CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE
di Felice Magnani
Viviamo un momento terribile, in cui la violenza domina la scena, la domina a tutto campo, è come se all’improvviso gli uomini si fossero dimenticati di essere uomini, figli di un atto d’amore che trova nella figura materna, il principio di un bellissimo cammino verso la vita. Mai come in questi momenti le donne sono state vittime della follia, di ogni tipo di follia, in particolare di quella che si nasconde ed esplode tra le mura domestiche, dove l’amore dovrebbe vivere e prosperare e dove invece, spesso, l’umanità perde i suoi caratteri e si trasforma, colpendo quella donna che è il simbolo della nostra esistenza, il punto di partenza e il punto di arrivo, il sostegno di un cammino lungo, bello, destinato alla conservazione e al prolungamento dell’esistenza. Mai come in questi momenti la donna è stata oggetto della violenza maschile, una violenza che si copre e si maschera, che cova latente nel tempo, che si manifesta nei momenti più impensati, che vive tra le pareti domestiche, dove l’omertà regna spesso sovrana. Nei confronti delle donne, in questi anni, sono state perpetrate violenze di ogni tipo, siamo stati spettatori di uccisioni, stupri, di sottomissioni assurde. In una società che ha perso di vista i valori, il senso di responsabilità individuale, il rispetto dei ruoli, il rispetto in generale e dove varie forme di maschilismo sotterraneo o apparente permangono, la donna vive momenti di visibile difficoltà. Si tratta di una crisi che ne presuppone altre, in cui sono venuti a cadere strada facendo tutti quei paletti che sorreggevano una struttura messa in piedi con grande difficoltà, dopo i terribili anni della guerra. La donna è stata decisiva nella ricostruzione di un paese, con la sua doppia volontà di essere dentro e fuori la famiglia, pronta a sostenere la società civile nei suoi bisogni e nelle sue necessità e contemporaneamente pronta ad allevare e crescere figli, a essere il perno di una famiglia che si appoggia quasi completamente sulla donna per reggere il peso di quei cambiamenti epocali, che ne mettono a dura prova la solidità economica, morale, sociale e culturale. Vecchie forme di maschilismo continuano a sopravvivere, basta seguire alcuni dibattiti televisivi per rendersi conto di come l’aggressività maschilista cerchi di primeggiare, sfruttando una ormai becera superiorità fisica. E’ nel tessuto sociale, in quello culturale, nella scuola e nella famiglia, nella vita religiosa e nella Costituzione italiana che la donna deve poter trovare i punti d’avvio di una riscossa che la veda protagonista a tutti gli effetti, che la faccia uscire allo scoperto, senza dover sottostare a una diffusa incultura della disgregazione. Perché ciò avvenga occorre che si torni a restituire dignità e autorità civile e morale ai ruoli, evitando di giocare sulle ambiguità e su forme politicamente scorrette, per rilanciare l’unità stessa della famiglia, di cui la donna è straordinaria espressione. E’ necessario altresì che la legge sia penalmente inflessibile, che non faccia sconti, che dimostri quanto anche la legge stessa sia vicino alla donna, alla sua identità, al suo ruolo, al suo essere il punto di partenza della vita umana. Lottare per difendere e promuovere l’immagine della donna chiama in causa l’educazione,la cultura ha bisogno di educazione e di formazione, ha bisogno di una politica che abbia le idee chiare, che sappia intervenire con decisione, che sappia restituire alle donne quel ruolo fondamentale di cui sono straordinarie interpreti.
Perché il 25 novembre è la Giornata contro la violenza sulle donne
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