Era un luogo che aveva la sua magia: alchemico, caldo, ricco di rapporti umani che ogni giorno si rinsaldavano, intriso di odori pungenti, come quello dell’acqua ragia, dell’olio cotto e quelli buoni della pittura a muro. “Genius loci” di questo spazio così variopinto e variabile, era lui, Gianfranco Inversini, cresciuto con i genitori. Era cresciuto dietro quel bancone con il fratello Renzo, la sorella Clara dove la mamma pesava l’olio cotto, lo vendeva sciolto, riempendo la bottiglietta e preparando il minio: polvere di zinco, olio cotto e acqua ragia. Dietro negli scaffali le bottigliette con le terre: una miriade di colori che allargavano la fantasia. A mano a mano l’antro divenne un salotto dove, con il pretesto di acquistare i colori e i pennelli, si radunavano gli artisti: da Guttuso, a Vangi, ad Alfio Paolo Graziani, Ferriani, senza dimenticare Innocente Salvini che era solito creare i colori schiacciando i mattoni e l’erba. Non mancava Domenico De Bernardi, Albino Reggiori, Luigi Brunella e Antonio Pedretti. Gianfranco Inversini con la sua umanità, la sua simpatia e la sua competenza rappresentava il collante di questi “sodales’. Il loro non era il freddo rapporto acquirente-cliente, andava oltre. A simbolo della grande unione che si era venuta a creare in quel crocevia di artisti c’è quello splendido ritratto della figlia Gabriella, morta giovane, opera di Alfio Paolo Graziani. Gianfranco e la moglie Alma, sempre insieme, anche piegati dal dolore hanno continuato a portare il sorriso e quella fiducia che avevano dato a tanti artisti.
Federica Lucchini