Il centenario rodariano, iniziato ieri (23 ottobre) in coincidenza con la data di nascita dello scrittore che ha visto la luce ad Omegna nel 1920, non può non interessare Gavirate, luogo dove ha vissuto gli anni della formazione e dove vivono ancora persone che l’hanno frequentato. Gianni Rodari è giunto a Gavirate nell’autunno del 1930 con la mamma Maddalena Aricocchi e il fratellino Cesare, a seguito della morte del padre Giuseppe, fornaio. Qui ha incontrato figure importanti per la sua crescita. Testimonianze della sua presenza si trovano, oltre che nella piazza della scuola primaria “Risorgimento”, anche in via Bernacchi, dove è posta una targa ricordo sulla prima casa dove aveva abitato. Celebrarlo è quindi una finalità che si è prefissa l’amministrazione comunale. “Sono contenta che molte associazioni e rappresentanti della cultura gaviratese abbiano aderito all’invito a suo tempo rivolto loro di mettersi attorno ad un tavolo, unendo forze e idee con l’amministrazione per stabilire un calendario delle iniziative a suo ricordo poiché quest’anno cade anche il quarantesimo della morte- spiega Valentina Casacalenda, consigliere delegato alla cultura- L’obiettivo è anche quello di approfondire la conoscenza della sua figura di autore e giornalista”. Hanno unito le forze, oltre l’amministrazione, tutti gli ordini di scuole gaviratesi, l’Anpi di Gavirate-Besozzo, la Coop Casa del Popolo, gli “Amici di Fignano”, la Pro Loco, “Menta e Rosmarino”, il Lions, i Sarisc, la concessionaria “Marelli e Pozzi”. “Numerose saranno le iniziative- riprende il consigliere- Si parte questa settimana con laboratori dedicati sia ai bambini dai 2 ai 5 anni sia agli adulti, insegnanti, bibliotecari, educatori, genitori su tematiche rodariane declinate attraverso l’utilizzo di esperienze sonore e avviamento alla musica. Il prossimo 4 novembre, la prof.ssa Maria Grazia Ferraris, nell’ambito delle lezioni in programmazione presso la nostra Università della Terza Età, terrà una conferenza dal titolo “Ricordando Rodari nel centenario della nascita”. Sono poi in programma iniziative -continua- per esplorare il Rodari giornalista. Quindi l’esposizione delle copertine dei suoi libri alle quali hanno dato il proprio contributo anche grandi illustratori, un incontro con un illustratore, una mostra di immagini e testi sui rapporti tra Scalarini e Rodari. Senza dimenticare eventi musicali, cinematografici, teatrali e un numero monografico a cura di Menta e Rosmarino. Insomma -conclude- molte iniziative di cui presto verranno comunicati e pubblicizzati i dettagli, con i nominativi dei protagonisti del lavoro finora svolto e che ancora svolgeremo assieme, giusto il tempo di mettere a punto gli ultimi dettagli. Tutto questo oltre all’immancabile e fondamentale contributo dei ragazzi delle scuole del nostro territorio, che hanno già in programma molteplici iniziative didattiche in ricordo dell’autore”. Gavirate ha più volte ricordato la sua figura con un convegno nazionale, organizzato dall’associazione “Amici di Fignano”, che ha curato anche concorsi con gli alunni delle scuole e un film sulla sua vita. “Gli amici raccontano l’amico” è un documentario su di lui, voluto dall’Amministrazione comunale.
Federica Lucchini
“Mò a parlà in dialett, capiss squasi nissun. Mei inscì. Se po’ fa finta de parlà todesch, de vess forest, vegnù giò d’ure lune, cuntà su di nost robb d’une volte, quand navum a cà dur Negher a fa i mondèll”. Questi versi dialettali facevano parte degli appunti personali di Gianni Rodari. E’ stato possibile conoscerli grazie alla moglie Maria Teresa Ferretti. E’ un quadretto gaviratese che ricorda i tempi in cui l’autore parlava in dialetto e viveva la vita contadina con un amico di gioventù, il Negher (Giuseppe Gerosa), che nel ricordo dell’autore faceva arrostire le castagne, mentre vicino al camino li guardava compiaciuto il “Cech”, figura molto amata da Gianni che quasi sostituì quella paterna. Già, Gavirate per lui rappresentò la presenza degli affetti di gioventù e amicizie mai recise. Vi si allontanò attorno al 1947, quando cominciò a scrivere per “L’Unità” a Milano dove, per caso, iniziò a curare nel 1949, una rubrica di racconti e filastrocche per bambini, firmandosi con lo pseudonimo “Lino Picchio”. Ma al paese ritornava per la presenza della madre, della zia e degli amici. Per un periodo, occupato dal lavoro, i suoi ritorni si diradarono e fu proprio la mamma Maddalena che un giorno raccontò la sua decisione di raggiungere la redazione del quotidiano per vedere quel figlio che sì, stava diventando importante, ma per questo pareva stesse dimenticando la famiglia. Non si arrese di fronte alla difficoltà della grande città. Entrò in redazione, presentandosi. I giornalisti, i redattori le fecero subito festa. All’apparire di Gianni, scherzosamente lo prese per il ciuffo di capelli rimproverandolo, tra i sorrisi dei presenti. Quando si allontanò era felice: lo aveva visto e aveva avuto conferma che il suo Gianni era proprio bravo. Il Gianni ormai famoso ne “La grammatica della fantasia”, introdusse ricordi gaviratesi, come quello dell’amico Nino Bianchi, di cui scrisse parole struggenti al ricordo della sua morte nelle acque del mar Mediterraneo durante il secondo conflitto mondiale. Con lui, che suonava il mandolino, e con il “Negher”, che suonava la chitarra, durante l’adolescenza, aveva formato un trio (lui suonava il violino) che andava in giro nei cortili e nelle osterie, contrariamente al desiderio della mamma che vedeva queste esibizioni con preoccupazione.
Federica Lucchini
Gli anni di Gianni Rodari a Gavirate