“Il volo mi è sempre piaciuto”. Entra subito nel vivo del discorso Ferdinando Giudici, 87 anni, già artigiano nella lavorazione per bocchini delle pipe, nato in via Rossi al n.6 nel cuore della zona che ha dato vita ad una intensissima attività conosciuta a livello mondiale. Ma non parla del mondo della pipa che ben conosce: ci svela, invece, con grande competenza una pagina di storia legata a questa sua passione, l’aerofilatelia. Sul tavolo, documenti originali che lui ha raccolto nel corso di una vita e che rappresentano una grande testimonianza di vita vissuta. “Quest’anno ricorre il 150° anniversario della nascita della posta aerea”, spiega e inizia a raccontare una storia affascinante che conosce nei dettagli. E’ come se facesse rivivere le esperienze dei parigini assediati dai prussiani dopo la sconfitta di Sedan del 2 settembre 1870. Sembra che parli per bocca loro. “Grazie ai palloni aerostatici della compagnia degli aerostieri militari -spiega- che si levavano in volo da Parigi durante il suo assedio si inaugurò la prima posta aerea regolare del mondo. Servirono per fare uscire uomini e posta. Il primo volo sul pallone “Neptune” avvenne il 23 settembre 1870 e portò con sé 125 kg. di corrispondenza tra ufficiale e privata. Scritte su carta leggerissima (non dovevano pesare più di 4 grammi), le lettere, ripiegate su se stesse, erano contraddistinte dalla dicitura “par ballon monté”. Da allora fino alla fine dell’assedio furono 67 i palloni partiti con 165 persone trasportate e 10.670 kg di posta (circa 2.5 milioni d’invii). Il direttore delle poste, non potendo garantire l’efficienza del servizio stabilì l’affrancamento della corrispondenza senza nessun aumento, alla tariffa della destinazione. Ma se era relativamente facile fare partire gli aerostati, impossibile era farli ritornare perché in balia del vento”. Sorride improvvisamente Ferdinando: un ricordo piacevole gli viene in mente. Anche lui ha volato con la mongolfiera: è un volo lento alla velocità del vento. Si gode l’abbrezza del volo senza destinazione. “Certo, bisogna fare attenzione ai fili della tensione -spiega- ma si chiacchera con il pilota, si è consapevoli di vivere un’avventura. Ben diverso era il volo degli aerostieri parigini (alla fine esaurita la loro lista, in quanto non potevano ritornare, si reclutarono i marinai in servizio sulla Senna, poiché conoscevano l’uso della bussola) che, superato il pericolo, atterrarono anche molto lontano persino in Norvegia. Ma poterono tornare i piccioni viaggiatori requisiti per tutta Parigi, portando preziose notizie”. Ma è la carica umana, la testimonianza delle soffernza dei parigini durante i quattro mesi di assedio che colpisce l’attenzione, dopo la lettura di qualche lettera: “Siamo in un cerchio di ferro e di fuoco senza alcuna notizia dall’esterno. Le mucche sono rare tanto quanto le volpi blu. Vengono conservate per gli ospedali e per i neonati dato che le nutrici sono diventate secche come fichi. Dopo cinque mesi di essedio, dopo aver resistito con coraggio e abnegazione, Parigi, stremata e affamata, si è dovuta arrendere, Ho resistito alla fame, al freddo e a tutte le miserie di questo lungo assedio, ma ti assicuro che la mancanza di notizie è ben più dolorosa di tutto ciò”. “Queste notizie -continua Giudici- si potevano trovare anche nelle “Boules de Moulins”, sfere di zinco, che contenevano dalle 400 alle 600 missive, affidate al corso della Senna”. Tanti dati che sono entrati nel suo vissuto e che lui riporta, dopo lunghe ricerche, su autorevoli riviste. L’anniversario è un dato storico che lui tiene a evidenziare, senza dimenticare le esperienze che stanno dietro a un simile evento.
Federica Lucchini