Il cuore della democrazia è nella coscienza stessa della democrazia. Averne coscienza è un passaggio fondamentale, quello che consente di pensare e di riflettere prima di compiere un’azione, di essere consapevoli di quello che si fa. Uno dei temi di passaggio oggi è proprio quello della carenza di coscienza, fare le cose con superficialità, con leggerezza, senza ponderare fino in fondo il senso di un’azione, il perché, il come, il fine e lo scopo. Molti dei problemi che emergono oggi sono il frutto di una scarsa sensibilità democratica, che con il passare del tempo vede prevalere l’egoismo sull’altruismo, la mancanza di professionalità, una sostanziale mancanza di senso di responsabilità individuale e collettiva, il diritto di una libertà svuotata di valori. I problemi possono avere evoluzioni immediate, ma spesso trovano nel tempo un formidabile alleato. Covano sottopelle per anni, per poi esplodere e dimostrare quanto l’umanità sia fragile, se non viene supportata da un’attenzione costante. In questi anni di benessere aggiuntivo, di tecnologie esasperate, di certezze date per scontate, abbiamo assistito a un graduale depauperamento del patrimonio democratico, ridotto spesso a esasperata arbitrarietà individuale, dove i diritti e i doveri lasciano il posto all’idea di potersi sovrapporre alla natura spirituale del mondo, alla sua forza, alla sua energia, alla sua capacità di affermazione. La folle corsa nella civiltà tecnologica ha portato vantaggi dal punto di vista della connessione, ma ha destabilizzato un impianto umano faticosamente costruito. Ci si è improvvisamente sentiti più soli, meno vincolati alla famiglia, alla terra, agli affetti, ai sentimenti e sempre più spinti verso un’idea autoreferenziale della conoscenza e della ricerca, riducendo lo spazio e il tempo a una visione personale e arbitraria della realtà. Ci si è dimenticati del cuore della democrazia, di quella parte che ne custodisce il battito, ne scandisce le fibrillazioni, ne corrobora le spinte, ne organizza i principi e le regole, ci si è sostanzialmente dimenticati dell’uomo e delle sue necessità reali, quelle che non si concludono con una promessa. Il cuore della democrazia soffre di stanchezza, fatica a resistere, in molti casi non riesce a far sentire il suo battito, a farsi capire, a dimostrare che la ragione da sola, anche quando esalta al massimo le sue potenzialità, non basta. Ovunque si guardi ciò colpiscono la sofferenza, la solitudine e la conflittualità. I fatti gravissimi di questi anni dimostrano quanto poco di correttezza democratica esista nell’impianto umano, quanta strada si debba ancora percorrere per stabilire quale sia esattamente la dimensione giusta nella quale far confluire le risorse di cui siamo legittimi eredi e portatori. Il cuore della democrazia batte dove ci sono consapevolezza e senso di responsabilità, dove il diritto va di pari passo con il dovere e dove ciò che conta è contribuire quotidianamente a rafforzare i contenuti sociali della democrazia, quelli che permettono di costruire un sistema che riservi a ognuno la sua giusta quota di fruibilità. Non esiste una democrazia preconfigurata o predeterminata, esiste la democrazia che ogni giorno compie un passo verso la propria autodeterminazione. Il sistema nel quale viviamo è frutto di un grande impegno comune, quotidiano, in cui risorse, valori e competenze s’ incontrano e s’ intrecciano per rendere più stabile l’esistenza. In questi anni di diritti e di pochi doveri si è assistito a un progressivo depauperamento dell’identità, lasciata spesso in pasto a disvalori come il successo facile, il potere, lo sfruttamento, il denaro, con grave danno per tutto ciò che concerne il benessere dell’uomo e del cittadino. Assistiamo spesso a una democrazia privata del merito, dell’opportunità di dimostrare che la libertà sia una bellissima conquista da rinnovare e da potenziare. Si tratta spesso di una democrazia addomesticata, sballottata, desituata, in cui si perde di vista la dimensione sociale e culturale della sua natura. Tornare al cuore della democrazia significa riprenderne il significato storico, umano, religioso, morale e filosofico, riabilitare quelle competenze e risorse che l’hanno contrassegnata e fatta conoscere. Si tratta di una rivisitazione e di un aggiornamento necessari per fare il punto, per capire che cosa non sia stato fatto e che cosa occorra invece fare in modo tale che il popolo la possa conoscere e vivere in modo più corretto e adeguato, senza cadere nei tranelli di una libertà trasformata in opportunismo. In uno stato veramente democratico il popolo deve essere messo nella condizione di poter esprimere al massimo livello il proprio budget costituzionale, cosciente che a un corretto e consapevole impegno individuale ne corrisponda uno collettivo, in cui si configurino e si realizzino i principi e i valori di una democrazia compiuta. In questi anni di consumismo estremo abbiamo assistito a un progressivo svuotamento della stabilità, dovuta a una sistematica demolizione della sua base valoriale. Passare da un sistema imposto a uno scelto, da una visione totalitaria a una democratica, da una gestione concordata a una predeterminata, comporta mutamenti radicali sul piano del costume e su quello del pensiero, operare nella direzione di una comune convergenza. Immaginare la democrazia come un’entità statica è un grave errore, perché la condanna all’ immobilismo, impedendole quell’ evoluzione naturale che le consente di tenere il passo con i cambiamenti. Non aver dato il giusto peso e seguito a una cultura capace di anticipare e prevedere il futuro, ha condizionato la formazione di una coscienza sociale capace di correre in parallelo con le innovazioni. Tornare nel cuore della democrazia significa riappropriarsi di quell’ identità che la storia ci ha consegnato. Non basta essere eredi di un lungimirante pensiero culturale e sociale, occorre rinnovarlo ogni giorno applicandolo, facendolo vivere, perché è nell’azione concreta che l’idea mostra la sua natura e la sua identità, è nell’impegno e nella lealtà verso le istituzioni che si compie il salto qualitativo di una democrazia matura, capace di mettere in pratica ciò che il popolo attende.