“Se non c’è giusto, ovvero regole e rispetto, non può esserci bello per nessuno. Se si ruba un’opera d’arte, la si esporta clandestinamente, la si danneggia o distrugge, si priva chiunque del privilegio della bellezza, i cui effetti benefici migliorano la vita quotidiana delle persone. Il giusto garantisce che quel bello possa essere fruito da tutti”. Le parole di Tiziana Zanetti, varesina, ricercatrice dell’Istituto di Antropologia per la Cultura della Famiglia e della Persona e studiosa del diritto dei beni culturali, rappresentano il cuore del libro “Il bello e il giusto. Sulla tutela del patrimonio culturale e la sua fragilità”, edizioni San Paolo, presentato dagli altri autori- un’ équipe varesina di grande autorevolezza- in questi giorni a Milano, di fronte ad una platea gremita di addetti ai lavori, forza dell’ordine, direttori museali, avvocati, persone che si occupano di arte, diritto e cultura. Ad introdurre questo percorso che si interroga su quale sia la bellezza dell’arte e del patrimonio culturale attraverso il dialogo tra il mondo del diritto e dell’antropologia Leonardo Salvemini, lavenese, presidente dell’Istituto, docente di Diritto alla Statale di Milano. Preziosa la collaborazione di Annalisa Palomba, ex sostituto procuratore del tribunale di Varese e oggi giudice penale a Verbania, che ha centrato l’attenzione su un caso di graffitismo riguardante l’intera città di Varese, nell’operazione “la Creme” che ha utilizzato strumenti investigativi nuovi e raffinati e della quale in qualità di giudice se n’era occupata. Cristina Marzagalli, giudice del tribunale di Varese, nonché formatrice della Scuola Superiore della Magistratuta, ha trattato il tema della microcriminalità nelle periferie in relazione al degrado urbano, mentre Vito Piglionica, ex presidente del Tribunale di Varese, ha parlato specificatamente della tutela del patrimonio. Non sono mancate le osservazioni sul potenziale educativo del patrimonio quotidiano da parte di Angela Biscaldi, ricercatrice in antropologia culturale al Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche della Statale di Milano. Significativa la copertina rappresentata da una foto di una studentessa della scuola secondaria di primo grado dell’I.C. viale Liguria di Rozzano, che sotto la guida della dirigente scolastica Caterina Mallamaci e assieme ai suoi compagni, si è impegnata in un progetto dedicato a “rivedere” la sua città: in una pozzanghera si riflettono le case del quartiere, offrendo una visione nuova e inattesa della città. Proposta che è partita dall’Istituto di Antropologia, coordinato da Paola Tettamanzi. “Il patrimonio culturale -termina la Zanetti- può davvero rappresentare uno strumento potente di rigenerazione dello sguardo, delle emozioni e, di conseguenza, delle azioni, e questo si vorrebbe provare a dimostrare”.
Federica Lucchini