Si alza a parlare un giovane, come in un pranzo di famiglia con le varie generazioni riunite a festeggiare. Chiede silenzio, accenna un sorriso non di circostanza. Guarda alcuni, fisso negli occhi.
“Parlo a voi che mi precedete, che avete vissuto prima di me. Che avete esercitato il potere in nome e per mio conto.” Un fiume di parole, sono ringraziamenti, ma non c’è da gioire: una lucida analisi di ciò
che la vita prospetta ai più giovani, colpisce e affonda. Come in uno scontrino alla cassa, scorrono veloci i tanti addebiti: sta pagando il conto per tutti una generazione indebitata fin dalla nascita,
incastrata in un sistema che svalorizza il merito e protegge le appartenenze, sfiduciata dalla ipocrisia di chi avrebbe dovuto tutelarla, avvilita dalla contaminazione delle risorse naturali più preziose. Dopo il
giovane, si avvicendano bambini e adolescenti con pari dignità e risolutezza. Tante grazie. Poi, per loro,è già distanza, ripartenza. Visione, rinascita.