E’ un viaggio che attraverso i secoli permette di guardarci dentro per assumere una consapevolezza diversa nei confronti del lago di Varese. “La vera storia del lago di Varese”: così il professore Fabio Minazzi, direttore scientifico del Centro Internazionale Insubrico “C. Cattaneo” e “G. Preti”, definisce il libro dello storico Amerigo Giorgetti intitolato “Il lago dei poveri – Archivio dei laghi varesini” che verrà presentato giovedì 23 giugno alle ore 18 in sala consiliare con il patrocinio del Comune e di A.D.E.L.E. (Associazione Dipendenti Enti. Locali. Eventi). Un contributo assolutamente originale, edito da Mimesis e corredato da 34 fotografie di Carlo Meazza, frutto di 20 anni di studi e di ricerca dell’autore sui documenti di archivio, assieme all’archivista Antonio Barbieri. “Un’opera assolutamente meritoria. Dobbiamo riconoscenza ai due studiosi che hanno salvato l’archivio preziosissimo conservato presso il nostro Centro. Da ogni pagina promana passione e cultura. Non possiamo non riconoscerci in queste pagine che ci restituiscono la complessità della storia del lago”. “Lago dei poveri non è una espressione poetico-patetica – spiega l’autore- ma un termine giuridico con cui nei documenti antichi si indicava il campo della libera pesca comunitaria. Viene messa in luce l’epoca delle stanghe: il lago viene visto come terreno sommerso del territorio comunale. La vendita del lago e dei diritti di pesca nel 1656 sono visti come un evento traumatico: i proprietari delle rive non hanno più diritto di pesca”. La simbiosi con il lago assume una altra connotazione. Il lago era vita e veniva carpito. C’è da immaginare la quantità di documenti sulla pesca di frodo, le punizioni che venivano inflitte a chi trasgrediva. Sottraendo la barca e gli strumenti. E allora non si mangiava. Il libro ci presenta una straordinaria storia umana ed economica: quella dei pescatori e delle nostre comunità. “Un rapporto fecondo -continua Minazzi- da riattivare. Un rapporto equilibrato, conservativo come è stato nel passato, non depredatorio, che ha guardato nell’immediato come negli anni Sessanta senza pensare alla tutela delle acque”. Poi un’osservazione finale: ricordare a Varese che esiste un lago da vivere, da sentire suo. Il contributo di Meazza è costituito da foto storiche in bianco e nero in cui protagonisti sono i pescatori e le acque.
Federica Lucchini