Il revival dei piccoli borghi: anche il turismo li va riscoprendo.
Durante la quarantena molti hanno riscoperto i nostri piccoli paesi di campagna come luoghi più sicuri per andare a viverci e hanno cominciato a rivalutare l’importanza di un piccolo borgo, di un’abitazione con degli spazi verdi, con un giardino, con un orto e così via … Fino a ieri piccoli borghi rurali a rischio spopolamento che oggi si trovano davanti un futuro all’insegna di una possibile rinascita.
A testimoniare questo “sentire”, arriva anche l’analisi UniCredit Subito Casa, ramo immobiliare dell’Istituto di credito, che analizzando le ricerche degli utenti, ha riscontrato “un forte incremento nella ricerca di case con giardino o terrazzo”, accompagnato “da una netta crescita delle ricerche di case fuori città”. A favore del nostro territorio c’è addirittura di più: una novità sorprendente consiste nel fatto che anche il turismo va riscoprendo i piccoli paesi. Dopo il “terremoto” generato dal Covid-19, il turismo sembra destinato a cambiare; si aprono delle opportunità anche per quei posti rimasti marginali rispetto alle mete principali.
Abbiamo visto lunghe file di auto posteggiate lungo la strada che sale a Cerro di Caldana (turisti che si recavano nel Parco del Campo dei Fiori a vedere il bosco “scolpito” dalle valenti mani di Sergio Terni), abbiamo visto code nei vari agriturismo, una fiumana di gente lungo i laghi, gruppi numerosi di visitatori a Santa Caterina …
Si prospetta una stagione estiva in cui a prevalere sono i viaggi di prossimità, che ci faranno scoprire territori minori, meno frequentati dal turismo di massa e quindi, forse, proprio per questo, più veri. Non disponendo il nostro territorio di opere d’arte particolarmente significative, da noi il turista cerca il contatto con la natura e con le tipicità: passeggiare nei boschi, visitare luoghi caratteristici, gustare prodotti tipici, andare in bicicletta lungo il lago, un bel panorama, una bella nuotata … (I mass-media lo chiamano “turismo esperienziale”, un turismo in cui non è tanto il “cosa mi fai vedere”, quanto il “come mi fai sentire”).
Nell’ottica di un turismo di questo tipo, a Brinzio, qualche anno fa, un gruppo di cittadini ha deciso di costituire l’Associazione “Consorzio Castanicultori”. Allora, ai miei occhi, sembrava avessero messo in atto un nostalgico amarcord; ho dovuto completamente ricredermi: recuperare l’economia della castagna, valorizzare quei boschi, aprirli ai visitatori recandosi con loro alla raccolta, mettere in rete la ristorazione per sostenere la castagna dei nostri boschi come prodotto identitario, è stata un’operazione esemplare e mi sento di portarla a modello di quelle che possono essere proposte turistiche per il nostro territorio.
Dobbiamo recuperare iniziative autentiche come questa, nella quale la proposta ingloba bellezze naturali, storia e gastronomia …; devo dire che ormai sono in tanti a muoversi in questa direzione, specie nell’ambito dell’agriturismo. Non servono trovate chiassose con la smania di essere competitivi, non servono surrogati artificiali che nulla hanno da spartire con il nostro territorio (eppure ve ne sono!). Serve una mentalità nuova, capace di interpretare un vezzo turistico per certi aspetti inusuale. Più pragmaticamente serve costruire un collegamento in rete tra aziende agricole, aziende turistiche, artigianato locale, luoghi d’arte e molte altre attività cercando di formulare un’offerta ampia e ben reclamizzata. E’ un lavoro rivolto non solamente al tangibile (cibo ed economia, divertimento), ma anche agli aspetti intangibili, quelli culturali per esempio, recuperando le antiche conoscenze e le vecchie tradizioni.
Il rilancio dei piccoli borghi
La rivincita dell’Italia dei piccoli borghi