Forse ce ne accorgiamo quando non ci sono più, quando ne sentiamo la mancanza, quando ci manca la loro infinita generosità, il loro essere sempre pronti ad aiutare, a donare un sorriso, a dimostrarci la loro infinita bontà. I vecchi sono un tesoro straordinario, perché portano con sé le ricchezze e i dolori del mondo, sono i pionieri di territori inesplorati, di bellezze nascoste, i conservatori di virtù e di segreti che hanno popolato la terra nel corso dei secoli. Grazie a loro la vita ha trovato spazi aperti dove sorgere e risorgere, la saggezza ha continuato a sopravvivere, i giovani hanno incontrato il racconto e la poesia, gli adulti un mondo di risorse su cui appoggiare le loro inadeguatezze. Nelle antiche tribù l’anziano aveva un ruolo fondamentale, era il signore e il capo della tribù, l’uomo che incarnava la sapienza, la tradizione, la capacità di leggere il grande libro dell’esistenza, individuandone ogni volta bellezza e il dramma. La famiglia stessa ha vissuto appoggiandosi alla vecchiaia, sicura di incontrarne sempre la disponibilità. I vecchi sono il simbolo di come sia possibile superare indenni la fragilità della condizione umana, sono l’emblema di un mondo che ama la vita sempre, al punto di sostenerla, appoggiarla, condividerla e amarla. Il peggior nemico dei vecchi è la solitudine, l’indifferenza, l’incapacità di saper cogliere le opportunità che sono in grado di offrire. Per questo a volte sono tristi, si domandano perché non debbano stare a tavola con i giovani, perché non possano ascoltare e osservare e giocare e raccontare, perché il mondo si sia dimenticato di loro. Per questo si sentono traditi, sentono il peso di una vita che hanno amato e che continuano ad amare, nonostante tutto. Forse basterebbe riservare loro la possibilità di essere ancora dentro quella vita, pronti a sostenerla e ad appoggiarla con quella gioia che li fa essere insostituibili.
Claudio Baglioni – I Vecchi