggetti archeologici.
Chi vuole visitare l’isola, luogo affascinante, immerso nella natura deve avere rispetto: cammina “sulla” storia. Sì, perché i suoi piedi si posano su una terra che ha conservato e conserva tracce che risalgono a 5.200 a.C. e che ci riconducono ad antenati che seppero intessere rapporti commerciali con gruppi culturali differenti, anche distanti come ha testimoniato, ad esempio, la presenza di ossidiana sarda
Federica Lucchini
Bisogna essere persone particolari per scegliere di custodire l’isolino Virginia, quell’ambiente affascinate e solitario che cela una vita millenaria. Bisogna conoscere il rispetto e predisporsi a vivere i ritmi della natura. L’isolino dà tanto, ma chiede anche molto. “Lungo queste sponde ho trovato la mia tranquillità interiore. Ho trovato tanto tempo per me”, spiega il custode e gestore del ristorante Luigi Lanzani, 45 anni di Carnago che vive qui dal 1° aprile 2018 con Melissa e il suo schnauzer, Rachel. Chef da 28 anni, era abituato a dirigere molti dipendenti, in una vita frenetica, contornata di gente. “L’incontro con questo luogo magico per me ha corrisposto con lo staccarmi dalla folla e nel contempo di svolgere il mio lavoro. Certo, c’è altro da fare: tagliare l’erba, il secco. Vivo qua tutto l’anno, in un appartamento sopra il museo e desidero che l’ambiente sia pulito”. E’ il secondo inverno che trascorre all’isola: “E’ una stagione che mette a dura prova -spiega- con il vento, la pioggia e soprattutto la nebbia che non si può affrontare. Sono uscito con la barca la prima e mia ultima volta un giorno. Avrò percorso 400 metri e subito mi sono perso. Ho messo in azione il Gps e ce l’ho fatta a tornare, ripromettendomi di non ripetere più una simile esperienza”. Ma ci sono esperienze impagabili da vivere: “Il primo segno delle primavera è dato dalla cova delle anatre. Poi da nubi di rondini in giro per tutta l’isola -spiega, consapevole di essere depositario di sensazioni uniche -Già adesso ci sono le lucciole! Quando ho assistito al primo sorgere del sole, avrò scattato duecento foto, tanto era un momento unico da vivere. E ogni mattina in quel momento le cose appaiono differenti con quel senso di pace che emana. Scivolano via tutti i pensieri negativi. Io, la mia compagna e il mio cane siamo come spettatori di un evento. Di notte, è già da un mese che dormo con le finestre aperte: ci fanno compagnia le ranocchie nel canneto con il loro gracidare e gli animali notturni con i loro versi”. Momenti di paura? “Solo due volte la notte Rachel ha abbaiato: abbiamo acceso la luce e abbiamo sentito una barca allontanarsi”. Essere custode dell’isola significa apprezzare una vegetazione particolare, retaggio delle passioni del duca Litta, proprietario per alcuni decenni del secolo XIX dell’isola, che amava importare essenze esotiche come le Pterocarye fraxinifolia, conosciute come Noci del Caucaso, e i Taxodium Disticum con le loro radici aeree a pelo d’acqua. “Non è da tutti vivere qua -termina Luigi- Si è legati alle condizioni atmosferiche, ma in compenso è tanto bello che vorrei morire qua, in mezzo a gente di lago che tidarebbero il cuore”.
Federica Lucchini