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Il coronavirus? Un richiamo potente all’umanità

 30 Ottobre 2020 |  Pippo | |

IL CORONAVIRUS? UN RICHIAMO POTENTE

ALL’UMANITA’

di felice magnani

E’ davvero incredibile come tutto all’improvviso possa cambiare, al punto di lasciarci molto poco spazio per gestire quella libertà che ritenevamo inviolabile. Il Coronavirus dimostra che la natura umana è molto fragile e che tutte le certezze che l’uomo ha costruito pensando di poterne usufruire per sempre, si dimostrano incredibilmente temporanee. Il tema della dipendenza ritorna in tutta la sua complessità e riesce umanamente difficile anche solo immaginare che si possa gestire in modo radicalmente autonomo il tema della vita, senza ricorrere a un sistema che inauguri la stagione dello studio e della ricerca, di una filosofia in cui concorrano quelle parti autentiche che sono state lasciate in balia di un materialismo illimitato, parti che si identificano con un pensiero profondo, capace di dare un senso a chi siamo, a cosa rappresentiamo, al senso dell’esistenza, alla finalità di una vita, al rapporto tra ciò che vediamo e sentiamo, tra la materia e lo spirito, tra il visibile e l’invisibile, tra l’idea di Dio e quella di una natura umana ancorata a varie forme di meccanicismo. Il Coronavirus ha gettato allo scoperto la crisi del mondo, la sua credibilità, la sua capacità di trasformare il materialismo in fede, il senso di una vita terrena lasciata nella maggior parte dei casi in balia di una scorretta superficialità e supponenza. Oggi tutto corre sul filo di un’ideologia personalizzata, nata sotto la spinta di un consumismo estremo, figlio di un benessere che ha consumato il tempo del pensiero e quello della riflessione, il tempo della creatività e quello dell’attività spirituale, un benessere che ha cancellato il valore della cultura, quella su cui si fonda il grande valore della vita, fomentando una gran confusione, in virtù della quale riesce sempre più difficile, unire e determinare. Chi è nato e cresciuto nell’educazione valoriale, dove ogni cosa ha una sua collocazione etica, oltreché umana e morale, correlata a un’appartenenza comunitaria, oggi è totalmente spiazzato e fatica moltissimo a definire pensieri e azioni che stravolgono radicalmente quel sistema fondato su una rete significativa di doveri, prima ancora che di diritti. Il Coronavirus ha amplificato un fortissimo vuoto esistenziale, dimostrando che non esiste una stabilità che non possa essere ridefinita o rimossa, che non esiste nulla che sia umanamente indispensabile e soprattutto ha dimostrato che nulla è mai sicuro, tutto è in un dinamismo instabile, dentro il quale la natura umana deve tuttavia trovare una propria identità, un proprio modo di creare relazione, di stabilire rapporti interpersonali dinamici, mai troppo vincolati o vincolanti e soprattutto che forse nulla di quello che è stato, potrà essere riproposto secondo schemi precostituiti. Certo non è facile ricercare la stabilità in un mondo che si presenta temporaneo e che a tratti non permette neppure di dare un senso compiuto alle cose, ma si tratta di uno sforzo che va fatto, almeno per ricomporre identità indispensabili, senza le quali risulterebbe assai difficile ritrovare un senso di carattere generale. Uno dei temi chiavi della criticità pandemica è la difficoltà umana di saper guardare avanti, di possedere una visione ampia, capace di non lasciarsi sorprendere e di mettere a punto tutto ciò che serve per affrontare l’imprevedibile. Ci sono infatti imprevedibilità che si possono intuire e perfino rappresentare, però è necessario che un sistema sia aperto, capace, forte, determinato, pronto, corretto, deve aver con sé tutto ciò che è necessario per creare il giusto, ciò che umanamente serve alla voglia di auto definizione. Diventare improvvisamente schiavi della paura è quanto di peggio possa capitare, l’essere umano deve infatti credere nella vita, soprattutto quando l’investigazione deve scoprirsi più attiva e più attenta, quando si rende necessario ricostruire, ricompattare, ricomporre. Certo è che bisogna fare tutto senza perdere tempo e in un’ottica completamente diversa, dove un corretto realismo della valutazione deve armonizzare concretamente quella parte che tende a sfuggire o a decomporsi. Il Coronavirus rimette in gioco tutto il sistema educativo, chiama a raccolta chi è preposto, suggerisce di rimettere in campo quei valori che contano sul serio, come l’unità della famiglia, la centralità dello Stato, la forza rigenerante della cultura religiosa, la grande energia rielaborante dello studio applicato alla realtà, la forza rigenerante di una scuola messa in condizione di operare in stretta relazione con la realtà. Un mondo si sta aprendo, pur dentro confini non ancora completamente esplorati, il progresso esige un suo spazio vitale e l’umanità, forte della sua storia, può forse capire che cosa occorra fare per rendere più umanamente duttile e fraterna la vita sul pianeta, evitando che le diversità si trasformino in inutili quanto dannose barricate. E’ nei momenti difficili, quando la vita corre sul filo del rasoio che occorre ritrovare la forza morale dello spirito umano, riattivare tutto ciò che di buono e di bello serve a ricomporre odi, rancori e violenze. La società occidentale possiede moltissimo per provare a ricostruire ciò che la pandemia ha distrutto, ha tutte le carte in regola per rinnovarsi, per trovare la giusta armonia con l’altra parte del mondo. E’ nella ricerca di ciò che unisce che il nuovo mondo potrà avere un significato vero e profondo, è nella coscienza di che cosa sia più giusto e utile all’uomo che l’energia potrà rispondere con autorevolezza e dedizione alle cose che davvero contano, è armonizzando i propri doveri e i propri diritti che una società multietnica potrà trovare un giusto equilibrio. Il Coronavirus genera timori, mette in guardia, stimola difesa e protezione, richiama al rispetto, alle regole, alle leggi, alla buona volontà, è una potentissima prova di forza alla quale l’umanità deve rispondere con spirito maturo, con una libertà matura, con la consapevolezza che per costruire un futuro forte bisogna essere preparati e pronti. Una prova? Certamente sì, ma in molti casi sono le prove che gettano le basi di una società nuova, più capace e più adatta a rispondere con correttezza alle necessità e ai bisogni di una natura umana spesso distratta e disorientata, incapace di mettere bene a fuoco tutte le ricchezze che porta in grembo e soprattutto troppo affascinata da un consumismo che fa perdere di vista la realtà, quella sana, quella che aiuta tutti a essere più vigili e più attenti per capire quali siano le cose che contano davvero nella vita dello persone.

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