Quella sera avevo chiesto al Franco – mia memoria storica – di raccontarmi qualcosa di piccante. Già di per sè il Franco prediligeva le storie un po’ maliziose e quindi la mia richiesta gli risultò gradita.
“Te puderìa cuntaa sù chela dul tòor dure Maria”
“No, quella me l’ha già raccontata”
“Te l’ho già cuntada?” – rispose, facendo un po’ il finto tonto.
Al Franco però questa storia piaceva più delle altre e in barba alla mia obiezione, palesando un gaio senso di soddisfazione, incominciò a …. cuntala!
“Ur tòor du re Maria“
Sedute sulla lobbia, la Maria e la Gilöö lavoravano di cucito e discutevano tranquillamente tra di loro: “Mo ste see drè a fàa?”
“D’un lanzöo sum drè a faa fö un scussà”
“Mi invece……. “
Non fece neppure in tempo a finire la frase che in fondo al cortile comparve, fischiettando, il Don Piero(1), non a caso soprannominato Don Zifulin.
“Bona sira scioor curaat ! Sia lodato Gesù Cristo”
“Sempre sia lodato!”
Le due donne si sistemarono precipitosamente le vesti, tirarono giù le maniche, cercarono di
squarcias sù a ‘ne quai manera e scesero le scale andando incontro al Don Piero.
Fu la Maria a prendere l’iniziativa e rompendo gli indugi disse al parroco che la sua venuta giungeva estremamente a proposito.
Don Piero replicò compiaciuto : “Bene, se posso essere d’aiuto …. !”
“Avrei di bisogno un piacere, un piasee particular”. Di fronte a un uomo di Chiesa la Maria si sforzava di esprimersi in tang’liano, anche se la cosa le risultava un po’ problematica.
“Oh Maria, ditemi pure … “
“Avrei di bisogno ‘ne benediziun!”
Don Piero si mostrò subito lieto di accondiscendere, anche se non poté fare a meno di chiederne ragione. La Maria, temendo un diniego del parroco, preferì però prendere il discorso alla larga cercando di rimanere nel vago. Si limitò a dire che la cosa era molto importante e che in gioco c’era, addirittura, la serenità familiare. Don Piero replicò cercando di spiegare che tutto si poteva fare e che la Chiesa era molto comprensiva, ma che, prima di scomodare il Padreterno, avrebbe dovuto fornirle una spiegazione più chiara. Cercando di venirle incontro, ed esprimendosi anche lui in dialetto tanto per metterla a suo agio, chiese allora “se gh’è un quaivun marà, se l’è roba de danee, se ghè un quai screzi in familia… “.
La Maria aprì allora uno spiraglio alla richiesta del parroco affermando che ” ’ne volta, scioor curaat, lu l’ha dì in temp de prediga che se il marito non fa con la moglie il proprio dovere coniugale, bisogna truagh a dii, parchè scopo del matrimonio l’è met al mund i fiöo!”
” Ah, adesso finalmente ho capito!” – rispose Don Piero – “la va mia cunt ur Carlin?”
“Chel me scusa, scior curaat, ma l’ha capì nagot dul tut!”. Poi, ammorbidendo i toni: “Cioè non ha capito bene! Ul Carlin, ringraziando il cielo, per quello che intende lei, el perd mie ‘ne böta”.
Spiegò allora che non si riferiva a suo marito, ma al marito della vacca, anzi delle vacche. Il toro, in parole povere, da qualche tempo non faceva il proprio dovere.
“Duvrisu propri dagh ‘ne benediziun!”
Don Piero cominciò a spazientirsi: “E vialt fasii tanti manesc par un tòor che ga mia vöia!
La benediziun ghe la do propri mia!”. Con parole ferme ribadì che la benedizione al toro non l’avrebbe impartita. Spiegò che eventualmente le bestie si benedicono per la festa di S.Antonio, ma non certo ogni volta che una di loro manifesta un piccolo problema. A quelle parole la Maria si sentì bollire dentro peggio che una pignata sul fuoco. Quanti manesc per una benedizione!
“Scioor curaat, se la benediziun gliela vuole dare lui, bene! Differente, ghe la darò mi!”.
Non era tipo che bacillava tanto – la Maria! A fronte dell’ennesimo diniego prese il secchiello del latte, si recò in chiesa, lo riempì di acqua santa e si diresse affannosamente verso casa.
Entrò in stalla e fece alzare il toro che era pesantemente sdraiato in un angolo.
Uno scroscio di orina interruppe momentaneamente la scena. La Maria, a quel punto, prese il secchiello di acqua benedetta e, a due mani, lo gettò interamente sul capo della bestia.
Poi, con molta goffaggine, si fece il segno della croce.
Dopo questa torrentizia benedizione avrete ora tutti curiosità di sapere se il toro della Maria riprese le sue naturali funzioni. Ebbene, il toro non riprese le sue funzioni; anzi, col passare dei giorni, le sospese completamente. La cosa fece il giro del paese, ma, tra i divertiti commenti, ci fu anche chi trasse un insegnamento dall’insolita circostanza. Per un po’ di tempo, infatti, quando il Don Piero impartiva la benedizione con l’acqua benedetta, gli uomini si facevano prudentemente da parte e commentavano divertiti : “Dì ohè, vöi mia faa re fin dul tòor du re Maria!”
Nota (1) Il “Don Piero” della storiella è Don Piero Folli, divenuto poi celebre per aver salvato tanti ebrei durante la seconda Guerra Mondiale.
Don Piero Folli, al centro in questa foto di repertorio