“Si ha bisogno di realtà e di rispetto per un lago che non dà più niente”. Il pescatore Gianfranco Zanetti, un’esistenza sul lago di Varese, vive la grande attesa di coloro (e sono rimasti veramente in pochi) che il lago lo conoscono da un’altra visuale, rispetto alla nostra: dal pelo d’acqua in giù, fino al fondo, con l’animazione che vi passa in mezzo e che lui vede sempre più alterata. “Mi auguro di cuore che si metta a punto l’accordo quadro della Regione che ha come scopo la balneabilità” -spiega mentre sottolinea che nell’arco della sua esperienza lunga decenni ha vissuto tante promesse col risultato che ancora sono presenti duecento scolmatori del collettore e della fogna confluenti nel lago, che provengono anche da altri paesi non rivieraschi. “Se si vuole bene al lago -continua- non sono sufficienti gli specchietti per le allodole. Alludo al fatto che sia stato compreso nelle Zone di Protezione Speciale o nelle Zone di Interesse Comunitario, ad esempio. Che cosa è servito questo? Solo per ridurre la possibilità di cacciare a due giorni la settimana nei periodi consentiti, mentre negli altri specchi d’acqua la possibilità è elevata a cinque? Ma se poi sul lago ci sono all’incirca 1500 tra cormorani e svassi? I primi mangiano dai quattro etti a mezzo chilo di pesce al dì, i secondi circa due etti. Senza quello che ammazzano”. E non vengono toccati. “Si vogliono togliere dal lago le barche a motore e introdurre quelle elettriche. Bene -prosegue- ma questi sono problemi solo marginali, non fondamentali come l’eliminazione degli scarichi e la diminuzione del canneto. Quest’ultimo rappresenta come la corona per il lago. Ha un habitat particolare che incrementa la vita nelle acque. Eppure sta sparendo. Nessuno se ne rende conto. E’ importante per la pesca: qua si vanno a rifugiare specie ittiche di piccola taglia che si difendono in questo modo dai predatori. Qua vanno a nidificare gli uccelli. Qua le anatre e i germani depongono le uova. Tutti animali che fra poco vedranno sparire il loro ambiente tra l’indifferenza generale”. Zanetti sottolinea che il canneto oltre a ridursi è diventato una discarica, evidente soprattutto in questi giorni con il livello dell’acqua molto basso: “Vi si trovano barche abbandonate, boe, bottiglie, di tutto”. Mi hanno comunicato che ci sarà una giornata dedicata alla pulizia delle rive. Ben venga, perché il rispetto parte anche da lì”. L’argomento delle barche abbandonate non è da sottovalutare: a parte quella in territorio di Cazzago Brabbia, legata e capovolta da circa due mesi, altre sono sparse, senza nessun proprietario. “Sarà un problema il loro smaltimento, essendo tutte di vetroresina”, termina Zanetti.
Federica Lucchini