ADDIO A PAOLO ROSSI, IL CAMPIONE DEL MONDO CHE SAPEVA SORRIDERE
di felice magnani
Leggero come una farfalla, a tratti impalpabile, come un folletto presente negli spazi decisivi dell’area avversaria, Paolo Rossi, soprannominato “Pablito”, ha fatto parlare di sé il mondo del calcio nazionale e internazionale, dimostrando la sua classe, la sua caparbietà, quella personalità schietta e pura che solo i grandi posseggono. Della Nazionale di Bearzot è stato l’eroe, risvegliando insieme a un grappolo di fuoriclasse il senso di una bellezza sportiva che rischiava, almeno nella sua parte iniziale, di far deflagrare lo spirito di una squadra giunta al massimo della sua maturità sportiva. “Pablito” è stato lo spirito conduttore e realizzatore di un gioco che ha preso forma di partita in partita, dimostrando che Bearzot aveva visto giusto, perché nei cuori e nelle gambe dei giocatori della Nazionale italiana filava via liscia come il sole una perfetta sintesi di serietà, determinazione, orgoglio, fratellanza e unità, oltre a una classe individuale ben nota agli appassionati di calcio. Dentro quei giovanotti atleticamente perfetti è cresciuto quello spirito che ha permesso a Paolo Rossi di annichilire le mire di squadroni che forse hanno pensato troppo in anticipo di poter avere in pugno la vittoria finale. Con la sua furbizia, i suoi scatti, le sue impennate, il suo innato senso della posizione e la sempre perfetta calibratura del tiro, ha finalizzato una storia nata tra timori e polemiche, ma destinata a finire sul pennone più alto della storia calcistica italiana e mondiale. Un Paolo Rossi capocannoniere, pallone d’oro, vincitore di due scudetti con la grande Juventus, di una Coppa delle Coppe, di una Supercoppa Uefa, di una Coppa Campioni. Paolo Rossi, il giocatore amato ovunque abbia giocato, Vicenza, Perugia, Juventus, Milan, Verona, il cannoniere che ha saputo sempre offrire il massimo della sua classe nell’area avversaria, anche quando le sue ginocchia si piegavano sotto i colpi inflessibili degli avversari. Una carriera non lunghissima la sua, ma piena di tante soddisfazioni. Non si è mai esaltato, è rimasto spesso nell’ombra, non ha mai fatto brillare il suo astro neppure quando era il più in alto di tutti, ha sempre parlato con quella sorridente ilarità che lo ha fatto amare anche a chi di calcio se ne intendeva poco. Di lui ricordiamo tutto, i gol, gli assist, la sicurezza nel tiro e in modo particolare quel sorriso che metteva di buon umore chiunque, soprattutto nei momenti difficili, quando c’era chi si approfittava del calcio e dei suoi beniamini per tornaconti di natura personale.